« Ariane, ma sœur, de quelle amour blessée Vous mourûtes
aux bords où vous fûtes laissée ! »
"Françoise de Breyves quella sera esitò a lungo se andare alla festa della principessa Elisabetta di A..., all'Opera o alla commedia di Les Livray. Presso la casa degli amici dove aveva cenato, si erano alzati da tavola da più di un'ora. Bisognava prendere una decisione. La sua amica Geneviève, che sarebbe tornata con lei, attendeva con ansia la festa di Mme di A ..., mentre, senza sapere bene perché, Madame de Breyves avrebbe preferito fare una delle altre due cose, oppure anche una terza: andare a letto. Fu annunciato l’arrivo della sua vettura. Non aveva ancora deciso.
- Davvero, disse Geneviève, non sei gentile, perché canterà Rezké e penso sarà divertente. Mi sembra che possa avere conseguenze gravi per te che frequenti la casa di Elisabeth. Per prima cosa, devo ricordarti che non sei stata a nessuna delle sue grandi serate quest'anno. Legata a lei come sei, non è molto carino. » Françoise, dalla morte del marito, che l'aveva lasciata vedova all'età di ventiquattro anni, non aveva fatto più nulla senza Geneviève e amava acccontentarla. Non resistette oltre alla sua preghiera e, dopo aver salutato i padroni di casa e gli ospiti, dispiaciuti di aver goduto così poco di una delle donne più ricercate di Parigi, disse al cameriere: - Ci porti dalla principessa di A …
La serata della principessa fu molto noiosa. Ad un certo punto Madame de Breyves chiese a Geneviève: - Chi è quel giovane che ti ha accompagnata al buffet? - È il signor de Laléande che non conosco affatto. Vuoi che te lo presenti? Lui me l’ha chiesto. Ho risposto vagamente, perché è insignificante e noioso, e siccome ti trova molto carina non ti lascerebbe più andare.
- Oh allora no! disse Françoise, è anche bruttino e volgare, nonostante abbia degli occhi piuttosto belli. - Hai ragione - disse Geneviève - E poi lo si incontra spesso, potrebbe metterti in imbarazzo se lo conoscessi. Ha aggiunto scherzosamente: - Se vuoi diventare sua intima però, stai perdendo una grande opportunità. - Sì, un'ottima opportunità, disse Francoise, - e stava già pensando a qualcos'altro.
- Dopo tutto - disse Geneviève, senza dubbio presa dal rimorso per essere stata una mediatrice così poco efficiente e per aver privato gratuitamente il giovane di un favore - questa è una delle ultime serate della stagione, non avrebbe nessuna conseguenza e potrebbe essere molto carino. - Beh, se torna da questa parte...
Non tornò. Rimase dall'altra parte del salotto, di fronte a loro. "Dobbiamo andare", disse Geneviève. - Solo un momento, disse Françoise. E per capriccio, e soprattutto per civetteria verso questo giovane che doveva trovarla davvero molto carina, iniziò a guardarlo, poi distolse lo sguardo e dopo si fissò nuovamente su di lui. Guardandolo, cercava di essere seducente, non sapeva perché, per niente, per il piacere, il piacere della carità, e un po' dell'orgoglio, e anche dell’inutile, il piacere di chi scrive un nome su un albero per un passante che non rivedrà mai, come quelli che gettano una bottiglia in mare. Il tempo passava, era già tardi; Il signor de Laléande si diresse verso la porta, che rimase aperta dopo che se ne fu andato, e la signora de Breyves lo vide in fondo al corridoio con il suo numero nel guardaroba.
- È ora di andare, hai ragione, disse a Geneviève. Si alzarono. Ma l’occasione fortuita di una parola che un'amica di Geneviève aveva da dirle lasciò Françoise da sola nel guardaroba. In quel momento c'era solo il signor de Laléande che non riusciva a trovare il suo bastone. Françoise si divertì un'ultima volta a fissarlo. Lui le passò accanto, sfiorò leggermente il gomito di Françoise con il suo e, con gli occhi lucidi, disse, proprio mentre era contro di lei, con l'aria di cercarla ancora: - Vieni a casa mia, 5, rue Royale.
Tanto non aveva previsto quell’invito che, ora che il signor de Laléande aveva ripreso a cercare il suo bastone con così grande attenzione, in seguito non riuscì mai a capire se fosse stata o meno solo un'allucinazione. Più di tutto provava molta paura. In quel momento il principe di A... passando di lì la chiamò, voleva chiedere un appuntamento per una passeggiata l'indomani, accennò alla volubilità. Durante questa conversazione il signor de Laléande era uscito. Geneviève arrivò dopo un momento e le due donne se ne andarono. La signora de Breyves non disse nulla; era scioccata e anche lusingata, ma in fondo piuttosto indifferente.
Dopo due giorni, avendoci ripensato per caso, iniziò a dubitare della realtà delle parole di M. de Laléande. Benché cercasse di ricordarle con precisione, non ci riusciva, le sembrava di sentirle come in un sogno e pensava che il movimento del gomito fosse stata un’indelicatezza dovuta al caso. Poi non le tornò più a mente in modo involontario di M. de Laléande e qualora per caso sentisse pronunciare il suo nome, si ricordava subito del suo viso eppure aveva dimenticato del tutto l’allucinazione nel guardaroba. Lo rivide all'ultima festa che fu data quell'anno (giugno stava ormai finendo), non osava chiedere di essergli presentata, ciononostante, sebbene lo trovasse quasi brutto e non sospettasse affatto che fosse intelligente, le sarebbe piaciuto conoscerlo. Si avvicinò a Geneviève e disse: - Presentami ugualmente a M. de Laléande. Non mi piace essere scortese. Ma non dire che te lo sto chiedendo. Mi coinvolgerebbe troppo. - Più tardi, se lo vediamo, al momento non è qui. - Bene, trovalo. - Forse se n'è andato. - No, disse molto velocemente Françoise, non può essere andato, è troppo presto. Oh! È già mezzanotte. Dai, mia piccola Geneviève, non è così difficile. L'altra notte eri tu a volerlo. Per favore, è importante. Geneviève la guardò un po' sorpresa e andò in cerca del signor de Laléande; era uscito. - Vedi che avevo ragione, disse Geneviève, tornando a Françoise. - Sono stanchissima, disse Françoise, ho mal di testa, per favore, andiamocene via subito.
