Quarta Dimensione nella Fotografia
Da sempre l'uomo studia il Tempo, il sogno “inconfessabile” è quello di poter giungere al dominio su di esso, non accontentandosi di accettarne il suo scorrere immutabile ed in un solo senso.
Fotografia e Tempo
La rappresentazione di un immagine su una superficie bidimensionale può essere realizzata da un dipinto o fotografia, ambedue utilizzano una superficie piana, bidimensionale, per rappresentare una realtà tridimensionale, virtualizzando con la prospettiva, la “Terza dimensione”, mancante nel supporto.
Tuttavia nella rappresentazione fotografia, l'immagine registrata possiede un'ulteriore dimensione che sfugge ad una comune rappresentazione grafica, il vero contenuto di una fotografia è invisibile, poiché deriva in parte dalla forma, ma principalmente dal tempo. Ci insegnano che una buona fotografia è una fotografia con una buona composizione, ciò è vero se pensiamo che le immagini fotografiche imitino le immagini pittoriche. In un dipinto ogni rapporto tra le forme è in una certa misura adattabile alla finalità del pittore secondo personali o accademiche regole compositive. Ciò non vale per la fotografia.... Il fotografo è responsabile di una diversa scelta. La scelta principale non è tra fotografare x oppure y : bensì tra il fotografare nel momento x oppure nel momento y.
La “Terza Dimensione”
Le rappresentazioni pittoriche prima del rinascimento erano bidimensionali e quindi reali in quanto il supporto, la tela, è bidimensionale, più fortunati erano gli scultori che disponendo di un supporto tridimensionale, un parallelepipedo di marmo, potevano rappresentare un opera scultorea in tre dimensioni.
Nel primo Rinascimento, la pittura si rese conto della possibilità di effettuare una ricostruzione mentale rappresentativa della “Terza dimensione” spaziale, mediante la “Prospettiva”.
Rappresentando la profondità su un supporto bidimensionale, la prospettiva, rappresenta la prima virtualizzazione di una dimensione.
Quando si parla di Rinascimento risulta piuttosto difficile stabilirne una data di inizio, che varia a seconda delle discipline. Convenzionalmente è fissata agli inizi del 400, ma già nel 300, Giotto (1267-1337) con la sua tecnica artistica rompe gli schemi Bizantini del millennio medioevale, caratterizzati dall'appiattimento e stilizzazione delle figure, reintroducendo una prospettiva empirica, richiamando il classicismo greco-romano. Sarà infine il Brunelleschi (1377-1446) con la sua “prospettiva a punto unico di fuga” a determinare le regole fondamentali della rappresentazione virtuale della “Terza dimensione”. Da qui in poi la prospettiva diventerà caratterizzante dell'arte rinascimentale occidentale.
1839, la Fotografia viene presentata come il nuovo mezzo per la rappresentazione di una immagine, le proprietà della “Macchina” creano, da subito, delle conflittualità con la pittura:
1) Artisticamente: la “Macchina" fotografica virtualizza autonomamente la prospettiva e carpisce un breve istante di tempo, creando una nuova concezione estetica.
2) Socialmente: viene limitata la distanza tra ceti sociali, prima solo la casta poteva permettersi di perpetuare la propria immagine rivolgendosi alla pittura, adesso ciò sarà possibile anche al ceto medio rivolgendosi alla fotografia.
Nella fotografia del 1881, il giovane ufficiale del KuK Austro-Ungarico: Schneider Ur-Vater, il bisnonno di Ilse, un riuscito esempio di come tramandare la propria immagine, dal XIX secolo ai pronipoti del XXI secolo ... la "democrazia fotografica" è ormai alla portata di tutti o quasi.
Il perpetuare la propria immagine nel Tempo è parte di quel sogno "inconfessabile" di dominare il Tempo, e la fotografia ... riesce a farlo meglio ! … ma è solo l'inizio, perché da qui a pochi anni l'intera concezione del Tempo nell'universo troverà una nuova rivoluzione, analoga a quella che era avvenuta trecento anni prima (1543) con la rivoluzione Copernicana.
