La "scala di rilievo"

Data pubblicazione: 31-ago-2013 8.02.23

Oggi disponiamo di strumenti sofisticati e molto precisi. Quindi il discorso che andrò a fare trova le sue radici nel tempo in cui si usava carta e matita. Ma nonostante ciò esso è importante anche oggi perché aiuta a risponde alla domanda "quanto deve essere accurato il mio rilievo?".

Cominciamo da una considerazione pratica: un buon disegnatore o un buon utente che legge un disegno (e quindi una carta nautica) è in grado di lavorare con una precisione di 0.2 mm (ovviamente in condizioni ottimali). Se il rilievo effettuato porta a stare dentro a questa precisione può essere dichiarato accettabile. Se preferite possiamo ribaltare il discorso: che senso ha spingere la precisione di rilievo oltre a quanto necessario?

Il fine pratico di un rilievo idrografico convenzionale è quello di ottenere una mappa cartacea, in una certa scala, su cui il navigante potrà tracciare la rotta, inserire il suo punto nave eccetera. Queste mappe hanno delle scale abbastanza standard, ad esempio 1:100,000 per l'atterraggio, 1:25.000 per le rade e così via. Ma quanto sono 0.2 mm grafici alla scala 1:100,000?

0.2 x 100,000 = 20,000 mm = 20 m

Analogamente, per la scala 1:25,000

0.2 x 25,000 = 5,000 mm = 5 m

Ecco quindi che se eseguo il rilievo di un fanale e rispetto queste misure, rimango all'interno dell'errore grafico ammissibile e, di fatto, la mia imprecisione non porterà ad alcuna conseguenza.

Mi raccomando: limitate queste considerazioni alla sola grafica perché altrimenti il discorso porta lontano. E' chiaro che se poi userò il famoso faro per rilievi di dettaglio allora devo determinare le sue coordinate con precisioni ben maggiori.

Sempre nell'idrografia classica (o se preferite "storica") un'altra unità che si teneva bene in vista era il "centimetro grafico". Ad esempio le tavolette di scandagliamento prevedevano l'esplorazione di linee parallele distanti un centimetro (appunto, "grafico"). Questa base veniva anche riversata sulla distanza fra fix successivi (cinque centimetri, al massimo), sulla distanza fra le trasversali (cinque centimetri), sulla maglia per le "prese di fondo" (10 x 10 cm), e così via.

Il vantaggio, evidente, era che dichiarando la "scala di rilievo" si definivano contemporaneamente tolleranze, scale di disegno, e via elencando.

Per questo motivo la definizione può ancora adesso, nell'era delle carte elettroniche, avere il suo valore e va conosciuta.

Quale era la scala di rilievo? Era normalmente il doppio della scala della carta da stampare. Quindi se si doveva ottenere un prodotto finito scala 1:100,000 si ordinava un rilievo 1:50,000. Quindi, in alto mare, una corsa ogni 500 metri (per il discorso del centimetro grafico).

Sotto costa non si rispettava sempre queste considerazioni, e la scala di rilievo doveva essere resa più grande perché questi criteri sarebbero stati poco significativi per la descrizione di quel tratto di mare.

Per concludere vediamo il caso reale di una batimetria per scopo ingegneristico e di contabilità. Normalmente è prassi eseguire corse parallele distanti 10 metri. Il che pone l'opportunità di trasversali ogni 50. La scala di rilievo è 1:1,000, e di conseguenza il punto nave dovrebbe essere conosciuto con una precisione di

0,2 x 1,000 = 200 mm = 0.2 m

Anche la topografia di contorno potrà essere di questo ordine.

Quindi basta prevedere un buon tacheometro per la parte a terra, e per la parte marittima un DGPS che stia in quella tolleranza. Usarne uno geodetico con precisione centimetrica è fondamentalmente sprecato.

La parte altimetrica non segue queste considerazioni.