Materializzazione

Data pubblicazione: 6-lug-2014 14.43.48

Questo posta vi spiega l'uso dei materiali di cui all'elenco "I materiali utili per il topografo" in questa stessa pagina.

Materializzare (una stazione, un vertice, un caposaldo) vuol dire segnare in natura un punto in modo da poterlo usare in futuro.

Il metodo più classico per ottenere questo scopo è quello di utilizzare, a seconda del terreno, chiodi o picchetti (in legno o in ferro).

In effetti il problema non è così semplice.

Innanzi tutto ci sono due tipi di materializzazioni:

  • Quella in cui dobbiamo indicare un punto che poi andrà rilevato, quindi basta "stare in un intorno" del punto prescelto. E' il caso di una stazione topografica: si esegue un sopralluogo, si decide più o meno la posizione ideale, si materializza, si fa stazione e quindi si determinano le coordinate;

  • Quella in cui dobbiamo indicare con la massima precisione un punto tracciato, ovvero un punto in cui poi andrà costruito qualcosa. E' evidente che, in questo caso, dobbiamo essere in grado di infilare il nostro "marker" (chiodo o altro) nel punto con la massima precisione possibile.

Poi c'è lo scopo per cui materializziamo:

  • Planimetria e relativa importanza altimetrica (la classica stazione)

  • Planimetria e forte importanza altimetrica (determinazione planimetrica e successiva livellazione, magari di precisione)

  • Altimetria (caposaldo)

  • Confine

  • Pilastrino per determinazioni di precisione

I tipi di terreno su cui opereremo possono essere molteplici, principalmente:

  • Terreno vegetale (campagna)

  • Ciottoli e sabbie (greti di fiumi, spiagge, terreni alluvionali)

  • Asfalto (le classiche strade e marciapiedi)

  • Magrone e cemento (tipico tracciamento di opere sul magrone di sottofondo)

  • Pavimentazioni speciali (ad esempio cemento lisciato)

  • Supporto metallico (putrelle, rotaie eccetera)

In genere possiamo contare su diversi tipi di materializzazione.

Prima di tutto i picchetti di legno o metallici. Quelli di legno hanno per lo più dimensioni intorno ai 3x3 cm e differenti lunghezze, tipicamente 20 e 50 centimetri. Vanno bene per terreni di campagna. Il picchetto corto va per lo più battuto fino a filo terreno. Quindi la testa va spruzzata di pittura (per evidenziarla). Poi si batte un chiodino che rappresenta il vero punto di stazione. Nelle immediate vicinanze si può battere il picchetto lungo, che, sporgendo, permetterà il facile reperimento della stazione. I chiodi saranno i classici chiodi da falegname, a testa piatta. Questo permetterà di poggiare facilmente la palina portaprisma. Evitare di usare i chiodi a testa semisferica (come quelli in acciaio), e questo per due motivi: il primo è che è difficile usare una palina a punta su di essi e il secondo è che si rovinano le stadie, perché il chiodo, durissimo e piccolo, tende a "segnare" la base della stadia stessa.

I picchetti metallici sono molto facili da trovare in cantiere: basta chiedere al ferraiolo dove è lo sfrido delle lavorazioni. Per lo più sono tagliati con le cesoie, e questo provoca un piano inclinato sulle loro estremità. Quindi abbastanza buoni per l'infissione non permettono una stazione "precisissima" (in quanto non c'è un punto ben definito su cui fare riferimento). Inoltre rovinano la stadia se questa viene messa su di essi. Spesso sono un po' ruggini, e quindi sporcano lo zaino dove normalmente li si trasporta. Spesso ci sono problemi di diametro.

Poi ci sono i chiodi topografici. Sono a gambo piuttosto grosso e vanno bene per materiali quali l'asfalto. Le loro teste sono di differenti tipi, in particolare lenticolari (con scritte del tipo "stazione topografica") oppure semisferica (per livellazione). Quelli lenticolari hanno un incavo per la palina, quelli a testa sferica possono essere semisferici puri (per caposaldo di livellazione) o con l'incavo (per il doppio uso).

Sono disponibili in varie misure. Sono trattati contro le insidie del tempo e se ne raccomanda l'uso. Il loro costo è modesto.

Hanno il difetto di non essere utilizzabili per i tracciamenti. Ne esistono anche con il gambo opportunamente zingrinato per essere "inghisati" in fori su strutture dure (una roccia, un piastrone in cemento, un cordolo eccetera).

Del classico chiodo in acciaio brunito abbiamo già parlato. Non è mediamente adatto ai nostri lavori per una serie di motivi: rovina la stadia, non permette il posizionamento della punta della palina, si confonde con i sassolini dell'asfalto e non lo si vede.

Però abbonda in magazzino di tutti i cantieri edili (per cui ve lo proporranno quando chiederete "chiodi"). Tra l'altro è l'unica cosa che si pianta nei pannelli dei moderni casseri e nel calcestruzzo. Quindi sarà giocoforza usarlo.

Non usatelo mai da solo, perché dopo piantato diventerete matti a reperirlo. Esistono della maxirondelle (addirittura cadmiate) che sono grandi quanto una moneta da 10 centesimi e hanno un foro centrale adatto. Anche qui, per la massima visibilità è bene prima sporcare la zona con pittura visibile e poi piantare il chiodo (con la rondella) che risalterà bene sulla macchia di colore.