Nella seconda metà del XIX secolo J. Maxwell, H. Lorentz, A. Michelson/E. Morley dimostrano che le teorie euclidee sullo spazio e sul tempo enunciate da G. Galileo e I. Newton non sono applicabili alle loro ricerche sui campi elettromagnetici … si inizia a sospettare della non linearità del tempo e della sua relazione con lo spazio ! Sul finire del secolo, fisici, matematici, letterati, ecc.. saranno alla ricerca della soluzione.
1895 H.G Wells scriverà il suo primo romanzo fantascientifico “La Macchina del Tempo” … « Esistono in realtà quattro dimensioni: le tre che chiamiamo i tre piani dello spazio, e una quarta, cioè il tempo » … l'ipotesi di una « quarta dimensione » costituita dal « tempo » veniva assunta quale punto di partenza di incredibili avventure, anticipando le conclusioni di A. Einstein, che nel 1905 pone fine alla ricerca e alle fantasie, con la sua teoria della relatività.
La “Quarta dimensione” temporale viene descritta da precise regole matematiche, la riscrittura della leggi della fisica sulla base di questa teoria portò una radicale svolta nella descrizione della natura dell'universo.
Oggi in fisica non esiste più uno spazio tridimensionale e un tempo assoluto, ma esiste un solo e unico continuum spazio-temporale che definisce la struttura quadridimensionale dell'universo.
La “Quarta Dimensione” nella fotografia
La struttura quadrimensionale dell'universo non sovverte i criteri di base su cui poggia la nostra visione terrena della realtà, nella nostra vita quotidiana la concezione dello Spazio e del Tempo, continua ad essere legata ai fondamenti Newtoniani (Spazio tridimensionale e Tempo lineare), e l'unica forma di controllo che abbiamo su quest'ultimo è la misura del suo trascorrere guardando le lancette di un orologio fatto per misurare il tempo lineare nella sua progressione immutabile ed in un solo senso, definito dalla meccanica newtoniana.
Rimanendo in tale limitata dimensione abbiamo disponibile un'altro strumento che utilizza gli stessi principi di orologeria, la fotocamera, realizzata con gli stessi meccanismi cinematici: molle, ruote dentate, cremagliere, ecc..., ambedue lavorano nel “dominio del Tempo”, ma con un fine diverso: la prima (orologio) misura il trascorrere del tempo, mentre la seconda (fotocamera) trattiene una parte dello stesso (tempo di esposizione), per riproporlo nel futuro.
Disponiamo di uno strumento che ci permette di percorrere virtualmente il tempo anche nel senso opposto, come nella fantasiosa “Macchina del Tempo” di H.G Wells.
In conclusione:
La macchina fotografica registra oltre alle tre dimensioni dello spazio reale ( lunghezza, altezza e profondità) anche la dimensione temporale. Qualunque cosa infatti viaggia in avanti nel tempo.
1) Un bicchiere poggiato su di un tavolo, a noi sembra immobile, invece si sta spostando nel tempo. Fotografando il bicchiere con un tempo di posa 15 sec. avremo fotografato il suo spostamento nel tempo di 15 secondi.
2) Lo stesso esempio risulta più facile da capire fotografando un soggetto che oltre a spostarsi nel tempo si sposta contemporaneamente nello spazio: fotografando lo startrails di Polaris per 2 ore, catturiamo in forma di strisce luminose l'avanzamento nel tempo e nello spazio delle stelle.
La registrazione della dimensione temporale, “quarta dimensione”, è virtualizzata così come la “terza dimensione”, la profondità, virtualizzata dalla prospettiva.
La fotografia rappresenta “realmente” le prime due dimensioni e “virtualizza” le altre due. Tale virtualizzazione è relativa non al supporto fotografico ma all'immagine in esso contenuto, frutto della percezione visiva seguita da una funzione cerebrale di ricostruzione spaziale e temporale che non esistono realmente sul supporto bidimensionale.
Delle quattro dimensioni, quella temporale è la dimensione fondamentale, per esempio se eseguo un ritratto è poco importante che il soggetto rispetti le regole compositiva accademiche, se nell'istante dello scatto farà una smorfia, la foto sarà fallita. Al contrario se riesco a riprendere l'istante giusto, la fotografia sarà un successo.
