Premesso che la scoperta della sensibilizzazione alla luce di agenti chimici era da tempo conosciuta, Louis Daguerre e Nicéphore Niépce riescono a "registrare permanentemente la luce su sopporto fisico" e nel 1839 L. Daguerre brevetta tale rivoluzione.
Nella parola "permanentemente" è la magia della fotografia, se prendiamo una nostra vecchia foto, guardandola avremo la sensazione di guardare in uno specchio magico che ha la virtù di fermare il tempo.
La "Camera Oscura" di Daguerre, concettualmente in questi 180 anni non è mai cambiata, semplicemente ha subito un'evoluzione, da una grande scatola di legno è diventata una piccola scatola di metallo ed infine si è trasformata in plastica, ma sostanzialmente è sempre rimasta una camera oscura contenente l'elemento fotosensibile più un ottica per convogliare l'immagine su quest'ultimo. L'evoluzione dell'ottica ha seguito di pari passo, migliorando vetri e schemi ottici.
Più profonda evoluzione ha subito l'elemento fotosensibile, L. Daguerre ci consegna una lastra rigida trattata chimicamente su cui registrare l'immagine, più tardi la lastra rigida diventerà un pellicola flessibile.
Nel 1981 il punto di svolta, fino ad allora un'unico supporto chimico eseguiva contemporaneamente la funzione di rivelazione e registrazione dell'immagine, con la digitalizzazione avviene la separazione delle funzioni: un elemento elettronico fotoricettore rivela l'immagine ed un elemento magnetico la registra permanentemente.
Questi due elementi danno il via all'attuale fotografia digitale.
Socialmente l'invenzione di Niépce/Daguerre nel 1839 (fotografia) insieme a quella precedente di J. Gutenberg nel 1455 (stampa) sconvolgono l'intero tessuto sociale, arricchendo la collettività rendendo popolare l'immagine e la scrittura che prima era beneficio di una ristretta casta facoltosa, un'autentica rivoluzione sociale senza spargimenti di sangue.
1826 viene eseguita con successo da Nicéphore Niépce la prima fotografia permanente, "La vista dalla finestra di Le Gras" (Maison de Nicéphore Niépce - Place Nicéphore Niépce 1, 71240 Saint-Loup-de-Varennes, France - 46.727042, 4.857379) con un processo di Eliografia inventato dallo stesso Niépce intorno al 1822. Niépce ha catturato la scena con una camera oscura focalizzata su una lastra di peltro rivestita con bitume di Giudea, un asfalto naturale, Il bitume si induriva nelle aree illuminate, nelle aree scarsamente illuminate rimaneva solubile e poteva essere lavato via con una miscela di olio di lavanda e petrolio bianco.
Era necessaria un'esposizione molto lunga nella "fotocamera", la luce solare colpisce gli edifici dai lati opposti, suggerendo un tempo di esposizione stimato di almeno otto ore.
Joseph Nicéphore Niépce [07/03/1765 - 05/07/1833] Leonard Francois Berger
"La vista dalla finestra di Le Gras" Eliografia 1826 o 1827
1829: Joseph Niépce (64 anni) e Louis Daguerre (42 anni) stipulano un contratto per continuare in comune le ricerche, nella testa di Niépce la procedura era ben chiara: sensibilizzazione-esposizione-sviluppo, ma era necessario trovare per via empirica, i componenti che rendessero possibile diminuire i lunghissimi tempi di esposizione dell'eliografia.
1833: Niépce muore non arrivando a vedere il risultato finale, Daguerre continua da solo le ricerche e nel 1837 riesce a trovare il componente fotosensibile, ioduro d'argento, per ridurre drasticamente i tempi di esposizione.
il procedimento è il seguente:
1) Sottoporre una lastra di rame argentata a dei vapori di iodio, da questo momento la lastra è sensibilizzata alla luce e viene inserita nella camera oscura.
2) La lastra deve essere impressionata entro un'ora, esponendola per un periodo variabile tra i 10 e i 15 minuti per catturare l'immagine.
3) Sviluppare l’immagine latente sottoponendo la lastra impressionata a vapori di mercurio, quindi fissare l’immagine con un bagno di tiosolfato di sodio o semplicemente acqua salata, per eliminare gli ultimi residui di ioduro d'argento. Il processo viene completato con un lavaggio in acqua per rimuovere i residui del fissaggio. Si inizia a parlare di sviluppo, fissaggio e lavaggio, questi tre termini accompagneranno la fotografia per i prossimi 150 anni, questa procedura segna l'inizio della fotografia.
Il successo sarà immediato e travolgente, Louis Daguerre denominerà con modestia il procedimento: Daguerréotype, "dimenticando" di richiamare il nome di Niépce, il fondatore dell'idea di base.
