Montale e il fascismo secondo Sanguineti

Montale fu sempre il poeta da Corriere della sera. Da borghese onesto rifiutò il fascismo.

La borghesia italiana è segnata da un aristocraticismo pulito e non è necessariamente democratica.

Nel dopoguerra ci fu una certa delusione perché Montale non rispose alle istanze democratiche, è un fraintendimento! In Auto da fé Montale descrive il fascismo come la fine delle libertà borghesi: non si va più in villeggiatura, non si beve vino, non si leggono libri. L’Antifascismo per montaliano è la sua villa a Monterosso, è una buona lettura, buone conversazioni. Una torre d’avorio. Il lavoro al gabinetto Viesseux a Firenze sarebbe stato l’ideale, ma perse l’impiego perché non si tesserò mai al PNF.

Il passaggio alla democrazia non migliora le cose per l'intellettuale: Montale lamenta un tipo di umanità e umanesimo scomparsi. Montale è elegiaco perché rimpiange l'immagine perduta dell'intellettuale dell'aristocrazia borghese liberale: Croce, Praz (il noto anglicista), Longhi (fondatore della storia dell’arte in Italia) etc