La storia si interrompe

La strage di Kabul


                                                       5 maggio 2021


Quaranta ragazze, quaranta ragazze sterminate da un capriccio. Magari una era così felice di aver preso un bel voto, di andare a casa dell’amica, di aver iniziato un nuovo argomento di Storia. E la sua storia si è fermata, troppo presto, troppo inutilmente, quel venerdì pomeriggio all’uscita della Syed Al Shahda School, a Kabul, in Afghanistan, dove una bomba ha posto fine a quaranta giovani e innocenti vite.

Ero con la mia compagna di banco, stavamo uscendo da scuola, quando all’improvviso abbiamo sentito un’esplosione fortissima. Tutti urlavano e c’era sangue ovunque, non riuscivo a vedere nulla.”

Le parole di Zahra, una delle poche sopravvissute all’esplosione; una quindicenne, che ha visto un’amica morire davanti ai suoi occhi. Ventisei sono le ragazze che, con un braccio rotto e qualche scheggia fra le ossa, non si scorderanno mai di quegli interminabili istanti di terrore in cui tutta la vita è passata loro davanti, rapida e impetuosa, nel trambusto di quel pomeriggio.

Terroristi, Isis, Talebani, chiunque sia stato, ha distrutto il futuro di quelle ragazze che non vedevano l’ora di riabbracciare i loro genitori e di raccontargli cosa avevano imparato quella mattina.

Un atto che ci fa rabbrividire e che ci fa pensare a quanto siamo fortunati ad essere nati in un Paese che rispetta i diritti delle ragazze.

 

 

Pasquini Maria Sara, Pastore Laura, Pimpinicchio Vittoria, 2^C.


Rosso: fino a quando ci accompagnerai?

15 aprile 2021


Durante questo periodo di emergenza, qui in Umbria al telegiornale sentivamo spesso frasi del tipo: “Ce la faremo”, “Ne usciremo insieme”, ma a noi sembra solo di perdere pezzi.

Ormai l’Italia non è più un “puzzle” completo; ci lasciano le persone, i medici, i familiari… Chi è rimasto? Ritorneremo mai ad essere l’Italia ante-covid? 

A marzo del 2020 abbiamo affrontato la prima ondata; a giugno sembrava tutta acqua passata, ma invece siamo nuovamente caduti in questo incubo che sembra senza fine, per colpa dell’evoluzione del covid nelle varianti, che qui in Umbria sono state devastanti.

Da settembre la nostra regione ha incominciato a scalare tutti i record di decessi per covid, finché per un periodo è stata addirittura la regione con più morti d’Europa (in base alla popolazione).

Guardando la tv e la ricostruzione grafica del virus, ci chiediamo come sia possibile che una così piccola “pallina” possa aver causato tutto questo.

Come uscirne? Non possiamo contare sempre sugli altri, ma dobbiamo aiutarci tra di noi, anche se ci dovremmo lavorare un po', poiché per essere una vera squadra non bastano i soliti discorsi strappalacrime, se poi non hanno contenuto al loro interno.

Pensiamo a cosa avremmo fatto quest’anno se non ci fosse stato il covid: sarebbe stato tutto diverso. Allora dobbiamo fare in modo che tutto torni come prima, meglio di prima. Non è facile…

Un cuore può battere anche 100 volte al minuto, ma il covid sta facendo battere sempre meno cuori.

Sempre più personale sanitario è portato a pronunciare la frase: “Abbiamo fatto il possibile, ma non ce l’ha fatta…” e vedere la morte del paziente e anche quella dei propri parenti è angosciante, ci spaventa…

Ciò fa veramente paura, forse è bene che faccia paura… ma sicuramente noi possiamo sconfiggere questa paura, anche nel nostro piccolo. Come? Rispettando le regole.

Mettere la mascherina è solo una delle piccole regole che cambia la vita, che salva la vita!

Se non volete impegnarvi per voi stessi alla lotta del virus almeno fatelo per gli altri: quelli che vogliono vivere senza la malattia e senza il rischio di non vedere più la luce.

Giochiamo tutte le nostre carte per sconfiggere il virus, ossia la paura: perché il mondo ci aiuta, ma sta a noi fare la mossa finale.

