Alcune domande nascono spontanee, altre sono frutto dei momenti di tensione. Ma se dobbiamo procedere insieme, dobbiamo sapere dove siamo diretti e che strada faremo.Ecco qualche domanda frequente:Ecco le risposte del prof.:
Perché lavoriamo in gruppo?
Per molte ragioni: innanzitutto perché la materia ce lo permette; perché 7 ore ad ascoltare per molti di voi sono troppe.
Il vero motivo però è cercare di sfruttare la comunicazione tra pari: sarai motivato a capire per poter spiegare al compagno, ascolterai un punto di vista leggermente differente dal tuo, potrai chiedere senza soggezione ai tuoi compagni.
Il linguaggio usato sarà magari meno preciso del mio, ma probabilmente lo capirai meglio. Il linguaggio è un nodo fondamentale nell'insegnamento della fisica, e spesso succede che gli studenti si fermino prima ancora di iniziare a descrivere i fenomeni, solo perché il linguaggio è incomprensibile.
Poi, il gruppo sano ti esorta a dare il tuo contributo, non sopporta che tu faccia il parassita ma ti aiuta se rimani indietro.
Per chi vuole approfondire, qui c'è una spiegazione (in inglese) del metodo che stiamo seguendo.
Perché non spiega mai?
Capiterà prima o poi. Ma mi sforzo di limitare questa modalità al minimo possibile, sempre che voi non chiediate altrimenti.
In ogni attività che vi propongo c'è qualche novità non banale. Quello che mi aspetto, e che di solito avviene, è che una volta notato un problema, il gruppo mi chieda spiegazioni. Ma a quel punto, siete motivati ad ascoltare, avete già capito il problema e dobbiamo solo trovare insieme la soluzione. La volta successiva cerco di rafforzare le conquiste fatte riproponendo gli aspetti più significativi, magari cambiando leggermente ottica.
La stessa cosa nei test: se penso che il gruppo abbia già discusso a sufficienza una domanda, suggerisco tranquillamente la risposta. La ragione è che quando siete motivati (in questo caso dal voto) l'apprendimento è molto più facile. La mia spiegazione è molto più incisiva di quando mi metto alla lavagna a parlare dei massimi sistemi.
Perché i voti sono così alti?
Preferisco usare i voti come incentivo che come ricatto: Se penso che la cosa sia utile a motivarvi, che lavoriate meglio senza l'incubo della sufficienza, a me fa solo piacere essere largo di voti.
Purtroppo la cosa non funziona sempre: in una delle quattro classi ho dovuto cambiare metodo. Nel loro caso, sembra sia più efficace tenerli sulle spine.
I criteri con cui mi muovo sono quasi sempre indirizzati ad ottenere il massimo rendimento da voi.
Utilizzo il voto come molla motivazionale, rinunciando in larga parte ad ottenere valutazioni individuali precise.
I voti corrispondono ai criteri decisi dal consiglio di classe?
Io sostengo di sì, almeno formalmente. Gli studenti si accontentino di questa risposta; i colleghi docenti possono trovare qui una discussione più dettagliata.
Perché anche chi non lavora prende il voto?
Spero che chi non lavora oggi lavori domani, e che gli altri componenti del gruppo si facciano sentire.
Io comunque mi accorgo di chi lavora, e se i limiti vengono superati, intervengo.
E' un metodo "ingiusto", perché non punisce i parassiti. Ma quello che vi resterà, quando avrete finito la scuola, non sarà il voto che avete avuto in pagella, ma le cose che avete capito e imparato.
Capisco che il voto per voi sia importante, ma non deve diventare un'ossessione.
I voti che prendiamo alle relazioni, sono gli stessi che finiranno in pagella?
Consiglio di classe permettendo, sì. Trovate i voti alla pagina studente del mese (è necessario avere un account Google per visualizzarli).
A che serve scrivere le relazioni?
Ad aiutarvi ad assimilare il linguaggio.
Si può dire che il lavoro di un fisico sia quello di tradurre i fenomeni reali in un linguaggio matematico.
Se devi comunicare quello che fai durante il vostro esperimento, dovrai parlare in modo preciso, e capirai perché i fisici si sono dovuti inventare un linguaggio matematico per descrivere il mondo.
A che servono i test di gruppo?
Un primo obiettivo è quello di verificare che le nozioni siano state acquisite. Se c'è qualcosa che non hai capito o memorizzato, i tuoi compagni ti aiuteranno.
Il secondo obiettivo riguarda il linguaggio. Ho bisogno di verificare che il linguaggio sia usato correttamente, perché se c'è un problema di linguaggio, finiremo certamente per non capirci.
Il terzo obiettivo è valutare l'efficacia del corso, in qualche senso, sono in discussione più io che voi.
Il quarto motivo è approfondire. E' difficile, per voi che fate un esperimento, riuscire a capire al volo il significato di tutte le azioni svolte. Serve un momento di riflessione e approfondimento, in cui concentrarci non sulle azioni da svolgere ma sul perché le facciamo. I test contengono anche spunti di discussione e di approfondimento.
