Tutti a casa

La didattica a distanza…dal punto di vista dei docenti

 

Noi studenti vediamo la DAD solo dal nostro punto di vista. Con queste interviste vogliamo dimostrare che questo periodo è difficile anche per i prof… Abbiamo intervistato alcuni insegnanti della nostra scuola, i quali ci hanno svelato il loro personale rapporto con la DAD. Pur riconoscendo che questo nuovo tipo di didattica è servito come stimolo per migliorare e per “reinventarsi”, la conclusione è unanime: “amiamo la didattica in presenza e non vediamo l’ora di tornare in classe con i nostri studenti!”

Abbiamo intervistato:

Prof. Marco Casavecchia (C), Matematica

Prof.ssa Beatrice Guidi (G), Musica

Prof.ssa Giulia Urbani (U), Spagnolo

Prof.ssa Giovanna Pierini (P), Lettere

Vittoria Mazzoni (M), Arte e immagine


1. Tutti siamo un po’ in difficoltà in questo periodo. Ma questo nuovo modo di svolgere le lezioni da casa, secondo lei, può avere dei vantaggi?


C. Ritengo che possa essere uno strumento utile per mantenere un rapporto con gli alunni e per dare in un certo qual modo continuità al lavoro, ma nel complesso la mia valutazione della DAD non è molto positiva.    

                             

G. Onestamente non mi sento di parlare di vantaggi, è stata una soluzione d’emergenza ad un problema. Possiamo però apprezzare l’esistenza di mezzi tecnologici che ci hanno permesso di continuare a lavorare anche durante la sospensione delle attività in presenza. Quindi il mio punto di vista è: ringraziamo la tecnologia quando serve, senza abusarne quando se ne può fare a meno.


U. E’ un periodo molto difficile per tutti, soprattutto per voi ragazzi e il consiglio che mi sento di darvi è di tenere duro, poiché presto sicuramente ne usciremo e saremo tutti più forti. La DAD, nonostante i diversi aspetti negativi, permette agli alunni di studiare e di continuare ad apprendere secondo modalità nuove.        

   

P. Personalmente credo nell'alto valore della Scuola come ambiente educativo, culturale, relazionale sociale per eccellenza, quindi ritengo insostituibile e imprescindibile “lo stare in presenza”. I docenti sono rimasti vicini agli alunni, gli alunni si sono visti e incontrati anche se in uno schermo!                

                          

M. Secondo me ha il vantaggio per gli alunni malati costretti a restare a casa. Può inoltre servire da elemento aggiuntivo alla didattica in presenza. E’ tanto più utile quanto maggiore è l’età dell’alunno/a.

La prof.ssa Beatrice Guidi

Il Prof. Marco Casavecchia

2. Personalmente, cosa ha imparato in questi mesi di Didattica A Distanza? Cosa crede che possano aver imparato i suoi studenti?                       


C. Io ho fatto un po’ di pratica con tecnologie e risorse nuove, i miei studenti molto poco.                                                                                                

G. Tutti noi abbiamo dovuto imparare nuovi modi di comunicare e lavorare. I progressi di insegnanti ed alunni sul piano tecnologico-informatico sono stati notevoli, ma hanno spesso richiesto un grande lavoro di formazione e collaborazione. Ciò che mi resta, e che spero resti ai miei alunni, è il valore di un’esperienza che ci ha messi alla prova, che ci ha costretti ad essere flessibili, ad adattarci ad una situazione inaspettata, difficile e spesso frustrante, e a coltivare la preziosa resilienza.


U. Ho appreso tantissime cose in questi mesi di Didattica A Distanza. Ho imparato a usare tantissime applicazioni, che prima mi erano sconosciute e soprattutto la Dad ha stimolato il lavoro e l’approfondimento di gruppo, che è per le mie classi e per me, uno strumento di maturazione e autovalutazione. Sto imparando molte cose facendole. Credo che i miei studenti abbiano lavorato in modo più autonomo e con strumenti finora poco conosciuti.


P. La DaD è riuscita a darmi una spinta nuova. Professionalmente mai avrei scommesso così tanto nell'uso della tecnologia: sono riuscita a staccarmi dal libro di carta (che adoro!) e dal quaderno e a mettermi in gioco con metodologie ed una didattica alternativa innovativa che ho trovato comunque interessante. Credo che anche gli studenti abbiano imparato che si può apprendere in modo diverso. Probabilmente hanno imparato ad interagire con i docenti e a lavorare mettendo il loro modo di essere, il loro impegno… al centro del loro apprendimento.