La pittura lavora su tre dimensioni (due reali, una virtuale) quella temporale non esiste in quanto il pittore si prenderà il suo tempo per donare un sorriso sul volto del soggetto, poco importa a lui di trattenere un istante di tempo, per lui il tempo non esiste.
E' nell'animo umano cercare l'origine delle cose, in basso riporto con maggior dettaglio la cronologia della ricerca e i personaggi che in alcuni casi a costo della loro stessa vita hanno concorso a rivoluzionare la visione primordiale dello spazio e del tempo, elevando la conoscenza dell'umanità a quello che oggi conosciamo come universo quadrimensionale.
Il sistema “Geocentrico” Tolemaico
Fino al XVI secolo fu il modello geocentrico a imporsi ed essere accettato dalla comunità dei sapienti. In particolare la versione elaborata da Tolomeo, in linea con le concezioni di Aristotele.
Tolomeo, nel II sec. A.C. pose la Terra immobile al centro dell’Universo. Il suo sistema si conciliava perfettamente con un’idea destinata ad avere grande successo nei secoli successivi: la convinzione cristiana che il nostro pianeta sia stato creato da Dio e posto al centro dell’Universo espressamente per l’uomo.
Mikolaj Kopernik - Il sistema “Eliocentrico” Copernicano
L’astronomia dovrà attendere 1800 anni per conoscere decisivi sviluppi. Il polacco Mikolaj Kopernik (1473-1543), sarà il primo ad avere il coraggio di infrangere il dogma tolemaico e cristiano della Terra immobile al centro dell'Universo e sviluppare l'idea di un sistema solare eliocentrico.
Secondo le sue “eretiche” teorie, la Terra non è il centro dell’Universo ma solo un pianeta come gli altri che ruota su se stesso mentre compie una rivoluzione attorno al Sole.
L'opera che sosteneva le tesi eliocentriche “De revolutionibus orbium coelestium" (1543) venne pubblicata nell'anno della sua morte, fu un successo editoriale in tutta Europa, verrà censurata dal tribunale ecclesiastico nel 1616, ma ormai troppo tardi, altri grandi studiosi proseguiranno il cammino indicato mettendo in crisi l’antica concezione della struttura del cosmo.
Tuttavia, i calcoli fatti sulla base del modello di Kopernik non permettevano di calcolare con esattezza le posizioni planetarie, l’astronomo polacco, immaginava il suo sistema con orbite planetarie circolari e non ellittiche come nella realtà.
Johannes von Kepler
In seguito, il tedesco Johannes von Kepler (1571-1630) giunse alle esatte conclusioni: i pianeti si muovono attorno al Sole, ma seguendo orbite ellittiche e con velocità che variano col variare della distanza dalla stella.
La sua opera principale “Astronomia Nova seu physica coelestis” (1609), contiene la formulazione delle leggi che portano il suo nome e grazie a queste sarà possibile calcolare con esattezza le posizioni planetarie.
Kepler non si spiegava il senso del ruolo centrale del Sole, che costituiva, con la sua forza di attrazione la causa del movimento orbitale dei pianeti.
Applicò erroneamente, l'azione del campo magnetico, dal momento che William Gilbert aveva da poco pubblicato “De Magnete” (1600), dove ipotizzava che la Terra si comportasse come una calamita. Kepler immaginò che se anche il Sole fosse stato una calamita in rotazione attorno al proprio asse, avrebbe potuto trascinare nel suo moto i pianeti, concepiti anch'essi come altre calamite. Kepler non giunse ad ipotizzare la legge di gravitazione universale, problema che troverà soluzione nel 1687 ad opera di Newton.
William Gilbert
L'inglese William Gilbert (1544-1603) studioso dei fenomeni magnetici, nella sua pubblicazione “De Magnete” (1600) venne alla conclusione che la terra possedesse le proprietà di un grande magnete, quindi essa stessa era origine del campo magnetico terrestre e l'ago delle bussole fosse attratto dai poli magnetici N/S della terra, coincidenti con i poli geografici.
Gilbert, inoltre fu il primo a capire che la singolare proprietà dell'ambra, una resina fossile gialla degli alberi, un "materiale plastico naturale", di attrarre oggetti leggeri quando veniva strofinata con un panno, non era dovuta al magnetismo ma a qualcosa di diverso, a cui diede il nome latino “electricus”, derivando questo termine dal nome greco dell'ambra ἤλεκτρον (elektron), il termine verrà convertito nell'anglosassone electric e electricity.
