I supplenti di Joyce


… e la notizia del concorso per l’ennesima volta rimandato ben presto s’innalzò nell’aria e sul terreno corse, il capo ficcato in mezzo tra le nubi: il vento della serrata bracciaconserte già gonfiava i petti precari dei giovani docenti.

Il nostro degno conoscente, Riccardo Prof. Montesi, apparve allora sulla porta mentre i supplenti terminavano il loro apologo. Piacque al Prof Montesi di dare la sua approvazione alla cosa tanto più in quanto ciò collimava con un progetto da lui formulato per la cura dello stesso male di cui prima erasi tenuto discorso. Per cui egli porse in giro alla brigata una serie di cartoncini che aveva fatto stampare quel giorno dalla fotocopisteria all’angolo che portavano una leggenda impressa in bel corsivo: Riccardo Prof. Montesi. Fertilizzatore e Incubatore. Il suo progetto, com’egli seguì spiegando, era di ritrarsi dalla cerchia di vani piaceri, quali formano la precipua occupazione di ogni Universitario Scannapapere, non più in corso, e dedicarsi al più alto compito per cui il nostro organismo corporale sia stato conformato. Orbene, sentiamo dunque, mio buon amico, disse il dottor Faustinelli. Già non io nutro dubbi che non sappia di vagheggiar femmine. Suvvia, sedetevi, ambedue. Star seduti costa quanto star ritti. il Prof. Montesi volle gradire l’invito e, diffondendosi sul suo disegno, disse ai suoi ascoltatori d’esser entrato in questo pensiero per aver considerato le cause della vacanza di incarichi, vuoi le inibitorie, vuoi le proibitorie, sia che l’inibizione a sua volta fosse dovuta a dissapori politici ovvero a parsimonia di bilancio, come pure sia che la proibizione procedesse da difetti strutturali o da proclività acquisite. Profondamente lo addolorava, disse, il vedere la cathedra professoria defraudata dei suoi più cari genî: e altresì il riflettere a tante gradevoli strutture scolastiche sfornite, preda designata delle più turpi piattole, che nascondono la face della loro laurea sotto il moggio del chiostro dell’Università di Topolino e prendono il fiore della supplenze; altrimenti le scuole ben potrebbero moltiplicare gli aditi alle ChiamateDirette©, non sacrificando l’inestimabile gioiello dei loro pretendenti titolati, quando cento pitocchi terzifascisti offrono le loro prebende; questo, li assicurò, era ciò che gli faceva lacrimare il cuore. Onde correggere questo inconveniente, dopo essersi consultato con alcuni consiglieri di vaglia e avere indagato la questione, che egli concludeva dover essere legata alla soppressione di latente calore di non poche colleghe, erasi risolto di proporre di stabilire commercio e di offrire i suoi debiti servigi di uomo franco per la fecondazione fraudolenta di ogni femmina docente di qualsivoglia ordine o grado che a lui fosse a portata col desiderio di adempiere la funzione del suo naturale, per impegni accademici tanto rimandato da vedersi oramai sgualcire il più bel fiore dell’età fertile. Il denaro non era l’oggetto dell’intrapresa, egli disse, né egli avrebbe accettato moneta per le sue fatiche. L’infima maestrina di provincia non meno della facoltosa professoressa coguara di città, le complessioni mitigate di ogni navigata professionista e gli scostanti temperamenti capricciosi delle giovani reclute, indipendentemente da altri fattori che non siano quelli votati alla loro causa, avrebbero trovato in lui il loro uomo. Capo a tre mesi l’intero corpo docente femminile, il quale è parte costituente preponderante per più dei quattro quinti del totale, sarebbe entrato in congedo maternale, a seguire ogni supplentina che fosse interceduta, con la certezza di mantener scoperte le ambite cattedre, tra maternità anticipata, maternità obbligatoria, maternità facoltativa e part-time allattamento, almeno per l’intero periodo di validità di uno PTOF.

Il non celato obiettivo era di provocare il collasso delle supplenze di tutte le scuole della Repubblica e spalancare i portoni del reclutamento coscritto.

Frattanto il suo progetto era stato assai favorevolmente accolto dall’uditorio e si eran avuti i più vivi suffragi di tutti, ai pochi che si domandavano se non fosse il caso di far rientrare nel progetto anche il personale ATA rispondendo che sì ma solo in caso di concordata elevata qualità estetica o skillata nella tecnica, per quanto il latinista dott. Faustinelli di Ono S. Pietro eccepisse, chiedendo con aria pedantesca se egli non avesse anche in animo di portar vasi a Samo o ghiaccioli agli esquimesi. Prof Montesi comunque rese omaggio ai dotti della compagnia con una felice citazione dai classici, la quale, come la serbava la sua memoria, parvegli solido e gustoso sostegno al suo argomentare: Talis ac tanta depravatio hujus seculi, O quirites, ut matresfamiliarum nostrae lascivas cujuslibet semiviri maurici titillationes testibus ponderosis atque excelsis erectionibus magistrorum Italicorum magnopere anteponunt:24 mentre per quelli di più grossa pasta egli ribadì il suo argomento con analogie tratte dal regno animale più acconce al loro palato, il cervo e la cerbiatta nella radura del bosco, l’anatra maschio e la femmina nel cortile.