M. Personalmente, credo che la lezione migliore che stanno dando questi mesi, sia la nuova consapevolezza che la didattica in presenza è insostituibile e che il ruolo della scuola pubblica sia fondamentale per la crescita degli individui e per la formazione dei cittadini. La scuola è insostituibile e andrebbe perciò migliorata e potenziata.

3. Nell'insegnare la sua materia a distanza, si trova ostacolato o avvantaggiato? Secondo quali punti di vista?


C. La didattica, nella matematica, ne ha sicuramente risentito. E per quanto ci siamo tutti impegnati al meglio, la mancanza di un contatto diretto alunni-docenti si è fatta sentire. Per scienze, materia più discorsiva, le cose sono andate meglio, ma la condivisione dei contenuti ha dato non pochi problemi.


G. Gli ostacoli sono di gran lunga superiori ai vantaggi. La lezione partecipata a cui sono abituata, con numerosi interventi e domande, si realizza bene in presenza ma molto meno a distanza, alcuni ragazzi, meno propensi, tendono a nascondersi dietro lo schermo. Inoltre, la parte pratica della mia materia è impossibile da attuare a distanza in gruppo, a causa del ritardo di trasmissione del segnale audio. L’unica cosa che può avere un risvolto positivo (per me, forse non per gli alunni) è che tutti i compiti svolti a casa vengono consegnati e conservati in classroom, questo mi consente di controllarli, correggerli e commentarli tutti, ogni volta, anche se ciò comporta un enorme investimento di tempo. Nel tentativo di colmare le distanze e di essere presenti per tutti e per ciascuno, le ore da dedicare ogni giorno al lavoro in Dad si moltiplicano a dismisura.


U. Sicuramente, non si può paragonare la lezione in presenza con quella a distanza. Nella mia materia, la lingua spagnola, mi sono sinceramente sentita ostacolata, poiché a me non piace la lezione frontale e nozionistica, ma preferisco un apprendimento cooperativo basato su un’esperienza diretta. In classe generalmente lavoro molto con la LIM e con esercizi interattivi,  propongo video o audio, e purtroppo la Dad è molto limitante da questo punto di vista.


P.  Come ho premesso, io sono una sostenitrice della scuola in presenza poiché ritengo che l'input dell'apprendimento sia nella motivazione, e la motivazione nasce dalla relazione. Un insegnante può stimolare la curiosità e, di conseguenza lo studio se coglie i bisogni educativi degli studenti.... stando loro vicino, guardandoli, ascoltandoli, dialogando con loro. Riconosco però che l'esperienza della DaD mi ha consentito di “mettermi in gioco” e scoprire che, attraverso gli strumenti tecnologici si può fare didattica. Si possono coinvolgere gli studenti rendendoli protagonisti delle lezioni (Classe capovolta, storytelling...) e alla fine la DaD è risultata interessante ed anche DIVERTENTE (ma che fatica correggere i compiti e preparare videolezioni....fino a notte inoltrata!).


M. La disciplina di Arte e immagine ha molto a che fare con le esperienze laboratoriali, con competenze legate al saper fare e all’imparare insieme e tutto ciò, solo a scuola può avvenire. Anche se, durante la Dad, stiamo stimolando di più l’aspetto dell’espressione emotiva e della comunicazione degli stati d’animo, si lavora molto sulla lettura delle immagini e di opere d’arte ricche di significati profondi e iconici.

4. La DAD sta dando un’influenza positiva o negativa nel percorso scolastico dei suoi studenti?


C. Assolutamente negativa.


G.  Molti alunni si sono trovati in difficoltà, alcuni hanno comunque messo impegno e ne sono usciti abbastanza bene, mentre altri hanno sentito di più la distanza… Altri hanno preso questa occasione per riposarsi e ora fanno sicuramente più fatica.


U. Purtroppo mi sento di dire che nonostante i vantaggi che la DAD ha offerto ritengo che abbia un po’ penalizzato gli studenti meno volenterosi, poiché poco stimolati allo studio. 


P. La DAD sta influenzando positivamente dal punto di vista delle competenze digitali. Il rovescio della medaglia è il fatto di disabituarsi a scrivere o anche all'uso della  lingua . Un ulteriore pericolo è l'abuso delle tecnologie e le insidie che la RETE nasconde.


M. Purtroppo la DAD col passare del tempo ha lasciato sempre più indietro gli alunni in difficoltà, ma ha anche bloccato la crescita intellettuale di quelli più capaci.

