cioè la legge di nostro Signore Gesù Cristo Kyrie eleison
Mona (già nomen omen) se ne infischia di tutto, resta indifferente a tutto ciò che le accade, sia pure se implica crepare. Non ne sappiamo niente e non ne sapremo di più nemmeno dopo le due ore di film tra indagini della polizia e le interviste di chi ha passato qualche ora con la ragazza, in genere umiliandola o stuprandola.
L'ex sessantottino, che è finito a zappare la terra con le mani come si merita grazie alle sue maledette idee del cazzo, le dice: "Tu non sei un'emarginata, tu sei fuori, non esisti", e più tardi all'intervistatrice: "È senza progetti, senza desideri, senza ambizioni. È inutile, è un essere inutile". Stupida inutile cretina, Dio ti stramaledica, pagana!
Ma non è questa la verità di Mona.
In effetti la domanda che lo spettatore non cessa di porsi è proprio: 'perché?' Perché sta Mona vagabonda senza meta? Cosa vuole? Da cosa fugge?
La Mona, che brucino tra le fiamme dell'inferno, è la quintessenza di tutti quelli che hanno preso a rompere i coglioni con la contestazione alle brave persone per bene. Il rifiuto dei Mona del mondo è il rifiuto del sociale, ma non il rifiuto del sociale proprio di un santo monaco orientale nella preghiera, nella mortificazione e nell'attesa dell'ascesi, ma il rifiuto inteso come rifiuti che siete: merde schifose destinate a concimare orti.
Sant'Agnès La Farda ha voluto stimolare con questo film una riflessione sull'idea di libertà: eccola la vostra libertà del cazzo, senza limiti e senza padroni. Vietato vietare! Amore Libero! Questa libertà è la morte! Possiate crepate subito, fornicatori maledetti!
Come disse il presidente della Mostra del Cinema di Venezia al momento della consegna del Leone d'oro al film: "Con l'opera della Varda la Nouvelle vague è proprio finita".
Grazie.