Il Doppio Gauss simmetrico "PLANAR"
1896 il Dottor Paul Rudolph (1858 - 1935), modifica fortemente lo schema doppio Gauss del 1889 di Alvan Clark, sostituendo il menisco interno con doppietta di due diversi tipi di vetro con stesso indice di rifrazione, ma diverso indice di dispersione, utilizzando i nuovi tipi di vetro ottico forniti da Jenaer Glaswerk Schott & Genossen, in questi particolari vetri l'indice di rifrazione e l'indice di dispersione potevano essere modificati in maniera indipendente e realizzati in funzione dei suoi calcoli.Questo schema rigorosamente simmetrico in sei lenti assemblate in quattro gruppi gli ha permesso di correggere l'aberrazione cromatica e ridurre decisamente la curvatura di campo, in altre parole, l'immagine era molto "plan" o piana - ciò che il nome "Planar" avrebbe dovuto suggerire.
Tuttavia il Planar era molto sensibile alle fonti di luce intensa che determinavano fenomeni di interriflessione (flare) e un basso livello di contrasto, ciò rendeva un'impressione di scarsa nitidezza. Fenomeno causato dal fatto che senza trattamento antiriflettente ad ogni passaggio aria/vetro viene riflesso circa il 4% della luce incidente, tutta questa luce riflessa dal gran numero di passaggi vetro/aria (otto nel Planar) viaggia avanti e indietro in modo disordinato e finisce per andarsi a focalizzare in diversi punti del piano focale, abbassando la nitidezza dell'immagine.
Il progetto Planar può considerarsi troppo avanzato per i suoi tempi, il problema delle riflessioni verrà risolto solo nel 1935 da Alexander Smakula con il rivestimento antiriflesso delle lenti, sarà quindi possibile sfruttare le grandi qualità dello schema “doppio Gauss”.
Il successo commerciale del Planar sarà quindi rinviato, il Planar con la sua bassa definizione, e l'elevato costo non sarà un successo, lo stesso Rudolph dovrá correre ai ripari ideando nel 1902 un nuovo obiettivo costituito da sole quattro lenti in tre gruppi, quindi più nitido, più leggero e meno costoso, si chiamerà Tessar, ma questa è un'altra storia.
Lo sviluppo dello schema doppio Gauss simmetrico evolverà in asimmetrico ad opera di altri personaggi:
Il Doppio Gauss asimmetrico "BIOTAR"
1920, l'inglese Horace William Lee (1866 - 1947) della Taylor & Hobson aggiunge una leggera asimmetria allo schema originale Planar, creando le ottiche “OPIC Lee” f/2 per la cinematografia.
1927 Willy Merte della Carl Zeiss Jena abbandona il rigido approccio simmetrico dello schema originale Planar ricalcolando le curvature delle superfici e gli indici di rifrazione dei vetri, arrivando ad ottenere una luminosità massima di f/1,5. Questo nuovo progetto prenderà il nome di Biotar, il primogenito sarà il Biotar 75mm f/1,5
N.b. la sillaba "Bio" ha un significato diverso rispetto ad oggi, spesso associata con prodotti alimentari.
A quel tempo la sigla “Bio” (greco: βίος, bios = "vita"-"vitale") veniva utilizzata per definire una famiglia di ottiche ad elevata luminosità che rendeva possibile una fotografia dinamica, a mano libera.
1939 – Biotar 58mm f/2 Per il formato 24x36mm, fu prodotto per Ihagee Kine Exakta (1936), successivamente fu adattato, con innesto a vite 42x1, per le reflex Zeiss Ikon Contax S.
La sua asimmetria è il fondamento del moderno doppio Gauss, praticamente tutte le lenti luminose moderne con un angolo di campo medio (50-100mm nel formato 35mm) sono basate sul disegno “doppio Gauss asimmetrico”.
Per aumentarne la luminosità, sono state aggiunte una o due lenti allo schema originale. Gli elementi combinati in componenti cementati in una vasta gamma di posizioni. Sono stati raggiunti notevoli miglioramenti in termini di prestazioni tra i modelli di oggi e i loro antenati, gran parte attribuibili allo sviluppo di vetri di nuova formulazione.
Dopo la seconda guerra mondiale, le ottiche “doppio Gauss asimmetrico” prodotte da Carl Zeiss Oberkochen (Germania Ovest) non useranno mai più il nome Biotar, ma conservano il vecchio nome Planar per ragioni storiche e politiche.
Alla fine del conflitto mondiale, la Carl Zeiss viene divisa in una parte orientale (Jena) e una parte occidentale (Oberkochen). Le due società fabbricavano prodotti simili e sono coinvolte per molti anni in conflitti giuridici riguardo l'uso dei nomi dei modelli prodotti.
