Ma ecco della pittura. Ecco della pittura!
Il pezzo, l'insieme, i volumi, i valori, la composizione, il fremito, c'è tutto!
Senti un po': è stupendo. Ma che cosa siamo noi? Chiudi gli occhi.
Aspetta. Non pensare a niente.
Aprili.
Non si percepisce un'unica grande ondulazione colorata, un'iridescenza? Colori, una ricchezza di colori! è questo che deve darti da prima il quadro: un calore armonioso, un abisso dove l'occhio sprofondi, una sorda germinazione, uno stato di Grazia colorato.
Tutti questi toni ti colano nel sangue, vero?
Ci si sente rinvigoriti, si nasce al mondo vero. Si diviene se stessi. Si diventa pittura.
Per amare un quadro bisogna prima averlo bevuto così, a lunghi sorsi. Perdere coscienza, scendere con il pittore alle radici oscure, avviluppate, delle cose. Risalire con i colori.
Sbocciare alla luce con i colori. Saper vedere, saper sentire.
Quello là sì che era felice e tutti quelli che lo comprendono può renderli felici.
Le cose, gli esseri, gli entravano nell'anima insieme al sole. Senza niente che glieli separi dalla luce. Senza disegno, senza astrazione tutto nei colori. Poi, un giorno, dalla sua anima riuscivano gli stessi esseri, ma non si sa perché rivestiti di una gloria dolce. Felicissimi. Come se avessero respirato una misteriosa musica
La stessa musica che si irradia, vedi, da questo gruppo al centro. Musica che le donne e i cani ascoltano, che gli uomini accarezzano con le loro mani forti. La pienezza nel pensiero del piacere e del piacere nella salute.
Senti un po', credo che sia Veronese. La pienezza dell'idea nei colori. E le copriva le sue tele con una vasta grisaglia. Così come facevano tutti in quest'epoca, ed era la sua prima presa di possesso. Come un pezzo della terra prima che il giorno, lo spirito, si alzi.
La base, le basi. Dicevano bene. Veronese preparava da un'immensa grisaglia l'idea scarnita, anatomica, scheletrica, del suo universo. La dolce struttura di cui aveva bisogno e che avrebbe rivestito di sfumature con i suoi colori, le sue velature, aspettando le ombre. Un grande mondo pallido, abbozzato, ancora nel Limbo. Mi sembra di vederlo tra il tessuto della tela e il calore prismatico del sole.
Si impasta subito oggi. Si attacca grossolanamente come un muratore e ci si crede molto forti, molto sinceri. Abbiamo perduto questa scienza delle preparazioni, questo vigore fluido che dà le base. Modellare. No modulare. Bisogna modulare. Oggi si ripassa, si gratta, si rigratta, si ispessisce. è un mortaio. O meglio, i più sommari contornano brutalmente i loro personaggi, gli oggetti, con un tratto grosso e schematico. Accalcati con tinte piatte, si riempie fino al bordo. è chiassoso come un manifesto dipinto con lo stampino.
Non vive niente. Mentre qui, vedi questo vestito? Questa donna? Questa creatura contro questa tovaglia? Dove inizia sul suo sorriso l'ombra, dove la luce accarezza, beve, impregna quest’ombra, non si riesce a capire. Tutti i toni si penetrano, tutti i volumi girano incastrandosi. C'è continuità. Non nego che a volte nella natura non ci siano di questi effetti bruschi d'ombra e di luce a strisce violente. Ma ciò non è interessante. Soprattutto se diventa un procedimento meccanico.
Il magnifico sta nel bagnare tutta una composizione infinita come questa, immensa, della stessa chiarezza attenuata e calda, e nel dare all'occhio l’impressione evidente che tutti questi petti respirino veramente, come voi e me, l'aria dorata che li inonda.
Io ne sono sicuro sono le basi. L’arma segreta delle basi, che tenendo tutto legato danno questa forza e leggerezza all'insieme. Bisognava cominciare neutro, dopo lui poteva darsi alla pazza gioia. Cristo Santo! L'eleganza perfetta. L'eleganza squisita, l'audacia di tutti i fiorami, delle stoffe che si rispondono, degli arabeschi che si intrecciano, dei gesti che si continuano. Potete dettagliare quanto volete, il resto del quadro vi seguirà sempre, sarà sempre lì presente. Sentirete il brusio intorno alla testa, intorno al pezzo che studieriete.
Non potete strappare niente all’insieme, non erano pittori di pezzi quelli là, come lo siamo noi.
Davanti a questo qualcosa nei moderni cede. Cosa? Che cosa dici? Vediamo, vediamo. Guarda, prendi là, a sinistra. parti da quella colonna: è di marmo, dio Santo!
E lentamente con gli occhi fa’ il giro della tavola. è bello, è vivo e nello stesso tempo è trasfigurato trionfante, miracoloso in un mondo altro. Eppure tutto è reale. Il miracolo c'è: l'acqua mutata in vino, il mondo mutato in pittura. Si nuota nella verità della pittura.
...E dire che io tempo fa lo avrei voluto bruciare, per mania di originalità, di invenzione.
Quando non si sa niente, credete che siano quelli che sanno a bloccarvi, mentre al contrario, se li si frequenta, invece di ingombrarvi, vi prendono per mano e, gentilmente, accanto a loro, vi fanno balbettare la vostra storiella.
Veronese le nozze di Cana - da Straub Huillet Una visita al Louvre