Perché nei test di valutazione ci sono argomenti mai toccati prima?
In teoria dell'apprendimento esiste un concetto chiamato "zona di sviluppo prossimale". Si tratta di quei problemi appena al di la delle vostre attuali capacità, ma comunque abbastanza semplici da esservi comprensibili e, con qualche aiutino, risolvibili.
Chi insegna, oltre a rafforzare e consolidare i concetti già appresi, deve sforzarsi di lavorare in questa zona.
Se io chiedessi solo cose che sei obbligato a sapere, avresti tutto da perdere e niente da guadagnare. Il compito in classe diventerebbe una croce. Molti di voi avrebbero un disagio, che non è la spinta motivazionale che cerco.
Lasciando un paio di domande cui forse non sapresti rispondere senza il mio aiuto, hai la possibilità di cimentarti su un problema nuovo, e potrai andare orgoglioso di tutto quello che riuscirai a fare.
Io da parte mia sono lì per aiutarvi, e compenserò generosamente i vostri sforzi al momento di dare il voto.
Perché facciamo attività così ripetitive?
Repetita iuvant, dicevano i latini. Alcune buone abitudini si prendono solo con molta pratica.
Mi piacerebbe pensare che fate tesoro di ogni cosa che vi dico o che vi faccio fare ma, realisticamente, non può essere così. Mi sforzo però di seguire un filo tra un esperimento e l'altro, e con calma spero di farvi arrivare al nesso.
Se però la cosa diventa noiosa, avvertitemi!
A cosa ci portano i nostri semplici esperimenti?
Per voi ho scelto un approccio completamente sperimentale, per limitare il rischio di una mancata contestualizzazione e sperando che sia più piacevole per voi.
In fisica come in matematica succede spesso che il professore riesca ad insegnare le ricette senza che gli studenti capiscano a fondo il significato di quello che stanno facendo. La matematica è un linguaggio, e serve soltanto se come linguaggio viene usata nel quotidiano.
Partendo dall'esperimento, la strada è molto lunga, ma non c'è il rischio che tu perda di vista l'argomento di cui parliamo. Magari le prime volte il tuo linguaggio sarà approssimativo, ma se l'esigenza di usarlo nasce da te, lo capirai molto meglio.
La teoria è che la comprensione inizi dalla percezione. Toccare con mano, partire da i problemi pratici, porsi il problema di capire e comunicare, sono le tappe che seguiremo.
Perché non abbiamo un libro di testo?
Perché non conosco un libro di testo che non utilizzi il linguaggio algebrico-analitico, una matematica di cui non siete ancora padroni.
La scelta che ho fatto è quella di utilizzare un linguaggio alternativo, quello grafico dei diagrammi cartesiani. Mi aiuterò anche con programmi al computer, in particolare GeoGebra, che è nato proprio per fare da ponte tra questi due linguaggi e che vi sarà utilissimo anche per matematica.
Perché niente compiti a casa?
Il vostro compito a casa è quello di contribuire a questo sito.
Perché questo sito?
Per voi soprattutto, poi per me e per tutti quelli (non sono pochi) che si interessano di innovare la didattica, proponendo e ascoltando.
Perché il sito è degli studenti e non del professore?
Perché voglio che vi sentiate parte di un progetto. Insieme stiamo costruendo qualcosa. Io ho moltissimo da imparare da voi, e voi imparerete meglio se metterete a fuoco i vostri bisogni e i vostri interessi.
Perché chiede spesso consigli sul da farsi?
Di nuovo: perché voglio che vi sentiate parte di un progetto. Abbiamo una scelta ampissima su cosa fare e come farlo. Tutte scelte di qualità che possono arricchirvi molto e magari appassionarvi. Insieme stiamo costruendo qualcosa.
Qual'è il programma?
Poche nozioni e concetti approfonditi.
Io l'anno scorso ero allo scientifico. Perché non facevamo le stesse cose?
Nella scelta tra nozioni e concetti, allo scientifico si opta spesso per le prime.
E' una scelta legittima quella di voler dare una rassegna di tutta la fisica, ma non è quella che ho fatto io.
Ho preferito puntare sul metodo e sulla qualità di pochi argomenti molto significativi, seguendo tutto il percorso dall'esperimento al modello alla teoria.
Sono anni che i programmi ministeriali chiedono una attenzione maggiore al metodo, ma di fatto le case editoriali tendono a produrre libri omnicomprensivi perché hanno più mercato.
Ma se si vuole essere troppo enciclopedici, bisogna risparmiare tempo, e così la maggior parte dei testi preferisce partire dalla teoria per poi verificarla piuttosto che seguire il cammino naturale.
Non è un programma troppo limitato?
Limitato nelle nozioni sì, ma molto ambizioso per quello che riguarda la parte concettuale.
Non è che pretende troppo?
Forse sì, ma per ora i risultati sono buoni.