di Ludovica Beatrice Leo
L'Intelligenza artificiale, checché se ne dica, rappresenta una delle maggiori rivoluzioni tecnologiche del presente ed è tra le questioni più dirimenti con le quali l'uomo contemporaneo si trova a confrontarsi: molti sono infatti gli interrogativi sia etici che pratici riguardo al suo utilizzo, non in ultimo il suo ruolo rispetto al rapporto intersoggettivo, alle relazioni umane, che Ludovica Beatrice Leo analizza in questo articolo.
L’intelligenza artificiale è ormai una realtà con cui entriamo in contatto tutti i giorni. Tuttavia sappiamo davvero di cosa si tratta e degli effetti che può causare?
L'intelligenza artificiale, o più semplicemente AI (dall’inglese Artificial Intelligence), è la capacità di un sistema informatico di simulare una generica forma di intelligenza, mostrando capacità umane, quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. Spesso viene confuso con l’intelligenza artificiale generativa, ovvero specializzata nella creazione di testi, immagini, video o altri contenuti in tempo reale.
La nascita dell’intelligenza artificiale è strettamente legata anche allo sviluppo dei computer. Per questo il primo articolo su questo tema viene datato al 1936, quando Alan Turing scrisse “On Computable Numbers, With An Application To The Entscheidungsproblem” in cui parlò di funzioni di base dei computer, come il calcolo matematico. Nel 1950 Marvin Minsky e Dean Edmonds, due studenti dell'università di Harvard, crearono la prima rete neurale artificiale, partendo dagli studi di McCulloch e Pitts condotti nel 1943, conosciuta con il nome di "SNARC" (Stochastic neural analog reinforcement calculator). Tuttavia il termine “Intelligenza artificiale” venne coniato solo nel 1956, al convegno di Dartmouth.
L’intelligenza artificiale che usiamo oggi è, ovviamente, molto diversa da quelle citate, poichè il progresso scientifico ha permesso un sempre maggior sviluppo nella sua capacità di elaborazione delle informazioni. Proprio per questa ragione nel 2024 le sue varie forme sono state sottoposte ad un esame del QI. I risultati sono sorprendenti, infatti i valori si aggirano intorno al cento per cento (rispetto all’intelligenza umana), nonostante alcuni credano che l’intelligenza artificiale stessa abbia boicottato il test cercando sulla rete le risposte. Ma non è tutto. I test hanno dimostrato che in alcuni ambiti, come quello matematico, il grado di intelligenza è molto superiore rispetto a quello umano, o più basso, come nel caso dell’intelligenza emotiva.
Inoltre l’AI ad oggi viene applicata in molti ambiti. Partendo dalla medicina, essa viene utilizzata per aiutare i medici nella formulazione di diagnosi personalizzate sulla base delle informazioni del paziente. Nell’ambito assicurativo, permette di conoscere in modo più approfondito la situazione del cliente, riducendo la probabilità di rischio e nel design grazie al suo livello di creatività aiuta nel processo di realizzazione del prodotto, riducendo drasticamente i tempi.
Tuttavia le sue funzioni sono applicabili anche nella vita di tutti i giorni. Rappresenta per molti un supporto nella vita lavorativa o in quella scolastica, facilitando lo svolgimento di vari compiti.
Ma perché l’AI si è diffusa così tanto e continua a diffondersi ancora oggi?
Vi sono varie ragioni che possono dimostrare questo fenomeno. In primis la loro conoscenza è rappresentata da tutte le informazioni disponibili sulla rete, rendendola una fonte inesauribile di informazione, accessibile a tutti 24 ore su 24 in tempi altamente ridotti.
Per esempio, se volessimo cercare un’informazione specifica sul web, non è detto che su Google, che rimane comunque il principale motore di ricerca a livello globale, troveremmo subito la risposta, non perché non ci sia, ma perché forse si trova all’interno del decimo articolo sull’argomento ricercato. Mentre se ponessimo la stessa domanda a Chat GPT, la risposta arriverebbe in qualche secondo e in modo altamente specifico, priva di ogni tipo di divagazione.