Elisabetta Anna Iodice, 1^D - Gabriele Antonio Iodice,3^D

Identikit: l’uomo medio post Covid

 18 marzo 2021


Come ben sappiamo ormai, l’uomo è frutto della sua evoluzione, un’evoluzione che ancora non si è fermata e che ci porterà, con l’adattamento, a perdere caratteri inutili e ad accentuarne altri più vantaggiosi per la nostra sopravvivenza. Sicuramente il Covid ci ha cambiato molto durante quest'anno e tra poco tempo il nostro corpo e le nostre abitudini si adatteranno a tutto ciò. Per questo, e per sdrammatizzare, abbiamo pensato a come potrebbe essere l’uomo medio dopo il Covid e ne è venuto fuori questo spassoso identikit.

Le orecchie: irrimediabilmente sporgenti, come quelle di Dumbo.

I polmoni: più grandi del torace stesso, a mo’ di mongolfiera, a forza di respirare affannosamente per trovare quella poca aria che riesce a passare dalle mascherine.

Il naso: schiacciato, quasi incarnito sul resto della faccia, stile Voldemort,

Gli occhi: enormi, spalancati, fleshati, resi inespressivi dai continui bagliori provenienti da schermi per DAD, smart working, ecc.

Capelli: così, come capita; i parrucchieri saranno solo un ricordo, estinti come i dinosauri.

Le mani: consumate, levigate, grondanti acqua del battesimo (o gli appunti per le verifiche dell'‘82 per i più cresciuti).

E tanta, ma tanta puzza di amuchina; lei e la mascherina saranno diventate le nostre migliori amiche. Quando usciamo per una qualche necessità, sono lì, nell'ombra, minacciose, aspettando di essere afferrate per procurarci l'ennesima, inevitabile sofferenza.

 

Alessandro Tini, 3^D


Disegno di Matteo Fucelli, 3^D

English? No, grazie. W la lingua italiana!

18 marzo 2021


L’inglese, è la lingua ufficiale della comunicazione internazionale ed è parlato da più di 300 milioni di persone al mondo. In Italia sono numerose le parole inglesi utilizzate, anche inconsapevolmente, al punto che molte parole italiane usate frequentemente sono state ormai sostituite con parole inglesi. La domanda è: ne abbiamo davvero bisogno? E soprattutto…in che lingua è scritto il brano che segue?!?!?!

Nel weekend, io e io mio team abbiamo partecipato a un meeting online, a causa del lookdown. Tutto lo staff, ognuno col suo device, ha fatto il log in nella propria e-mail e, scelto un nickname, ha lavorato sul nuovo brand, leader nel mondo. Dopo la full immersion, ho fatto un break: sono tornata nella suite dell’hotel e, per eliminare lo stress, ho scelto un outfit abbastanza cool, mi sono messa un make up waterproof e sono andata a cena in un locale low cost, poiché avevo poco cash, ma in una bella location; la cena era all inclusive. Infine mi sono fatta un selfie e l’ho postato sul social network.

Se avete bisogno di aiuto per decifrare il brano, ecco pronto un mini dizionario con alcune parole che si sono, diciamo così, “trasformate” dall’italiano all’inglese.


fine settimana= weekend                                                                                 

riposo= relax

assassino=killer                                                                                               

notizia=scoop

dietro le quinte= backstage                                                               

device= dispositivo

capo=leader                                                                                              

schermo=display

limite di spesa=budget                                                            

posta elettronica=email

marchio=brand                                                                                        

personale= staff

attività commerciale= Business                                                            

tensione=stress

in rete= online                                                                                         

team= squadra

soprannome= nickname                                                                            

esame=test

socio=partner                                                                                                  

albergo=hotel

primato=record                                                                                    -

stanza di lusso=suite

web=rete                                                                                          

isolamento= lockdown

autoscatto= selfie

contante=cash

vestito=outfit

”figo”= cool

tutto compreso= all inclusive

luogo=location


 

Che ne pensate? Conoscere l’inglese è importante e ci piace, per carità, ma… se invece tornassimo a parlare l’italiano???