 

5. Che aspettative ha nei confronti dei suoi alunni? Ne sta rimanendo deluso/a o soddisfatto/a?


C. Secondo me gli alunni già con difficoltà e poco supporto dalla famiglia ne hanno risentito di più. Invece chi di solito è abituato a lavorare autonomamente ne ha risentito di meno.


G. Le mie aspettative non cambiano: dovete impegnarvi con serietà in tutte le attività e cogliere ogni opportunità. La vita a volte ci pone davanti a situazioni inaspettate, possono cambiare le modalità di perseguire i nostri obiettivi ma non gli obiettivi stessi.


U. Sono molto fiera dei miei alunni, anche se un po’ meno verso coloro che si sono un po’ smarriti… le mie aspettative sono alte poiché molti risultati dei miei alunni sono soddisfacenti. Si sono impegnati in moltissimi e stanno raccogliendo i frutti del lavoro


P. Non tutti si sono comportati in maniera responsabile. Alcuni hanno continuato ad impegnarsi confermando il proprio reddito scolastico, lavorando duramente anche durante la DAD... Ma non è stato così per tutti!


M. Gli alunni, come noi, subiscono questa situazione drammatica, ognuno di loro ha una storia e un modo di reagire soggettivo e individuale … solo la scuola in presenza può darci la possibilità di tornare ad essere una squadra, anzi, una classe.

La  prof.ssa Giovanna Pierini



6. Dal banco alla LIM e al guardarsi negli occhi, a suo parere, qual è la cosa più importante di cui lei e suoi studenti siete stati privati con la Didattica A Distanza?


C. Facile rispondere: “il contatto umano”. Essere in presenza, guardarsi negli occhi, concedersi una battuta o una pausa, passare tra i banchi e controllare il lavoro “in presa diretta” ha un altro sapore e spessore.


G. Mi manca molto il rapporto diretto con gli alunni e tutti quegli aspetti della comunicazione che si manifestano solo in presenza. I ragazzi perdono il confronto, lo scambio, non solo a livello didattico: non dimentichiamo che la scuola è per gli adolescenti il primo luogo di socializzazione. I social media suppliscono solo in parte alla mancanza del gruppo di pari con cui relazionarsi in presenza.


U. Sicuramente la cosa più importante che ci è stata privata è stata per me l’empatia che si crea in presenza e soprattutto quei momenti di leggerezza tra una lezione e un’altra, quei cinque minuti di pausa dove l’insegnante ha modo di conoscere meglio i suoi studenti.


P. Il Guardarsi negli occhi, il parlare, il sorridere...l'empatia che si crea tra alunni e docenti ….ovviamente non è possibile nella DaD!


M. Sono tante le cose di cui siamo stati privati, ma in cima all’elenco per me c’è stata la mancanza dell’incontro con gli altri.


 7. Rientro delle prime in presenza. Quali son le difficoltà e quali le agevolazioni?

C. Nessuna difficoltà, anzi era un desiderio comune. Solo vantaggi.


G. La settimana con un rientro parziale in presenza è stata un po’ complessa da gestire da un punto di vista organizzativo. Abbiamo la fortuna di avere una scuola con ottimi spazi e dotazioni tecnologiche, questo ha certamente aiutato; in ogni caso si è trattato di un periodo breve.


U. Il rientro delle prime in presenza è stato abbastanza complesso e per fortuna è durato poco. Gestire contemporaneamente classi in presenza e altre in DAD è stato per me abbastanza caotico, poiché spesso il collegamento con gli studenti in DAD avveniva appena finita una lezione in presenza ed è stata una corsa continua.


P. Ho molta invidia ( in senso buono) per i docenti delle classi prime che tornano ad incontrare i ragazzi a scuola, certamente nel rispetto delle regole, ma che dire. “LA SCUOLA è LA SCUOLA “ ed è INSOSTITUIBILE!


M. Avere la possibilità di rivedere i piccoli delle prime è stato molto importante. Una vera gioia!



L'Arte della prof.ssa Vittoria Mazzoni.  Artemisia Gentileschi - Autoritratto come allegoria della pittura

8. Durante una video lezione possono succedere le cose più strampalate. Ha assistito a una di queste durante una delle sue lezioni? Può raccontarci?


