Canon Dream Lens

Ottica: Canon 50 millimetri f 0.95/16

Schema doppio Gauss asimmetrico (7 elementi - 5 gruppi)

Produzione: Canon Camera Co. Inc. 1961-1968 (No.11895)

Diaframma: 10 petali

Distanza minima focus: 1 m

Diametro filtro: 72 mm

Dimensioni: 79 x 47.8 mm (Diametro x Lunghezza), Peso: 605 g

Prezzo originale 57.000 yen

[$] I.S. (Wien) - Geschenk - 2005

Nel giugno 1961 viene presentato dalla Canon Camera Co. un incredibile 50 mm f 0.95 Nessuno fino allora aveva mai presentato sul mercato un obiettivo di tale luminosità. [N.B. 1]*

Lo schema ottico, doppio Gauss asimmetrico con 7 elementi in 5 gruppi, viene elaborato in Canon Camera Co. da Jiro Mukai sulla base del brevetto US 2012822 A del 1934 di Horace Williams Lee, il disegno originale di Lee prevedeva una luminosità di f 1.1.

Jiro Mukai rielaborando tale schema con l’ausilio delle prime applicazioni di Ray Tracing numerico [N.B. 2]* aumentando le dimensioni degli elementi anteriori / posteriori e impiegando i nuovi vetri al Lantanio ad alta rifrazione supera la barriera di f 1.0. creando il Canon 50 mm f 0.95 il primo obiettivo al mondo con luminosità superiore a f 1.0 prodotto in serie.

Un record che lascia sorpresi i blasonati antagonisti Zeiss e Leitz

Una “luminosità di prestigio” la definiva sarcasticamente Leitz, ma ciò ricorda la storiella della volpe e l’uva in quanto Leitz raggiungerà il traguardo f 1.0 solo nel 1975 con il Noctilux.

Più pragmaticamente Zeiss risponderà nel 1966 con il Planar 50 mm f 0.7 commissionato specificatamente dalla NASA, ad onor del vero non sarebbe confrontabile perchè non è un prodotto di serie in quanto ne vengono realizzati solo 10 esemplari per il committente.

La performance del Canon 50 mm f 0.95 è tale che gli vengono perdonati i suoi limiti che anzi diventano pregi, il basso contrasto a TA restituisce un immagine morbida, il trattamento antiriflessi monostrato crea del flare attorno alle luci puntiformi, ed insieme al singolare “bokeh” del fuori fuoco restituiscono un atmosfera quasi pittorica che gli vale il nome "Dream Lens", forse anche per il suo prezzo da sogno, all'epoca 57.000 Yen (un anno di stipendio medio del tempo).

Sviluppato per le fotocamere a telemetro Canon 7, sono stati prodotti nel corso degli anni '60, circa 19.000 di questi obiettivi. In gran maggioranza assorbiti dal mercato Nord Americano e Giapponese.

Con l'avvento del digitale mirrorless full frame il prezzo per questo obiettivo è in continua ascesa negli ultimi anni, e tuttora continua a crescere, un autentico investimento finanziario. [Fonte: Collectiblend 2020]

Una dimostrazione dell'attualità dell'ottica; con un semplice anello di raccordo posso continuare ad utilizzarlo dall'originale Canon 7 (1961 No. 876519) alla più attuale e performante Sony A7M3 (2018 No. 3795699)

Dream Lens 0,95 / Canon 7 (1961)

Dream Lens 0,95 / Sony A7M3 (2018)

Ursula in 0,95 [Sony A7M3]

Oberlaa in 0,95 [Sony A7M3]

Agli inizi degli anni ‘60 il mercato delle fotocamere 35 mm di alta qualità si stava rapidamente spostando verso le fotocamere reflex e Canon aveva nella sua offerta la Canonflex dal 1959. Tuttavia era ancora forte la domanda di fotocamere a telemetro e nel settembre 1961 viene presentata la Canon 7.

La Canon 7 era progettata per essere il modello di punta del sistema a telemetro Canon e ambiziosamente per andare a confrontarsi direttamente con la Leica M3 dominatrice del segmento dal 1954.

Non ci furono altri produttori che sfidarono così apertamente Leica sul suo stesso terreno, per far questo fu deciso di affiancarla ad un obiettivo che nessuno aveva proposto fino allora, il Dream Lens 50mm f/0.95, la casa nipponica voleva dimostrare che ormai erano pronti per il sorpasso dell’industria tedesca.

La storia racconterà che questa sfida fu comunque vinta dalla Leica che venderà 225.000 Leica M3 (1954-68), contro circa 157.000 Canon 7 (1961-68), unica soddisfazione di Canon rimane che le fotocamere Canon 7 e 7s vendettero più unità di tutte le fotocamere a telemetro prodotte dall'antagonista Nikon dal suo primo telemetro fino all'interruzione della sua produzione di telemetri da parte Nikon nel 1959.