1897, l'inglese Joseph John Thomson (1856-1940) scopre l'unità naturale di carica elettrica negativa, verrà chiamata "electron" (elettrone). Le numerose applicazioni di elettroni che si muovono nel vuoto (valvole) o all'interno di semiconduttori verranno successivamente denominate "electronics"
Galileo Galilei
Inizio del XVII secolo le opere di Kopernik e Kepler furono censurate (1616), ovvero il tribunale ecclesiastico dell’Inquisizione ne vietò la diffusione, sebbene fossero scritte in Latino e destinate alla ristretta cerchia degli studiosi. La forza di quelle idee, però, era dirompente e Galileo Galilei (1564-1642) convinto sostenitore del sistema eliocentrico copernicano, sviluppò lo strumento con cui comprovare tali teorie, modificando per adattarlo all'osservazione dei corpi celesti il cannocchiale inventato nel 1608 dall'olandese Hans Lippershey. Nel 1609 presentò il suo cannocchiale astronomico e ne costruì un gran numero affinché altri studiosi potessero ripetere le sue osservazioni.
Infine divulgò i risultati delle proprie ricerche, nel suo “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano”(1632), scritto in Italiano “volgare”, gli costò la condanna del tribunale ecclesiastico dell’Inquisizione, per cui fu costretto a ritrarre le proprie affermazioni e restare recluso per tre anni nella villa-osservatorio di Arcetri, sopra Firenze.
Nello stesso testo, Galileo enuncia la prima legge della dinamica “le leggi della fisica abbiano la stessa forma matematica rispetto a qualunque sistema di riferimento nel quale valga il principio di inerzia”, sarà questa la regola base della scienza moderna, nel rispetto della geometria Euclidea.
Isaac Newton
Isaac Newton (1642-1727) sviluppando gli studi di Galileo sulla meccanica e la dinamica e convinto che tutti i moti abbiano caratteristiche comuni, rielaborò in forma matematica le basi della fisica moderna e formulò la legge di gravitazione universale, pubblicata su “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” (1687): due corpi si attraggono con forza proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza (ossia, più sono massicci più si attraggono, più sono distanti e meno si attraggono). Kepler aveva ipotizzato che fosse una forza magnetica a trattenere i pianeti attorno al Sole, Newton capì che si trattava della gravità, la stessa forza cui sono sottoposti due corpi, sulla superficie della Terra come nello spazio più lontano.
Di fronte alla regola Galileiana, del principio di inerzia, gli fu chiaro che la sua adozione implicasse necessariamente un riferimento in cui il primo principio della dinamica, ossia il principio di inerzia di Galileo, dovesse avere piena validità.
Il vero problema tuttavia era dove collocare tale sistema di riferimento: risolse il dilemma asserendo che tutti gli spazi misurati si riferissero ad uno spazio assoluto, il solo esistente invariato e immutabile, e che l'immutabilità dello spazio assoluto fosse associato con l'esistenza di un tempo assoluto, che scorre uniformemente, pervadendo tutto lo spazio assoluto.
La soluzione di Newton diventò un paradigma destinato a durare per secoli.
La rivoluzione scientifica portata da questi uomini è tanto più importante se consideriamo il periodo storico in cui si svolge. Rinnegare che la Terra, e quindi l'uomo, non sia il centro dell'universo, ma più modestamente una parte di esso, ed anche molto piccola, portava come conseguenza la condanna per “eresia” dal tribunale ecclesiastico dell’Inquisizione.
Dovranno passare ancora diversi anni per l'affermazione dell'autonomia della ragione illuminista, e la conseguente demolizione del potere inquisitorio della chiesa, che di fatto aveva bloccato per oltre 1000 anni l'evoluzione scientifica dell'uomo !
L'illuminismo sviluppatosi nel XVIII secolo in Europa affida alla ragione la determinazione delle proprie possibilità, indipendentemente da ogni verità che si presenti come rivelata, liberando l'uomo dalla paura, indotta dalla religione, di Dio e della morte.