Linda Battaglini, Sara Panzetta, 3^D


lunedì 18 gennaio 2021

Articolo 41 bis: il carcere duro

Il regime carcerario 41 bis, detto carcere duro, è una detenzione particolare rigida e severa, introdotta nel 1975. Nato per contrastare le rivolte all’interno delle carceri, fu esteso ai boss mafiosi nel 1992. L'obiettivo è impedire il passaggio di ordini e di informazioni tra i detenuti e le organizzazioni di appartenenza sul territorio. Questo regime riduce al minimo sia i contatti fra i detenuti e l’esterno sia con gli altri detenuti e le guardie penitenziarie, soprattutto per impedire che queste ultime vengano minacciate o corrotte. Il regime 41 bis ha quindi una condizione di totale isolamento. Chi è sottoposto al carcere duro ha una cella singola con un letto, un tavolo, una sedia (inchiodata) ed è impossibile ogni forma di privacy. Chi è detenuto in questo regime non può possedere alcun oggetto personale, neanche un libro. Il detenuto è sorvegliato 24 ore su 24 e i contatti con le guardie sono ridotti al minimo, come anche i colloqui. Il detenuto ha diritto a cure mediche e, quando indispensabile, può essere condotto in ospedale. Ai detenuti è data la possibilità di un colloquio personale al mese, della durata di un’ora, mediante un vetro divisorio, alto tutto il muro, in modo da impedire il passaggio di oggetti. Se non è possibile un colloquio visibile, è permesso un colloquio telefonico. Ovviamente tutti i tipi di colloqui sono registrati. Oggi in Italia ci sono 22 case circondariali in cui si applica questo regime; le più vicine a noi sono a Terni e a Spoleto.

 

Myriam Cerchione

Rebecca Benda, 3^B


Il sistema elettorale “a stelle e strisce”

Election Day 2020: chi si è aggiudicato la Casa Bianca?

 

 Il 3 Novembre 2020, mentre in Europa si combatteva per attenuare la seconda ondata da Coronavirus, negli Stati Uniti d’America avvenivano le elezioni presidenziali: il cosiddetto election day.  Intanto, dovete sapere, gli USA sono un insieme di 50 Stati federali (più un distretto, quello della Columbia), il cui nucleo originario risale al 4 Luglio 1776. Il 4 febbraio 1789 avvenne la prima elezione statunitense, che vide salire al comando George Washington. Da allora sono passati 211 anni e quest’anno si sono tenute le 46esime elezioni, delle quali per molto tempo non si è avuto un vero e proprio vincitore. Perché? Per la guerra giudiziaria che Donald Trump (45esimo presidente degli USA) ha indetto nei confronti di Joe Biden, che, secondo i criteri che vi sto per spiegare, ha vinto le elezioni del 3 novembre.

Innanzitutto, negli Stati Uniti, non è il voto popolare che conta nell'elezione del presidente; o meglio, conta indirettamente, perché a votare sono i cosiddetti “grandi elettori”, scelti dalla popolazione. Nonostante un candidato abbia in percentuale il sostegno della maggioranza degli statunitensi, non è necessariamente lui a finire alla Casa Bianca. È successo varie volte, anche nelle scorse elezioni, per esempio, quando Hillary Clinton (candidata alla presidenza nel 2016) ottenne tre milioni di voti più di Trump: perse comunque le elezioni. Per vincere è fondamentale ottenere la maggioranza all'interno del “collegio elettorale'’, che è composto da 538 grandi elettori, 100 senatori più 435 deputati. Insieme compongono il Congresso, a cui si aggiungono altri 3 rappresentanti del Distretto di Columbia, dove si trova la capitale Washington.

Per vincere le elezioni e diventare presidente degli USA servono 270 elettori a favore. Il sistema è maggioritario “secco”, e questo significa che chi dei due candidati prende anche un solo voto in più dell'altro, in ognuno dei 50 Stati dell'Unione, otterrà tutti i delegati che lì sono messi a disposizione e che sono proporzionali alla popolazione: più uno Stato è popolato, più grandi elettori gli spettano. Le uniche eccezioni sono Maine e Nebraska, dove, grazie a un sistema più proporzionale, anche i singoli collegi assegnano ciascuno un elettore al vincitore.

Ebbene, secondo quanto illustrato, Biden risulta vincitore delle elezioni, nonostante Trump si sia opposto e abbia parlato di elezioni truccate, non riconoscendo la sconfitta. Continuiamo a seguire la vicenda: vedremo chi, il 20 gennaio prossimo, data ufficiale per l’inizio del mandato del presidente degli USA, siederà alla Casa Bianca per almeno 4 anni…o forse 8.

Gabriele Antonio Iodice, 3^