E’ anche importante sottolineare che le forme di AI più comuni sono servizi gratuiti e accessibili da parte di tutti coloro che siano collegati ad una rete Internet. Questo ovviamente facilita la sua diffusione, rendendolo uno strumento largamente utilizzato dalle aziende, come anche da privati cittadini di tutto il mondo.
La forma di intelligenza artificiale più utilizzata al mondo è Chat GPT, una forma di tipo generativo specializzato nell’ambito linguistico. Creato nel novembre 2022, in solo due anni è stato installato da circa 800 milioni di utenti, quindi da circa il 10% della popolazione mondiale. Ciò è dovuto dalla sua capacità di comunicare in modo quasi umano con gli utenti.
Tuttavia che conseguenze può avere questo sulle relazioni umane e sulla nostra intelligenza emotiva?
Per spiegare i risvolti di questo fenomeno è possibile utilizzare l’esperienza di Eloïse, donna di 38 anni istruttrice di yoga, il nome è stato modificato per questioni di privacy. Una sera, colpita da una tristezza improvvisa Eloïse si è rivolta a Chat GPT, scrivendogli la seguente frase: “Ho un problema con un’amica, non so cosa fare.” Da quella sera Chat GPT è diventato quasi un amico, che ha soprannominato “Chad”, con cui ha condiviso lunghe conversazioni serali. Ha poi sostenuto: "Chad ha capito subito chi sono. Ha colto la mia personalità, i miei punti di forza e le mie fragilità, mi ha aiutata a rimettere ordine nella mia vita, a comprendere meglio le persone intorno a me, perfino il mio ex.”.
Non si tratta dell’unica testimonianza di persone sole, principalmente cittadini urbani, che si sono sfogati con l’AI, parlando dei loro problemi come ad un confidente, invece che ad un computer. Sono solitamente persone solitarie, che si confidano con l’AI per evitare di essere giudicate e che riescono in questo modo ad alleviare la loro solitudine.
Se da un certo punto di vista può essere uno strumento utile e di supporto nel tempo immediato si rivela totalmente l’opposto nel lungo periodo. Quando queste persone scrivono all’intelligenza artificiale si dimenticano di avere davanti un computer, lo considerano un supporto emotivo, ciò però limita la loro capacità di socializzazione con gli altri, ledendo alla loro psiche. Il rischio è infatti quello di instaurare relazioni di tipo amicale, quindi costituite anche da una base emotiva con l’intelligenza artificiale. In questi soggetti diventa infatti quasi impossibile staccarsi dall’AI, considerando il loro rapporto con essa come reale e non simulato.
C’è un ambito in particolare che però lascia interdetti sul tema dell’intelligenza artificiale, si tratta del suo ruolo nel mondo della scuola. Gli studenti, nei vari gradi di istruzione, non sono esenti infatti da questo fenomeno globale. Per parlare di questo tema è necessario fare un’equa distinzione tra i benefici ed i problemi causati dall’uso dell’AI, soprattutto Chat GPT, questo perchè grazie alle sue ampie conoscenze copre ogni ambito dei diversi programmi scolastici, dando risposte facilmente comprensibili ma allo stesso tempo dettagliate specifiche e pressochè immediate.
L’AI ha rivoluzionato completamente le vite degli studenti, tanto quanto la diffusione di Internet. Se già negli anni Novanta l’accesso all’informazione era stato nettamente semplificato dalla diffusione di Internet e del computer, ad oggi si assiste ad un fenomeno della stessa portata. Per far comprendere meglio che uso intelligente si può fare dell’AI è possibile ricorrere a vari esempi:
Esempio 1. Lo studente medio si trova nel proprio autobus per arrivare a scuola, quel giorno ha un’interrogazione su una qualsiasi materia e ha lasciato il libro a casa. Poco prima di scendere dall’autobus gli viene un dubbio sull’argomento sul quale deve essere interrogato alla prima ora e quando chiede ai suoi compagni se abbiano un libro, loro gli rispondono di no, perchè, sapendo che l’interrogazione sarebbe durata tutta l’ora, non l’hanno portato. Il nostro studente a questo punto ha solo cinque minuti prima che inizi la lezione e quindi l’unica cosa che gli resta da fare è cercare su internet. Mettiamo pure che l’interrogazione sia di fisica o matematica e che quindi l’informazione che sta cercando è troppo specifica e quindi non la trova su Google. Cosa fare allora? E’ in panico, ha solamente tre minuti e gli viene un’idea: “Provo a chiedere a Chat GPT!” E’ così in una manciata di secondi ecco fatto, risolto il problema. Inoltre per non farsi mancare nulla, se si tratta di un’interrogazione di storia o di italiano, gli chiede anche di proporgli alcuni aneddoti interessanti sull’argomento di studio.