L'atteggiamento dell'Illuminismo assume una dura avversione per la Chiesa Cattolica nei suoi rapporti col potere civile, gli Stati cominciarono ad assumere un atteggiamento indipendente, abbandonando ogni rispetto per la politica del Papato, rivendicarono per i loro affari interni, un'autonomia che concedeva alla curia un'influenza sempre minore, anche nelle questioni ecclesiastiche, la Chiesa e il Pontificato, si sono trovati esposti ad una violentissima campagna di accuse, (non esclusa quella di tramare contro lo Stato) e finiscono per esserne travolti.
1864, James C. Maxwell (1831-1879) pubblica "A Dynamical Theory of the Electromagnetic Field", la prima teoria moderna dell'elettromagnetismo, raggruppando in un modello unificato tutte le precedenti osservazioni, esperimenti ed equazioni non correlate di questa branca della fisica. Le Equazioni di Maxwell dimostrano che l'elettricità, il magnetismo e la luce sono tutte manifestazioni del medesimo fenomeno: l'elettromagnetismo.
Maxwell dimostra che il campo elettromagnetico si propaga attraverso lo spazio sotto forma di onde alla velocità costante della luce.
1875, Hendrik A. Lorentz (1853-1928), pubblica "Beugung und Brechung von Licht" (Diffrazione e rifrazione della luce), le Trasformate di Lorentz rappresentano il perfezionamento degli studi di Maxwell e contrastano con le limitazioni delle teorie di Galileo, quest'ultime non erano applicabili ai fenomeni elettromagnetici, in particolare le leggi dell’elettromagnetismo sembravano dipendere dal sistema di riferimento utilizzato. Sul finire dell'ottocento vengono messe in discussione anche le teorie di Newton relativamente alla rigidità del tempo.
1887, Albert A. Michelson e Edward Morley dimostrano sperimentalmente, che la velocità della luce è la medesima in tutte le direzioni. Einstein accetta tale risultato che dimostra l'isotropia dello spazio per tutti gli osservatori e determina che la velocità della luce è indipendente dal moto della sorgente e dell'osservatore, ed ha una velocità finita e ben determinata, questa ipotesi e le Trasformate di Lorenz, verranno utilizzate più tardi da Einstein per la descrizione dello spazio e del tempo nella teoria della relatività.
Stava nascendo il concetto della “quarta dimensione” temporale, che andava ad aggiungersi alle tre dello spazio (lunghezza, larghezza e profondità) fino ad allora conosciute.
Le basi cognitive dei secoli precedenti verranno stravolte, in questa rivoluzione scientifica di fine secolo si inserisce la fantasia.
1895 lo scrittore inglese Herbert George Wells (1866-1946), ipotizza molto fantasiosamente nel suo primo romanzo “La macchina del tempo” (The Time Machine) di poterlo percorrere in ambedue i sensi, passato e futuro.
Il romanzo inizia con il “Viaggiatore del Tempo” che descrive il funzionamento della macchina formulando ipotesi su come il tempo possa essere una dimensione percorribile allo stesso modo delle altre tre dello spazio fino ad allora conosciute.
L'ipotesi di una « quarta dimensione » costituita dal « tempo » veniva assunta quale punto di partenza di incredibili avventure.
Viene negato il presupposto di un tempo linearmente progressivo, unidirezionale ed irreversibile.
La “macchina del tempo “ di H.G.Wells (1895)
Il paradosso del cubo istantaneo per spiegare ai suoi ospiti la quarta dimensione:
… non può esistere nella realtà un cubo avente soltanto una lunghezza, una larghezza e un'altezza se non ha anche una durata nel tempo che sia maggiore di zero, altrimenti non potremmo vederlo - è chiaro che ogni corpo solido reale deve estendersi in quattro dimensioni: deve avere cioè una lunghezza, un'altezza, una larghezza... e una durata. Ma per la naturale imperfezione dei sensi umani, noi siamo inclini a sorvolare su quest'ultimo presupposto. Esistono in realtà quattro dimensioni: le tre che chiamiamo i tre piani dello spazio, e una quarta, cioè il tempo ...