Françoise non perdeva mai una serata all'Opera, accettava con vaga speranza tutte le cene a cui era ancora invitata. Passarono due settimane senza più rivedere il signor de Laléande e si svegliava spesso di notte pensando a come riuscire a incontrarlo. Mentre continuava a ripetersi che era noioso e brutto, si preoccupava di lui più di tutti gli uomini spiritosi e affascinanti. Quando la stagione fosse finita, non ci sarebbe stata alcuna occasione di rivederlo, era determinata a creare l’occasione giusta e si era messa all'opera. Una sera disse a Geneviève: - Non mi hai detto che conoscevi un signor de Laléande? - Jacques de Laléande? Sì e no, mi è stato presentato, ma non mi ha mai lasciato un biglietto da visita, non ho alcun rapporto con lui. - Te lo dirò, ho un interesse piccolo, anche abbastanza grande in verità, per cose che non mi dovrebbero riguardare e di cui probabilmente non mi sarà permesso parlarti per almeno un mesetto ancora (a quel punto avrebbe potuto concordare con Laléande una bugia che permettesse a loro di non essere scoperti, e il fantasticare di un segreto di cui solo loro sarebbero stati a conoscenza le appariva dolce), di incontrarlo e di trovarmi con lui. Per favore, cerca di trovarmi un modo per incontrarlo perché la stagione è finita, non ci sarà più nessuna occasione e non potrò più farmelo presentare. Le strette pratiche di amicizia, così purificanti quando sono sincere, proteggevano Geneviève e Françoise dalle stupide curiosità che sono il famigerato piacere della maggior parte delle persone al mondo. Quindi con tutto il cuore, senza aver avuto né l'intenzione né il desiderio per un solo momento, neppure l'idea di fare domande all'amica, Geneviève ci provava, arrabbiandosi solo per non esser riuscita a trovare l'occasione. - È un peccato che Mme di A ... se ne sia andata. C'è il signor de Grumello, ma in fondo non aiuta, cosa dirgli? Oh! Ho un'idea. M. de Laléande suona il violoncello, piuttosto male in verità, ma non importa. Il signor de Grumello lo ammira, e poi è così stupido e sarà così felice di accontentarti. Solo una cosa: tu l'hai sempre tenuto fuori dal giro e so che non ti piace lasciare andare le persone dopo averle usate, non vorrai forse concedergli i tuoi inviti l'anno prossimo? Ma già Françoise, piena di gioia, esclamava: - Ma non mi interessa, inviterò tutti i rastaquouères di Parigi se necessario. Oh! fallo presto, mia piccola Geneviève, quanto sei gentile! E Geneviève scrisse: “Signore, sapete come cerco ogni occasione per compiacere la mia amica, Madame de Breyves, che voi avete senza dubbio già incontrato. Ha espresso davanti a me, in più occasioni, mentre parlavamo di violoncello, il rammarico di non aver mai sentito M. de Laléande, che è un vostro così caro amico. Vi piacerebbe invitarlo a suonare per lei e per me? Ora che siamo così liberi, non vi recherebbe fastidio più di tanto e sarebbe una cosa perfetta. Vi mando tutti i miei migliori saluti, “ALÉRIOUVRE BUIVRES.
"Porta subito questo messaggio al signor de Grumello", disse Francoise a un domestico; non aspettare la risposta, ma fattela consegnare subito. "Il giorno dopo, Geneviève inviò a Mme de Breyves la seguente risposta di M. de Grumello:" Madame, sarei stato onorato più di quanto si possa immaginare nel soddisfare il vostro desiderio e quello di Mme de Breyves, che conosco un poco e per la quale provo la più rispettosa e viva simpatia. Pertanto sono disperato che una sfortunata coincidenza abbia fatto partire il signor de Laléande solo due giorni fa per Biarritz dove sta andando, ahimè!, a trascorrere diversi mesi. "Degnatevi di accettare, signora, ecc." GRUMELLO.
Françoise si precipitò impallidita alla sua porta per chiuderla, appena in tempo. I singhiozzi le stavano già scoppiando sulle labbra, le lacrime scorrevano. Fino ad allora si era distratta fantasticando i romanzi in cui l’avrebbe incontrato e conosciuto, certa di realizzarli in qualsiasi momento avesse voluto, aveva vissuto di questo desiderio e di questa speranza senza rendersene conto, forse. Ma attraverso mille radici impercettibili che si erano immerse in tutti i suoi momenti più inconsci di felicità o malinconia, lasciandovi fluire una nuova linfa, senza che lei sapesse da dove provenisse, questo desiderio si era impiantato in lei. Da lì le è stato strappato e gettato nell'impossibile. Si sente lacerata, di un dolore orribile per lo sradicamento improvviso, e attraverso le bugie d'improvviso cancellate dalla sua speranza, nella profondità del suo dolore, vive la realtà del suo amore.