Dal momento che Carl Zeiss Jena presenta richiesta di usare il nome Biotar, Oberkochen utilizza il nome Planar.
Evoluzione Carl Zeiss dello schema Doppio Gauss
Planar 1896
sezione barilotto
Planar 1896 (Paul Rudolph)
Doppio Gauss simmetrico
Biotar 1927 (Willy Merte)
Doppio Gauss asimmetrico
... qualche esempio di schema Doppio Gauss ... sicuramente trovate anche il vostro !
Doppio Gauss 1936 - 1964
Doppio Gauss 1964 - 1977
Doppio Gauss 1978 - 2010
Il Planar dalla luna ad Hollywood
Photokina 1966, la Zeiss presentò un obiettivo di luminosità assoluta, il Planar 50mm f/0,7 l'obiettivo per uso fotografico più luminoso mai prodotto al mondo fu commissionato alla Carl Zeiss di Oberkochen dalla NASA ad inizio anni '60; il programma spaziale americano aveva già pianificato il Moon man landing e per le imminenti missioni del programma Apollo era prevista un'accurata mappatura della superficie lunare, ivi compresa la fino ad allora sconosciuta faccia nascosta. L'ente spaziale americano ordinò 10 esemplari di obiettivo con queste specifiche di eccezionale luminosità e la Carl Zeiss si mobilitò per assecondare la richiesta; il Dr. Erhard Glatzel lavorò sulla base degli schemi doppio Gauss tipo Planar, gli unici che all'epoca permettessero di ipotizzare simili luminosità.
La disponibilità di moderni vetri al Lantanio ad alto indice di rifrazione consentì di calcolare un obiettivo da 50mm di focale ed apertura massima f/0,7
l'obiettivo è costituito da 8 lenti suddivise in 6 gruppi e nello schema ottico sono facilmente individuabili due sottogruppi distinti: il primo è un classico Gauss con 6 lenti in 4 gruppi disposte simmetricamente attorno al diaframma, il secondo è costituito da un gruppo di 2 lenti separate che si allungano verso il piano pellicola, pesi ed ingombri, davvero inusitati per un 50mm: la lente anteriore ha un diametro di 76mm ed un peso di 1,85 kg.
Ovviamente realizzare un simile progetto per piazzarne una manciata di pezzi è un autentico nonsenso sul piano commerciale, ma evidentemente alla Zeiss consideravano anche il prestigio di condividere col loro marchio il mito dei conquistatori di stelleMesso in servizio sull'Apollo 8 che - nel corso della sua missione compiuta fra il 21 ed il 27 Dicembre 1968 - compì 10 orbite attorno alla Luna per raccogliere ingente materiale fotografico della sua superficie e pianificare la zona più adatta allo storico "Eagle landing" dell'anno seguente; per questo impiego erano previste due Hasselblad 500EL70, terminata la missione Apollo 8 - il Planar f/0,7 fu rapidamente pensionato.
E qui comincia la sua seconda vita,
Metà anni 70': il regista Stanley Kubrick, cercava il modo per realizzare riprese d'interni a lume di candela ! per la realizzazione del film Barry Lyndon.
Kubrick scoprì che, sul lotto di dieci Planar 50mm f/0,7 prodotti, non tutti gli esemplari erano stati effettivamente ritirati dalla NASA ed acquistò i tre esemplari rimasti.
Utilizzando una cinepresa Mitchell BNC, un vecchio modello non reflex, riuscì ad adattare lo Zeiss "spaziale", le atmosfere in luce ambiente erano finalmente rese in maniera vivida e reale, le riprese di interni furono effettuate con una luminosità media di 3 foot/candles.Il vero problema nell'impiego senza visione reflex era costituito dalla messa a fuoco;
la profondità di campo era nulla e la messa a fuoco impostata sovente errata, quindi fu necessario una complessa e noiosa fase di calibrazione preliminare, occorreva di volta in volta filmare, sviluppare lo spezzone, misurare la distanza dal punto oggetto effettivamente a fuoco sulla pellicola e calibrare la tacca sulla ghiera;
le riprese a luce di candela di Barry Lyndon sono una delle più straordinarie e commoventi esperienze visive cui possiamo assistere;
La storia di questi Zeiss Planar 50mm f/0,7 assume i contorni di una fiaba: nati per riprendere il volto mai visto della Luna a grandi distanze dallo spazio hanno terminato la carriera in mano ad un guru del cinema trasfigurando i volti di attori a distanza molto ravvicinata, fuori da ogni registro e schema logico del progetto originale, palesando comunque doti di plasticità, resa tonale e sfuocato assolutamente uniche, straordinarie, dove l'aberrazione sferica a tutta apertura fornisce uno stacco tridimensionale alle figure in penombra davvero emozionante.
Nel 2011, uno di questi obiettivi è stato venduto all'asta del solito Westlicht di Vienna per 90.000 €