… Consideriamo, per esempio, il ritratto di un individuo di otto anni, un altro dello stesso a quindici anni, poi a diciassette, a ventitré, eccetera. Tutti questi ritratti sono evidentemente sezioni, per così dire, immagini tridimensionali della sua essenza quadridimensionale …
… La nostra vita mentale, che è immateriale e non ha dimensioni, passa lungo la dimensione tempo
… Se io, per esempio, ricordo con grande chiarezza un incidente qualsiasi, mi sposto al preciso istante in cui esso è accaduto: mi astraggo, come suol dirsi; compio, cioè, per un momento, un balzo nel passato …
… Non possediamo i mezzi, certo, per restarvi durante un dato periodo di tempo ...
… E perché dunque non potrebbe sperare di riuscire un giorno a fermare o accelerare la sua corsa lungo la dimensione tempo, o perfino a fare dietro front e viaggiare nella direzione opposta? …
Albert Einstein (1879-1955) trasforma ipotesi e fantasie fin qui descritte, in equazione matematica, dimostrando che il tempo non scorre sempre nello stesso modo, esso è variabile nella sua dimensione in quanto legato relativamente alle tre dimensioni spaziali (lunghezza, larghezza e profondità).
1905, pubblica “Zur Elektrodynamik bewegter Körper” la teoria esposta nell'articolo, nota con il nome di Relatività Speciale, risolve i contrasti tra teoria meccanica (Galileo-Newton) e teoria elettromagnetica della luce (Maxwell-Lorentz), con una revisione dei concetti assolutistici di spazio e di tempo.
Nella sua teoria riunisce lo spazio tridimensionale e il tempo in una unica entità quadridimensionale chiamata spazio-tempo con cui oggi viene descritta la struttura dell'universo.
Nella "Teoria della relatività" non esiste un unico tempo assoluto, ma ogni singolo individuo ha una propria personale misura del tempo, che dipende da dove si trova e da come si sta muovendo (Stephen Hawking).
Per Einstein spazio e tempo non sono più quantità assolute e distinte, come aveva supposto Newton, ma intrinsecamente relative, per cui lo spazio non è assolutamente distinguibile dal tempo; e gli eventi di interazione tra energia e materia determinano le dimensioni variabili dello spazio-tempo nell'universo. In tal modo riunendo in un singolo concetto: lo spazio-tempo. Non si può parlare del tempo senza menzionare lo spazio e viceversa.
Le equazioni di Einstein permettono in linea teorica di viaggiare nel tempo, considerato a lungo fantascienza, il viaggio nel tempo oggi è soltanto un problema di ingegneria ( Michio Kaku fisico statunitense: https://it.wikipedia.org/wiki/Michio_Kaku )
Le trasformazioni corrispondenti ad un cambio di sistema di riferimento in questo spazio sono le trasformazioni di Lorentz, secondo le quali (1) la velocità della luce dipende da valori costanti relativi al mezzo di propagazione e non al moto relativo dei sistemi di riferimento, (2) che si riducono solo nel limite di basse velocità in tutti i sistemi di riferimento inerziali, alle trasformazioni di Galileo della meccanica newtoniana.
Ciò ha come conseguenza la relatività del concetto di simultaneità e di distanza spaziale: in un sistema in moto la massa di un corpo aumenta, le distanze si contraggono, il tempo si dilata.
La riscrittura della leggi della fisica sulla base di questa teoria portò una radicale svolta nella descrizione della natura dell'universo, l'interpretazione relativistica di questi fenomeni permise di definire la struttura quadridimensionale dell'universo.Questo dualismo non sovverte i criteri di base su cui poggia la nostra visione della realtà, nella nostra vita quotidiana la concezione dello Spazio e del Tempo, continua ad essere legata ai fondamenti Newtoniani (Spazio tridimensionale e Tempo lineare).
La successiva teoria della Relatività Generale pubblicata nel 1916 “Die Grundlage der allgemeinen Relativitätstheorie” descrive l'interazione gravitazionale non più come azione a distanza fra corpi massivi, come era nella teoria newtoniana, ma dimostra che la gravitazione è un attributo dello spazio-tempo curvo.
Nella teoria di Einstein, le masse distorcono lo spazio-tempo nelle loro vicinanze, e altri corpi si muovono in traiettorie determinate dalla geometria dello spazio-tempo. Ciò ha permesso una descrizione dei moti della luce e delle masse in linea con tutte le osservazioni disponibili.