Canon 7 (1961-1965 - 137.000 unità) esposimetro selenio

Canon 7s (1965-1967 - 16.000 unità) esposimetro CDS

Canon 7s II o 7sZ (1967-1968 - 4.000 unità) lievi modifiche

A quel punto fu chiaro che non sarebbe stato possibile battere Leica sul suo stesso terreno. Nel 1968 quando le vendite della linea reflex Canon, iniziata nel 1959 con Canonflex hanno superato la linea telemetro la serie 7 è stato interrotta.

Lasciando solo Leica (e alcuni produttori sovietici) come l'unica azienda con i sistemi di 35 mmi telemetro. Questa è stata la fine del periodo d'oro delle fotocamere a telemetro.

L'opzione di mercato rimasta era quello di concentrarsi sullo sviluppo delle fotocamere reflex dove era minore la competizione europea.

Zeiss proponeva reflex incredibilmente pesanti e ingombranti, Ihagee e Praktica producevano reflex su scala ridotta, ma non erano una concorrenza seria e Leica non aveva neanche preso in considerazione la produzione di fotocamere reflex.

La maggior parte dei produttori di fotocamere in Giappone: Asahi, Canon, Minolta, Nikon, Olympus e Ricoh, proposero praticamente tutte nello stesso periodo il proprio sistema reflex completo di ottiche per qualsiasi genere fotografico nella più assoluta incompatibilità tra di loro senza una armonizzazione tra i sistemi di montaggio.

Naschmarkt Wien in 0,95 [Sony A7M3]

Ilse in 0,95 [Sony A7M3]

10 giugno 2020, passeggiando lungo la Westbahnstraße, la strada della fotografia a Vienna, intravedo un gioiellino nella vetrina del Leica Shop, una Canon 7 equipaggiata con un "Dream Lens 50-0.95" No.17367, più giovane del mio No.11895, considerando che nel corso degli anni '60 sono stati prodotti circa 19.000 di questi obiettivi, averne trovati già 2 mi sembra un successo :-) al suo fianco, altro raro gioiello di casa Canon, la VI-T, venduta in 8.175 unità nel biennio 1958-1960

[N.B. 1]* Luminosità di ieri e di oggi

La luminosità di un obiettivo viene definita dal rapporto esistente tra lunghezza focale (F) dell’obiettivo ed il diametro (D) della sua lente frontale.

https://sites.google.com/site/renatogucciardi/canon-dream-lens/Rapporto-Focale.png

Dream Lens presenta una lente di diametro superiore alla sua focale 50 mm il rapporto risultante è f/0.95

Negli obiettivi comuni il diametro (D) della lente è inferiore alla lunghezza focale (F), mediamente si hanno valori di luminosità f/2.8 o f/2, raggiungere f/1.4 è già eccezionale.

Un tale valore 0.95 di luminosità determina anche alcuni problemi di natura ottica come quelli della coma e di altre aberrazioni; in questo caso è necessaria l'applicazione di costose tecniche di correzione che fanno aumentare il valore commerciale dell'ottica in questione.

In realtà il concetto tecnico/teorico sopra definito è prettamente matematico e poteva essere applicato in quel tempo, perchè le ottiche, rigorosamente di lunghezza focale fissa, erano caratterizzate da poche lenti e da coperture monostrato, quando c’erano.

Ad oggi gli obiettivi moderni sono caratterizzati da decine di lenti, per correggere escursioni focali sempre più azzardate, tutte con coperture multistrato.

Risultato: obiettivi diversi trasmettono diverse quantità di luce sul piano focale a parità di luminosità teorica prima descritta.

Questo perchè ogni singola lente presente nell’obiettivo assorbe/riflette una piccola parte della luce che lo attraversa, quindi quanto più sono le lenti che compongono l’obiettivo tanto meno sarà la luminosità in uscita dall’obiettivo.

In cinematografia la Zeiss nelle sue ottiche professionali ha deciso di adottare un diverso standard per indicare il livello effettivo della luce che arriva alla pellicola, misurato in "T-stop" (Transmission Stop) invece del tradizionale "f-Stop".

Questa perdita di rendimento non è poca cosa, esempio un moderno: Canon EF 70-200mm f/2.8L IS II USM ha un valore pari a T:3.3, una perdita non modesta per 2499$ !

[N.B. 2]* Ray Tracing numerico

Gli anni 50 sono caratterizzati dalla corsa all’elaborazione numerica resa possibile con i primi elaboratori elettronici che rivoluzioneranno il Ray Tracing, tecnica di geometria ottica che si basa sul calcolo del percorso della luce attraverso l’interazione con le superfici.

I primi elaboratori utilizzati nella modellazione di sistemi ottici sono in ordine temporale:

1953 - “Zuse Z5” in Leitz GMBH a Wetzlar AG - prodotto da Zuse KG (DE)

il primo mainframe commerciale prodotto su ordinazione in Germania.

1955 - “Oprema” in VEB Carl Zeiss Jena - prodotto da VEB Carl Zeiss Jena (DDR)

1956 - "FACOM 100” in Canon Camera Co. - prodotto da Fujitsu (JP)

1957 - “Zuse Z22” in Carl Zeiss Oberkochen - prodotto da Zuse KG (DE)