CoffeeBreak#1: la pioggia e il topografo

Data pubblicazione: 26-ago-2013 8.32.06

Un piccolo ricordo personale da "inizio di carriera".

Ero impegnato (a Trieste, uno dei miei primi incarichi) con un controllo di assestamenti terreno in una raffineria. Pioveva. Con il mio collega (l'area era vasta e il lavoro tanto, ci alternavamo) lo abbiamo fatto presente al "capo".

La risposta non si è fatta attendere: bisognava continuare, naturalmente con un ombrellone.

Sì, l'ombrellone avrebbe "protetto lo strumento dall'acqua" (topografo a perdere!).

La lezione fu importante: parecchi anni più tardi seguivo gli assestamenti degli edifici a cavallo della linea MM3 di Milano (che si muovevano per le iniezioni di consolidamento che venivano fatte nel terreno alluvionale). In pratica con un precisissimo Zeiss N1 (con pianparallelo) facevo "il giro della casa", rilevando alcuni caposaldi. Il giro era chiuso, e andava perciò compensato (cercavamo il decimo di millimetro). Quindi si impiegava un bel po' di tempo per il rilievo e almeno altrettanto per i calcoli (con calcolatrice, il computer venne ben più tardi). Un giorno venne a piovere, e fortunatamente la parte "di campagna" era già conclusa. Ma il Direttore Tecnico di Cantiere mi guardò male, pensando che stessi inventando o almeno aspettando il passaggio del nuvolone. Conclusione: dovetti uscire e ripetere l'inutile livellazione, solo per dimostrare la mia resistenza agli agenti atmosferici!