Mini GIS

Data pubblicazione: 13-lug-2014 15.56.28

Arriverà un momento, nella carriera "cantieristica" del topografo che egli sarà chiamato a intervenire a livello di GIS (Geographic Information System). Naturalmente ci sono programmi e personale specializzato in questa branca, ma nel nostro caso essi sono irraggiungibili perché costosi e di difficile apprendimento.

Del resto non ne è nemmeno necessario il loro impiego perché il campo di applicazione richiesto è normalmente modesto. Tanto per dare un'idea a me è capitato due volte: in un caso dovevamo presentare ad un Comune una richiesta per chiudere (per esigenze di lavoro) una strada per un breve periodo, nell'altro predisposi una mappa della zona del cantiere con riportate le abitazioni del personale (che viveva nel vicino paese in differenti abitazioni affittate allo scopo) e altre informazioni interessanti come la banca, le fermate autobus eccetera.

In entrambi i casi può presentarsi la necessità di dover trasmettere i documenti, ad esempio nell'ufficio dell'Impresa magari dislocato a centinaia di chilometri di distanza.

Oggi tutti noi abbiamo un potente sistema nelle nostre mani: Google Earth. Facile, sofisticato e completo.

Naturalmente per utilizzarlo al meglio bisogna conoscerlo. Non voglio qui scrivere un manuale per quel programma, ma voglio solo descrivere come si possono risolvere alcuni problemi e svelarne, a grandi linee, alcuni segreti: troppo spesso esso è usato solo per cercare qualche località o qualche sito di interesse.

Innanzi tutto notiamo che questo programma funziona per layers, come i suoi fratelli più evoluti. Il problema è che un layer può contenere solo una informazione. Però i layers possono essere organizzati in via gerarchica e questo permette di accenderne o spegnerne (rendere visibili) anche molti contemporaneamente.

Per creare un layer dedicato ad una primitiva (ad esempio un percorso o un'area) è sufficiente andare sull'elenco a sinistra ed intervenire con il tasto destro del mouse: comparirà un menù che ci permetterà di scegliere se creare una nuova cartella di rango immediatamente inferiore a quella dove il mouse è posizionato in quel momento oppure ci permetterà di creare una primitiva (ripeto, ad esempio un percorso o un'area) che verrà associata ad un layer immediatamente inferiore, di rango, a quella dove il mouse è posizionato in quel momento.

Ma quale è l'uso pratico di questa discussione? Sia da creare un rettangolo di certe dimensioni orientato per Nord. Potremmo, ad esempio scegliere di mettere 4 marker sui suoi vertici e poi sovrapporre un'area. Mettere il marker ha il vantaggio che lo si può fare con il mouse (e si raggiunge una posizione approssimativa) ma lo si può fare, in modo migliore, in via numerica (immettendo i numeri opportuni nella scheda che compare sotto la voce "Visualizza" quando eseguiamo questo inserimento. Successivamente i marker non servono più, ragion per cui potremo o eliminarli (ci saranno 4 marker nell'elenco "i tuoi luoghi") o, più correttamente, oscurarli. Se li avremo inseriti come sottoinsieme di una cartella sarà sufficiente togliere il segno di spunta alla cartella e oscureremo, con un unico clic, tutti i segnaposto.

Dobbiamo usare solo i segnaposto che ci vengono proposti? Assolutamente no: possiamo aggiungerne di nostri. Tra l'altro se ne trovano già pronti in internet. Anzi, possiamo anche aggiungere, georeferenziando, un nuovo elemento (ad esempio il nostro progetto): basta importarlo come fotografia ed aggiungere la fotografia (che è scalabile, orientabile e spostabile). Google Earth supporta molti formati, compresi i disegni.

Una volta che avremo aggiunto tutto quello che vogliamo basterà (selezionando la cartella con il solito tasto destro del mouse) scegliere "salva luogo con nome" e otterremo un file *.kmz che sarà il nostro file GIS sovrapposto all'immagine. Quindi lo si potrà trasmettere per email a chi vorremo... Ma potrebbe anche essere messo in rete (o nell'intranet del cantiere) in modo che tutti, comodamente e dal loro computer, possano accedervi per vedere sul loro schermo la situazione aggiornata (se avremo la cura di tenere aggiornato il file *.kmz). Il concetto è che chi clicca sul file richiama Google Earth e su di esso vengono sovrapposte le nostre aggiunte.

Non vi tedierò ricordano come fra i "tools" esistano percorsi, aree che possono essere evidenziate con brodi e campiture in colori differenti e selezionabili (e anche la trasparenza può giocare la sua parte).

Un'altra caratteristica di Google Earth sta nel menù Salva/Salva immagine che permette di eseguire una cattura dello schermo ed ottenere così una normale foto *.jpg di quello che si vede in quel momento.

Trattandosi di una normale immagine potremo poi importarla facilmente in un programma di fotoritocco e tagliarla, scalarla, stamparla, sovrapporre scritte e così via.

Una delle caratteristiche di Google Earth è la possibilità di zoom delle immagini: in questo modo la scala non è mai fissa, ma relativa alla quantità di zoom adottato.

Però il tecnico talvolta è chiamato a generare disegni in scala, in modo che possano essere usati quali allegati a relazioni o comunque tavole su cui è possibile prendere delle misure con uno scalimetro.