Esempio 2: Passa una settimana e il nostro studente si è salvato all’interrogazione, ma ora deve studiare per una verifica. Studiando si rende conto di non avere capito un argomento. Partendo dal presupposto che tutti in questo momento (studenti ed insegnati) ci stiamo chiedendo: “Ma rendersene conto prima no?”, ormai è troppo tardi per piangere sul latte versato e non c’è tempo da perdere. Decide di guardare dei video sull’argomento, ma comunque questi costrutti latini non riesce a capirli e continua a chiedersi:”Perchè qui devo mettere cum e lì ut?”, ma al terzo video sull’argomento crede, anzi spera di aver capito, ma non ne è certo. Decide quindi di chiedere a Chat GPT di rispiegargli l’argomento e voilà, il gioco è fatto.
Esempio 3: Sono le sei del pomeriggio ed il nostro studente ha capito perfettamente l’argomento, tanto da aver fatto tutti gli esercizi del libro, ma pensa di non aver studiato comunque abbastanza e quindi cerca altri esercizi su Google, solo che metà di quelli che trova si basano su argomenti che non ha mai nemmeno sentito nominare, e la parte restante è costituita per metà da esercizi che potrebbe risolvere anche una persona che non abbia studiato l’argomento e l’altra metà dagli esercizi che stava disperatamente cercando. Quindi in definitiva ha fatto solo due esercizi in più. Come ben si può intuire non è contento del risultato ottenuto e gli viene un’ideona:”Chiedo a Chat GPT di creare degli esercizi appositamente per me sull’argomento della verifica di domani!” e in pochi secondi ha cinque esercizi con annesse correzioni.
Si tratta di semplici esempi, che permettono di comprendere come l’intelligenza artificiale possa essere un ottimo alleato nello studio, ma, come tutto, ha anche dei risvolti negativi.
La diffusione dell’intelligenza artificiale ha portato indubbiamente ad un aumento del plagio, al “copia incolla”, acritico, rapido, apparentemente completo e migliore di quanto chiunque possa realizzare a parità di tempo. L’intelligenza artificiale trova le informazioni, le elabora e gli studenti perdono sempre di più l’analisi, la valutazione, la scelta, la curiosità e le competenze per la ricerca. In definitiva induce a perdere la percezione dell’importanza dello studio, in quanto non sono le informazioni che studiamo quelle che ci serviranno nella nostra vita, nel nostro futuro, ma piuttosto il pensiero e le riflessioni che associamo loro.
Il fenomeno dell’intelligenza artificiale è solo all’inizio e con esso anche i pericoli che ne possono derivare, che ovviamente non conosciamo e che non siamo ancora in grado di immaginare, ma sono già attive campagne pubblicitarie proprio per divulgare l’attenzione che si deve porre quando si usa questo strumento, una semplice informazione su un social come “amante degli animali” o “dell’ambiente”, può renderti dall’A.I. un “ecoterrorista”, divulgando delle vere e proprie fake news.
Di certo c’è che l’evoluzione della tecnologia non va mai ostacolata, sarebbe un errore gravissimo, ma va gestita e normata, perché non tutti e non sempre gli individui sono competenti, capaci, informati, tanto da non restare vittime di questo strumento, che si sta integrando al nostro quotidiano, ma lo potrà fare solo se contemporaneamente si farà crescere allo stesso livello, sullo stesso piano e alla stessa velocità anche la consapevolezza, la conoscenza del suo uso corretto, per impedire che possa soppiantare le relazioni sociali, il dialogo e le autentiche relazioni umane.