Proust e Apocalypse Now

Gli parlai della bellezza degli aerei che salivano nella notte. «E ancora di più, forse, di quelli che scendono, mi disse. Ammetto che è molto bello quando salgono, quando stanno per fare costellazione, e obbediscono in questo a leggi non meno precise di quelle che reggono le costellazioni, giacché quello che ti sembra uno spettacolo è il convergere delle squadriglie, i comandi che ricevono, la loro partenza in caccia, ecc. Ma non ti piace ancora di più il momento in cui, definitivamente assimilati alle stelle, se ne distaccano per andare in caccia o per rientrare dopo il cessato allarme, il momento in cui fanno apocalisse e nemmeno le stelle stanno più al loro posto? E le sirene, abbastanza wagneriane, no? – il che, del resto, era assolutamente naturale per salutare l’arrivo dei tedeschi, faceva molto inno nazionale, con il Kronprinz e le principesse nel palco imperiale, Wacht am Rhein; c’era da chiedersi se ad andar su erano degli aviatori o non piuttosto delle Valchirie.» Sembrava compiacersi di questa equiparazione fra aviatori e Valchirie, che spiegò, d’altronde, con ragioni puramente musicali: «Diamine, la musica delle sirene faceva talmente Cavalcata! Decisamente, dovevano arrivare i tedeschi per poter sentire un po’ di Wagner a Parigi».

da Il tempo ritrovato