Le odierne fotocamere mirrorless full-frame, consentono di riutilizzare ottiche del secolo scorso nel formato 35mm reflex e telemetro, sembra un utilizzo bizzarro ma può portare nuove piacevoli sorprese. Fin quando il progetto ottico era unicamente dovuto all'estro umano, gli obiettivi avevano una paternità, un carattere personale ed un nome proprio, la maggior parte dei nomi delle ottiche aveva "radici" astronomiche o mitologiche, Helios, Summitar, Biogon, ecc ... sembravano divinità epiche di chissà quale mondo. Negli anni '50 del XX Sec. viene lasciato il passo alla computazione numerica e lo sviluppo progettuale da lineare è diventato esponenziale. Oggi le ottiche sono tendenzialmente allineate in corsa verso la perfezione, ottiche di pari focale ed apertura hanno le medesime altissime prestazioni, solo in condizioni estreme è possibile percepire una qualche differenza ... ma solo strumentalmente. La scelta di un costruttore o un altro, diventa feticismo, una personale venerazione di un marchio, normalmente quello con più “marketing appeal”. Ottiche tanto perfette quanto anonime, distinguibili nel catalogo del costruttore da un numero corrispondente a focale e apertura, niente più nomi, d’altronde un progetto che deve in massima parte la sua realizzazione alla computazione di un elaboratore numerico è giusto che abbia solo un numero di riconoscimento.
Perché quindi riesumare vecchie ottiche, progettate e prodotte lo scorso secolo ? I loro limiti di progettazione e produzione di un tempo sono ben conosciuti, inoltre con la sostituzione del supporto sensibile si è passati di male in peggio. Chi fotografa con queste lenti non è alla ricerca della definizione più tagliente, della migliore curva MTF, ma cerca un modo personale per creare immagini, accettando consapevolmente i limiti del mezzo, che diventano opportunità per ottenere una personale rappresentazione della realtà. Una frase di Georges Braque (1882-1963) riassume al meglio : "La limitazione dei mezzi determina lo stile, dà vita a nuove forme e dà impulso alla creatività".
La riproduzione iperrealista delle ottiche moderne descrive la realtà nel modo più fedele possibile, ciò non è un male, ma limitarsi a riprodurre fedelmente gli eventi davanti all’ottica non ispira i sentimenti, é giustificabile nella riproduzione tecnico scientifica o documentaristica, non in una personale raffigurazione. In opposizione, un approccio artistico prevede che il soggetto davanti l’obiettivo venga riprodotto come vuole chi sta dietro l’obiettivo senza necessariamente doverne riprodurre la realtà. La fotografia non è “solo” uno strumento di riproduzione meccanica, chi fotografa è libero di interpretare e creare la propria visione del mondo, fuori dalla ricerca del consenso, viene realizzata per sé e per chi vuol comprenderla. Questa visione artistica è piuttosto recente, nasce nel 1874 dal movimento artistico “impressionista”, il nome di questo movimento artistico deriva dal titolo del dipinto di Claude Monet (1840-1926) "Impression, Soleil levant", una veduta del porto di Le Havre realizzato nel 1872.
Approccio impressionista: "il pittore non dipinge esattamente ciò che si vede ma cerca piuttosto di rappresentare le sue impressioni". Questo approccio era completamente innovativo rispetto alle tecniche pittoriche di allora che miravano ad una rappresentazione il più possibile fedele della realtà. Il rapporto così stretto e intenso tra la pittura impressionista e la fotografia artistica è imprescindibile: oltre a svilupparsi nello stesso periodo, è uno dei più innovativi e creativi nella storia della cultura. In molti casi, gli impressionisti utilizzarono la fotografia come ulteriore strumento per creare il proprio dipinto: gli artisti usavano la fotografia di un paesaggio per ricalcarne a mano i contorni e dargli una struttura di base; per poi sbizzarrire la loro creatività nella modifica del paesaggio, giocando con gli effetti della luce sul colore.
La personale unicità delle ottiche vintage è dovuta alla loro intrinseca imperfezione, ma si può far di necessità virtù, trasformando Braque: "le aberrazioni ottiche danno impulso alla creatività", utilizzando a nostro vantaggio le aberrazioni ottiche di tali obiettivi. Esempio: alla massima apertura la vignettatura nell'immagine aiuta a racchiudere il soggetto in una specie di cornice e nel ritratto il pesante calo di nitidezza ai bordi, aumenta l’enfasi del soggetto, inoltre, la grande apertura ci fornisce una notevole riduzione della profondità di campo e il bokeh creato sullo sfondo del primo piano, specialmente se presenti punti di luce, crea un immagine molto personale, reinterpretando con immagini dai contorni sfumati, circolari, con una minima porzione nitida.
Non disponiamo di auto AF e tantomeno di inseguitore AF, la messa a fuoco non sarà micrometrica anche con l’ausilio del Focus Peaking, ma riporto le parole di Julia Margaret Cameron (1815-1879) < Che cos’è la messa a fuoco e chi ha il diritto di dire quale messa a fuoco è legittima ? > chi fotografa è libero di interpretare e creare la propria visione del mondo, non spetta a nessuno definire qual'è la giusta messa a fuoco, ma ricordo, per trasgredire nel giusto modo le regole, dobbiamo prima conoscerle perfettamente. Pablo Picasso (1881-1973) ripeteva: impara le regole come un professionista, in modo da poterle rompere come un artista.
In chiusura di questo estenuante pistolotto, aggiungo le schede storiche e tecniche di alcune delle mie lenti vintage, ritrovamenti nei flomarkt viennesi (mercato delle pulci), le caratteristiche a cui devono rispondere secondo i miei canoni: 1 - Riprodurre uno schema ottico storico, 2 - Costo inferiore a 20 €.
Basato sullo schema doppio Gauss, produce un effetto bokeh a spirale (swirly) dello sfocato, una caratterizzazione estremamente personale e riconoscibile, che ha creato un seguito di culto tra i fotografi. Sviluppato nel 1958 dal Professor D.S. Volosov è un derivato dello Zeiss Biotar 2.0/58mm progettato nel 1937 da W. Merté per Zeiss, derivato a sua volta dallo schema OPIC sviluppato da Horace W. Lee nel 1920 ... Continua ...
E' stato il primo obiettivo con schema Heliar per il formato 35mm, nasce nel 1952 ad opera di Ryohei Suzuki per Asahi-Kogaku su schema base "Voigtländer Heliar" sviluppato da Hans Harting nel 1900.
2022, operativo su Sony A7 IV, 70 anni dopo la sua produzione e 120 dopo il brevetto del suo design base.... Continua ...
Obiettivo base fornito dal 1960 per Ihagee EXA e VAREX con schema ottico anastigmatico Taylor (Cooke Triplet) del 1893.
2022, operativo su Sony A7 IV, 62 anni dopo la sua produzione e 129 dopo il brevetto del suo design base.... Continua ...