Louis Mandé Daguerre 1844 [18/11/1787 - 10/07/1851] J.Baptiste Sabatier-Blot
Natura morta con calchi in gesso, realizzato da Daguerre nel 1837, il primo daguerreotype datato in modo affidabile
Era il 19 agosto 1839, quando François Arago direttore dell'Académie des Sciences di Parigi presentò ufficialmente un invenzione rivoluzionaria al pubblico presente, precedentemente annunciata dallo stesso il 07 gennaio 1839: Louis J. M. Daguerre e il suo connazionale precedentemente scomparso Joseph N. Niépce avevano sviluppato il primo procedimento fotografico che avrebbe dipinto il mondo in modo permanente su lastre di rame argentate. Questa data segna la nascita ufficiale della fotografia.
La rapida diffusione della fotografia nel mondo fu in gran parte dovuta alla lungimiranza di François Arago che convinse il governo francese a rilevare il brevetto di questo processo fotografico ─ Daguerréotype ─ e donarlo al mondo, liberalizzando il procedimento.
Daguerre e gli eredi di Niepce ricevettero rispettivamente una rendita annuale di 6000 e 4000 franchi e l'umanità ricevette uno strumento che avrebbe profondamente cambiato e plasmato la nostra immagine del mondo.
Due mesi prima della presentazione ufficiale all'Académie des Sciences, il 22 giugno 1839, Louis Daguerre aveva firmato contratti di produzione con due costruttori, Alphonse Giroux e Maison Susse Frères, per produrre e commercializzare le prime fotocamere Daguerréotype. Alle due società furono concessi i diritti esclusivi per fabbricare e vendere la fotocamera progettata da Daguerre.
La Daguerréotype, costruita secondo le specifiche di L. Daguerre, produce immagini su lastre 6,5 x 8.5 pollici.
Le Daguerréotype Alphonse Giroux e Susse Frères, sono quasi identiche. Ci sono solo due differenze evidenti: il loro colore e le loro etichette. Le fotocamere Giroux sono state realizzate in legno duro e hanno una finitura in legno naturale verniciato, mentre la fotocamera Susse Frères è stata realizzata in un legno più morbido e verniciata di nero. Le etichette delle Daguerréotype Giroux sono decorate e incorniciate in un ovale di ottone. Dichiarano che "nessun apparecchio è garantito se non reca la firma di M [onsieur] Daguerre e il sigillo di M [onsieur] Giroux". Presentano un piccolo sigillo di cera rossa datato con l'anno e in realtà sono stati firmati a mano da Daguerre. La Daguerréotype Susse Frères ha un'etichetta ottagonale più semplice che afferma solo che la fotocamera è stata realizzata "secondo i piani ufficiali depositati da M [onsieur] Daguerre presso il Ministero degli Interni".
L'obiettivo della Daguerréotype realizzato dall'ottico Charles Chevalier rinomato progettista/costruttore di strumenti ottici, è un doppietto acromatico con lunghezza focale di 382 mm - f/16.
Ogni obiettivo veniva realizzato a mano individualmente e rappresentava la maggior parte del prezzo della fotocamera. La Daguerréotype Giroux veniva venduta per 400 franchi, la versione più semplice di Susse Frères costava 350 franchi.
N.b. 400 franchi rappresentavano nel 1839 uno stipendio anuo medio.
Daguerréotype Giroux 1839
Daguerréotype Susse Frères 1839
Esistono ancora oggi almeno quindici Daguerréotype realizzate da Giroux, ed una sola da Susse Frères.
La Daguerréotype realizzata da Susse Frères nel 1839, è stata venduta all'asta nel 2007 al prezzo di 580.000 € ed è esposta nel WestLicht di Vienna, nel 2010 sempre al Westlicht è stata venduta una Daguerréotype realizzata da Giroux al prezzo di 732.000 €
Le Daguerréotype con accessori, cavalletti di sostegno, lastre metalliche, agenti fotosensibili e sviluppo per cospargere le stesse, ecc...erano difficilmente trasportabili, un kit fotografico arrivava a pesare 50 Kg. ma si contrapponeva il fatto che il procedimento Daguerre era relativamente semplice e non dipendeva da formule chimiche precise, ciò permise alle persone contagiate dalla dagherrotipomania di raggiungere buoni risultati anche senza alcuna esperienza. Inoltre il crescente peso delle classi medie all'inizio dell'ottocento provocò il boom del ritratto, un vero dipinto a olio era costoso, la fotografia arrivò al momento giusto e soprattutto fu il trionfo della tecnologia e della scienza, secondo la moda del tempo.
Il nuovo mezzo preoccupava i pittori di ritratti, nacquero obiezioni di critica d'arte, se potesse essere considerato un ritratto qualcosa eseguito con una sola azione meccanica, mentre altre procedure artistiche richiedevano certi livelli di abilità e manualità era chiarissimo che persino persone sprovviste di talento artistico avrebbero potuto, con una minima pratica, fare fotografie di paesaggi e ritratti migliori dei più bei disegni.
Erano comunque solo ostacoli della disperazione, il pubblico amava la chiarezza e la perfetta somiglianza. Lo scrittore Edgard Allan Poe riassunse l'entusiasmo generale esclamando: Il dagherrotipo è infinitamente più preciso di ... qualsiasi dipinto eseguito da mani umane.
Edgar Allan Poe 1848
foto: W.S. Hartshorn
Gioacchino Rossini 1856
foto: Nadar