La tecnica non è poi molto difficile.

Prima di tutto dobbiamo decidere o conoscere due cose: quale è il foglio che abbiamo a disposizione e quale è la scala che intendiamo usare. Infatti a parità di foglio con una scala minore copriremo un'area più grande.

Immaginiamo il caso più comune: abbiamo a disposizione un foglio A4 (verticale od orizzontale, non importa). Dal manuale della stampante individueremo quale è l'area stampabile (non è mai l'intero foglio). E comunque sarà bene lasciare un bordo esterno di circa 1 cm per permettere il collage nel caso usassimo più fogli. Ecco quindi che dobbiamo togliere due centimetri (uno sopra ed uno sotto e, naturalmente, uno a destra ed uno a sinistra), tanto che la superficie utile per la stampa sarà di 19x27.7 cm.

Ipotizziamo di scegliere la scala 1:5000 (quella delle CTR). L'area che andremo a dover coprire sarà di 19x50(00)x27.7*50(00) = 950x1385 metri (ovviamente non ho moltiplicato per 5000 ma per 50 per trasformare immediatamente i centimetri in metri).

Quindi basterà disegnare, sulla nostra ortofoto, un rettangolo di quelle dimensioni per individuare esattamente l'area che deve essere "coperta" dall'immagine in un foglio A4, alla scala 1:5000 e con 1 centimetro di bordo tutto attorno.

Il nostro Google Earth ci mostra la posizione del cursore nella parte bassa dello schermo, e ci dice in quale latitudine e longitudine esso si trova. Non dimentichiamo che nel menù "Strumenti/Opzioni" ci è dato di scegliere la notazione che più ci aggrada. Ci sarebbe anche quella UTM, ma purtroppo essa non ha effetto su tutte le finestre per cui sarà giocoforza passare per latitudine e longitudine geografica.

Per la latitudine non è un grosso problema: sappiamo tutti che ad un primo di latitudine geografica corrisponde un miglio. Sappiamo anche che la terra, assimilabile ad un ellissoide, presenta piccole differenze in funzione della latitudine. Per noi basterà sapere la definizione di MIGLIO NAUTICO INTERNAZIONALE che pone questa misura pari a 1852 metri esatti. Ed ecco che, ad esempio, un secondo di latitudine (ce ne sono 60 in un primo) "vale" 1852/60=30.86 m.

Nel nostro caso l'altezza del rettangolo da rappresentare è 1385 metri. Se sappiamo che 1852 metri equivalgono a 60" una banale proporzione ci dirà che in latitudine il nostro rettangolo vale 44.87".

La distanza (misurata lungo i paralleli, attenzione non è una geodetica!) varia con la latitudine. All'equatore vale 1855.32 m, e poi si "restringe" in funzione di cos (φ), fino a valere zero al polo, dove tutti i meridiani convergono in un unico punto.

(Dati riferiti all'ellissoide WGS84).

Fortunatamente in rete si trova la tabella che ci dà questi valori... E ve la riporto nell'allegato a questo post.

Quindi partite dalla latitudine media (il giochino funziona per piccole aree, ma quando mai il vostro cantiere avrà esigenze differenti?), vedete quanto vale un primo di longitudine e potrete stabilire il valore "Est" in primi, secondi e decimi (o nella notazione che avete scelto in "opzioni"). Ad esempio, a Trieste (45°39' Nord) un primo di longitudine vale 1299.12 m). Quindi "la base" del nostro rettangolo (che vale 950 metri, v. sopra) equivale a 82 secondi, ovvero 1'22".

I "riquadri" possono essere disegnati come percorsi fra marker o come poligoni con i vertici sui marker.

Se non avete bisogno di grande precisione potete usare il mouse (i vertici sono spostabili), altrimenti usate le proprietà e imponete le cifre "a mano".

Impostate il primo marker in basso a sinistra (spigolo di SW). Sommando le differenze di latitudine e longitudine sarete in grado di disegnare gli altri 3 vertici. (Ad esempio: il marker di NW avrà la stessa longitudine di quello di SW e per la latitudine sommerete 44.87").

Una volta che avete disegnato il rettangolo (e stabiliti, ovvero accesi, i particolari da far comparire in mappa) non vi resta che "catturare" lo schermo (lo farete con il comodo menù "Salva/Salva immagine"). Otterrete una fotografia *.jpg. E' il momento di importarla in un qualsiasi programma di Fotoritocco. Da lì potrete aggiungere scritte e altri particolari, eventualmente potrete evidenziare qualche cosa, aggiungere un logo, eccetera. Salvate l'immagine dopo averla ritagliata lungo i lati del rettangolo (meglio se uno o due pixel più in là in modo che i lati rimangano visibili per il successivo taglio del foglio). Prima di mandare l'immagine in stampa "a tutto foglio" ricordatevi di settare la stampante (normalmente è una voce vicino al menù "stampa", ad esempio "imposta pagina" oppure è nel menù stampa "impostazioni avanzate stampante") con il famoso centimetro di bordo tutto intorno.

Non dimenticatevi anche di catturare, se i rettangoli sono più di uno (a proposito, in questo caso prevedete un po' di sovrapposizione) anche una vista con tutti i riquadri, che userete come "quadro d'unione".