C. Nessun episodio in particolare, se non vedere facce assonnate, ritardatari perché ”non ho fatto colazione prof”, schermi fissi, telecamere che si spengono, connessione che va via alla prima domanda


G. Un episodio divertente: al momento dell'appello ho invitati tutti gli alunni ad accendere le telecamere e al posto del volto dell'alunno è comparso un peluche... È stato molto divertente e non ha ostacolato in nessun modo la lezione, ma anzi, mi ha strappato un sorriso e ha aiutato la classe a sentirsi un gruppo


U. Assolutamente sì. In videolezione spesso mi è capitato che a un alunno interrogato sia caduta misteriosamente la connessione o che durante una spiegazione molto importante si siano alzate le mani per andare in bagno e non per chiedere chiarimenti sulla lezione


P. In questi mesi naturalmente con le telecamere siamo entrati nelle case degli alunni e viceversa… senza entrare nel dettaglio userò dei verbi che vi faranno capire: mangiare, dormire, urlare, allenarsi, ballare, pettinarsi... E chi più ne ha più ne metta!


M. Durante una lezione online il nonno di un alunno ha seguito tutta la lezione in videoconferenza con noi. In un altro caso la presenza è stata quella di un gatto accovacciato davanti allo schermo

La prof.ssa Giulia Urbani

9. Cosa si porterà nel cuore di questo periodo? Quali sono i suoi pensieri e le sue aspettative?


C. Della DAD poco o nulla, se non le tante ore passate davanti ad uno schermo La speranza è quella condivisa da milioni di persone, quella di poter, un giorno, tornare ad abbracciarci e passeggiare tenendosi per mano.


G. Spero che questo periodo resti una parentesi e che tra tanti anni, possiate raccontare a figli e nipoti “del lontano 2020, quando per tanti mesi fummo costretti a non andare a scuola…”. Una vostra coetanea mi ha risposto: “Speriamo di non dover raccontare ai nostri nipoti, come in una favola, di quando ai nostri tempi si andava ancora a scuola…”.


U. Sicuramente porterò nel cuore tutti i miei studenti. Penso che nei periodi di difficoltà ognuno reagisca in modo diverso e nel complesso loro sono stati veramente bravissimi. Spero tanto che non dovremo tornare in didattica a distanza poiché a me piace stare a contatto con i miei alunni, fare lezioni dove loro intervengano molto e siano partecipi al massimo!


P. L'esperienza che abbiamo vissuto sarà comunque indimenticabile, sia per la componente di tristezza e dolore che la pandemia ha portato nell'animo delle persone, sia perchè la chiusura della scuola non si era mai vista, neanche in tempo di guerra. L'importante e ciò che mi auguro, è che entrambe le componenti servano a tenter viva la creatività dei ragazzi, a farli appassionare e a far emergere i TALENTI che ognuno ha deve scoprire ed a sviluppare in loro un PENSIERO DIVERGENTE !


M. Di questo periodo porterò con me la consapevolezza che bisogna imparare anche a saper vivere da soli e saper affrontare ogni difficoltà.


Eleonora Cardinali, 2^A - Sara Miccioni,  2^C - Maria Sara Pasquini, 2^C

Perugia zona rossa...ma anche bianca!


A Perugia, proprio a febbraio, è capitata una cosa inaspettata: ha nevicato. Ci siamo svegliati e con grande sorpresa abbiamo visto le nostre finestre illuminate dal bianco della neve.

Siamo rimasti stupiti da questo fatto, perché nella nostra città accade molto raramente; ma, nonostante l'eccezionalità dell’accaduto, non abbiamo avuto la possibilità di uscire a causa della zona rossa. Niente passeggiate sotto i fiocchi, niente “slittate”, niente gare a “palle di neve”. La possibilità di goderci questa breve nevicata è stata minima; si è potuta godere solo alla vista, inchiodati sulle nostre sedie, di fronte a tablet e pc per la DAD.

Insomma, questa nevicata è stata fin troppo particolare per tutti. L’ennesimo sacrificio da sopportare per il bene di tutti. Ma cge bella la nostra città coperta di bianco! È proprio il caso di dirlo…Perugia bianco-rossa!


Gli animali domestici e la DAD...

Jacopo Minciaroni e Federico Martello, 1^A 

DaD animali domestici

24 marzo 2021

Tutti a tavola! Si gioca!


Chi l’ha detto che noi ragazzi ci divertiamo solo con i videogiochi? Molti di noi amano anche i giochi da tavolo. Ce ne sono tantissimi, per tutti i gusti. Soprattutto in questo periodo, in cui si deve stare a casa e c’è tanto tempo a disposizione, mettiamoci a tavola e giochiamo con la nostra famiglia.

Oggi vi presento tre giochi, che sono anche i miei preferiti: Monopoli, Risiko e Hotel. Ecco la mia classifica.

