La prima volta che ho visto un film di Otar Iosselliani ero del tutto impreparato, ed è stato magnifico. Ogni suo lavoro è dotato di una leggerezza di un altro mondo e al tempo stesso di una complessità che lascia a bocca aperta. Ci sono infinite chiavi di lettura per film di Iosselliani.
Il film si presenta con un approccio rassicurante: vuoi per le inquadrature rilassanti, vuoi per i personaggi che si muovono con calma sulla schermo oppure per i dialoghi rarefatti che lasciano spazio ai suoni più semplici.
Eppure in ciascun film si aggrovigliano cento piccoli avvenimenti in un intreccio irriassumibile, la sceneggiatura e la regìa si distinguono per virtuosismo stupefacente. L'occhio del regista segue un'umanità ripresa nella sua vitalità più sincera e la mette in scena in tutto il variopinto spettro delle sue possibilità (che solo Carpaccio e pochi altri hanno tentato con successo di rappresentare). E' un occhio calmo e indulgente, che non osserva il mondo da nessun punto di vista privilegiato. Questo regista georgiano ritrova tutta la grazia di una via del cinema abbandonata, anche se mai dimenticata. È come una possibilità di cinema che non è stata realizzata pienamente. Quella che ha sfiorato Jacques Tati o Jean Vigo. L’evoluzione ha seguito altre vie.
Anche se i lavori di Iosselliani a un primo momento possono dare l'idea di assistere a un film muto (o a M Hulot), più che film ricordano proprio frasi musicali, una fuga, nella quale i motivi si susseguono, si moltiplicano e si sovrappongono, si dimenticano, si ritrovano ordinati da un'armonica di una levità deliziosa. Immaginare Iosselliani come un compositore è un buon approccio, un compositore che non sfrutta solamente i suoni (non solo ma anche il repertorio classico ampliato con i suoni della città, i suoni della vita), ma accoglie nella sua sconfinata orchestra cose e persone, che la sua regia trasforma in ulteriori strumenti musicali. In ogni film ci saranno almeno cinquanta personaggi e una sbalorditiva pletora di oggetti, volentieri presentati attraverso le loro voci. Vanno dagli utensili quotidiani agli oggetti più sofisticati, rari e ricercati, piccoli e grandi capolavori della cultura europea e non solo, mai scontati. Gli avvenimenti, ancor in maggior numero, non s'impongono sulla scena: si sviluppano mossi da una casualità imprevedibile e dalle necessità della natura umana, giungendo a comporre attraverso innumerevoli osservazioni e punti di vista la realtà degli uomini.
I motivi dominanti, attorno ai quali ruotano gli innumerevoli altri, sono il denaro e l'amore, cioè l'irriducibile nucleo narrativo della commedia, cosa che rende Iosselliani l'esponente di maggior rilievo della commedia al cinema: una commedia che non è teatro ripreso, ma che traduce le proprie linee strutturali con coerenza nella nuova arte. Iosselliani è un instancabile fantasticatore, inesauribile inventore di storie, scene, quadri, sketch, personaggi. Se fossimo davanti a un esercizio di stile si griderebbe al miracolo, ma c'è di più: poiché la visione di Iosselliani, costantemente guidata da una bonomìa seducente, è sempre orientata a un'osservazione umile, umanissima dei personaggi. Si sarebbe tentati di ridurre tutto alla gioia di vivere, a un'affettuosa indulgenza per i suoi ladruncoli, i suoi emarginati, che sono comunque figli di questo mondo. Invece abbiamo ancora spazio per un'ultima sorpresa. Iosselliani osserva e registra il nostro tempo con serenità e con occhio divertito, eppure non manca di constatare con compostezza che ogni avvenimento e ogni impresa degli uomini è destinata a finire. Sotto la superficiale leggerezza dello stile traspare in continuità un'amarezza che trasforma il gioco lezioso in una disincantata osservazione morale. Spesso la storia ruota attorno al motivo conduttore di un oggetto (i piatti di porcellana dipinta nei favoriti della luna, la villa in caccia alle farfalle, il castello in Chant d'Hiver etc.) in cui è facile scorgere una sineddoche per tutta l'Arte: vediamo passare l'oggetto di mano in mano ai personaggi, i cui avvenimenti sono dall'oggetto determinati, a volte lungo secoli, proprio come dipendiamo dall'illusione della creazione artistica. Ma nel corso del film l'oggetto subisce trasformazioni, deterioramenti o distruzione, come a dire con disincanto che i grandi risultati raggiunti dall'uomo non reggono allo scorrere del tempo, almeno non nell'interpretazione che gli diamo. Compreso anche il film che abbiamo appena visto.
Di volta in volta possiamo ritenere i film di Otar Iosselliani come film realisti, oppure film sull'effimero, sono film che da queste contraddizioni trovano la propria grazia e la propria giustificazione, sono film umanisti, infusi del segreto della libertà, della fantasia, dell'imprevedibilità. Della vita nel suo scorrere. Del Cinema.