Terzo posto: Monopoli

Anche se è un classico dei giochi da tavolo, rimane sempre uno dei giochi migliori che ci siano.

Lo scopo è di far finire tutti i soldi agli avversari…e accumularne tanti noi, costruendo case e alberghi…e passando dal Via!

Il mio voto: 7.5/10

Secondo posto: Risiko

Risiko è un gioco di combattimento e di strategia: ti vengono assegnati dei territori, dei carri armati ed uno obiettivo, che può essere quello di conquistare dei territori, distruggere tutte le truppe di uno tra gli avversari o conquistare due continenti specifici. Vince chi raggiunge per primo il suo obiettivo.

Voto: 8.5/10

Primo posto: Hotel

Hotel è un gioco da tavolo dove devi far perdere soldi alle persone comprando hotel e facendo pagare le “notti”, che sono dei quadratini d’oro che metti davanti al/i proprio/i hotel; ogni volta che un altro giocatore ci si ferma, deve tirare il dado e in base al numero deve pagare più o meno al proprietario dell’hotel.

Voto: 10/10

Federico Ciampica, 1^B

DaD sì o DaD no?


Cosa pensano gli alunni della Dante Alighieri

 

Lo ricordiamo tutti, no?

Quel giorno in cui tutto cambiò e nulla fu più lo stesso… Iniziarono i contagi, i positivi, i decessi…  In fondo era solo un nuovo inizio, o meglio dire, una nuova fine.

I contagi salirono e per questo fummo costretti a rimanere a casa: era un via vai di mascherine e disinfettanti. Era iniziata una pandemia!  Contagiati su contagiati, numeri su numeri, morti su morti.

Abbiamo incominciato a vederci da uno schermo, seduti sulle nostre sedie più o meno comode, di fronte alle nostre scrivanie, intrappolati dentro casa a fissare un monitor nero e bianco. Ma comunque abbiamo cercato di affrontare tutto ciò a testa alta e soprattutto con un sorriso. E così siamo arrivati al nuovo anno scolastico, anche se meno preparati, e abbiamo pensato che tutto fosse finito. Ma a ottobre l’annuncio scioccante, ma in fondo inevitabile: tutti a casa, di nuovo. Lo stesso incubo che si sta ripetendo…

Ora siamo a dicembre e finalmente almeno le prime medie sono tornate a scuola (secondo ordinanza regionale), anche se con tutte le precauzioni possibili e immaginabili. Tutti, o quasi, contenti di ritornare ai nostri vecchi (si fa per dire) banchi di scuola.

Questa esperienza, come tutte, ha sia un lato positivo che negativo.  Per questo abbiamo chiesto a vari alunni la loro opinione: preferisci stare a casa in DaD o tornare a scuola con tanto di mascherina? Abbiamo ricevuto delle risposte che riassumiamo in modo schematico così…

Gli aspetti positivi della DaD (o DDI, chiamatela come più vi piace):

- non svegliarsi presto (alcuni esagerano, va ammesso, e aprono gli occhi appena cinque minuti prima della comparsa del fatidico LINK!);

- stare in pigiama (solo il “sotto”, rigorosamente);

- mangiare spudoratamente durante la videolezione;

- stare senza mascherina e RESPIRARE!!!;

Gli aspetti negativi:

- diventare ASOCIALI (la cosa strana è che più si diventa asociali, più si diventa SOCIAL…)

- rovinarsi irrimediabilmente la vista;

- problemi di rete (“mi sente?”, “prof, non la vedo”, “no, non sento”, “sento a scatti”, “prof, mi ha buttato fuori”, ecc.);

- rumori esterni inappropriati (fratelli/sorelle urlanti, madri che passano l’aspirapolvere, trapano e martello del vicino che sta facendo i lavori, oltre ai sibili e ai ronzii dei microfoni);       

- interrogazioni e verifiche "facilitate" (alcuni inseriscono questa voce tra i lati positivi…mah, decidete voi!).

La nostra speranza è innanzitutto ritornare a scuola per rivedere i compagni e, vi sembrerà strano, i professori,  che in questo periodo si sono impegnati tantissimo per noi. E poi di ritornare alla normalità, ovvero uscire e giocare con i nostri amici, perché per crescere abbiamo bisogno di abbandonare la nostra “isola” e confrontarci con gli altri.

#Ritorno a scuola

 

 Rebecca Zoungrana Wendiam, Virginia Galante e Elisabetta Anna Iodice, 1^

La nostra classe il giorno del rientro a scuola, il 30 novembre


Disegno di Mattia Bova, 2^C