In saccoccia tenetene sempre due misure: quella normale (circa 5 cm) e una manciata di chiodini più piccoli, ad esempio da 2 cm. Sono utilissimi per il duro calcestruzzo (quelli da 5 centimetri non entrano).

Qualcuno usa anche i chiodi della pistola sparachiodi, sono in acciaio e si possono, appunto, sparare o piantare con la mazzetta. La maggior parte ha una sorta di rondella incorporata.

Attenzione: il chiodo in acciaio non si piega ed è fragile. Però si può battere "un po' storto" mentre lo si infigge e si riesce a recuperare qualche millimetro (non di più) sulla posizione. Alle volte il chiodo si spezza e la testa schizza via pericolosamente. Altre volte (purtroppo spesso) schizza via alla prima martellata con perdita del punto e martellata sulle dita!

Circa i terreni sciolti (ad esempio in un greto di un fiume o in una spiaggetta) avevo, a suo tempo, visto usare un manufatto prefabbricato in calcestruzzo, di forma troncopiramidale. Qui sotto un esempio:

Trattandosi di una soluzione "artigianale" va prefabbricata in cantiere (la foto è una base per ombrelloni che si può trovare già pronta), forse si potrebbe trovare un vaso da fiori da riempire in cls. Naturalmente il foro accoglierà il centrino metallico. Altrettanto ovviamente per il suo utilizzo è necessario dotarsi di un badile, olio di gomito e ..scavare!

Se vi occupate di catasto e dovete mettere dei cippi di confine in terreno "vegetale" potreste usare i blocchetti prefabbricati che si trovano in commercio.

Si tratta di blocchetti (in realtà tronchi di piramide) prefabbricati di circa 10x10x10 cm, con un foro al centro. Nel foro viene inserita un'apposita asta lunga un paio di spanne, che quindi viene infissa per martellamento nel terreno. Al suo interno ha dei fili di acciaio che spuntano nella parte inferiore. Con un apposito attrezzo i fili possono fuoriuscire e quindi evitare l'asportazione del cippo.

Va anche detto che nel foro possono entrare a misura dei tappi di precisione che permettono quindi di materializzare delle stazioni (vanno introdotti con una martellata e fissati in sede grazie a del mastice).

Una delle peggiori stazioni da materializzare è quella su pavimento industriale (cemento al quarzo e simili), marmo o altre cose "lucide". Infatti i chiodi non entrano (a parte il fatto che difficilmente sarà possibile usarli). Stendiamo un velo di pietoso silenzio sul fatto che le gambe del treppiede scivolano... Qui non vi resterà che la pittura, uno scalpello (sperando che il materiale non si scheggi), e, soprattutto, una punta widia e un trapano. Non molto: appena un accenno, tanto da fare appena un incavo: ottimo per centrare la stazione con l'apposito piombino ottico ma anche buono per infilare la punta di una palina (del prisma o del GPS).

Alle volte dovrete lavorare sul ferro. Succede con i pali, sulle navi, nella carpenteria più o meno pesante. Un bel bulino costa poco ed è utilissimo.

Anzi personalmente ho sempre dotato il mio canneggiatore di diversi pezzi di differenti grandezze: con la punta appoggiata nel marker di stazione vi permettono una collimazione eccellente, certo migliore di una palina che talvolta appare molto grossa (e naturalmente non sto a spiegarvi che prima si collima sul punto e poi ci si alza verso il prisma, perché non è mai bene fidarsi della bolla del portaprisma).

Una sciccheria nel nostro campo è il pilastrino topografico, da usare nei casi in cui si richieda la massima precisione e soprattutto si debba seguire la costruzione di un'opera con ripetuti stazionamenti.

Va progettato volta per volta, ma si tenga presente che la stabilità è d'obbligo. In terreni incoerenti (spiaggia sabbiosa) avevamo fatto un buco con l'escavatore, infilato una putrella HEA300, gettato 1 mc di calcestruzzo e quindi ricoperto con sabbia. In altri casi abbiamo utilizzato un tubo di plastica riempito di calcestruzzo ed "armato" con qualche spezzone di ferro. Altre volte abbiamo fatto stazione su mensole metalliche (in galleria è un buon sistema).

In genere nella parte superiore si mette una piastra con il "vitone". Quindi si avvita la tricuspide (senza strumento) e poi si applica il teodolite. Si trovano in commercio anche piastre con coperchio.

In genere state attenti ad alcune cose: prima di tutto l'altezza del pilastrino che deve permettere le operazioni da parte della persona più bassa della squadra (pazienza per i "lunghi", da un punto di vista topografico è meglio stare chinati piuttosto che aggrappati al manufatto); poi è importante che il diametro non sia eccessivo, perché se è troppo grande non permette ad una persona un po' corpulenta di avvicinare l'occhio al cannocchiale; i pilastrini metallici spesso risentono della deformazione per effetto termico (il sole gira nel corso della giornata - se avete questo timore infilate un tubo di plastica a protezione, meglio se poi lo riempite di calcestruzzo); infine state attenti che la parte superiore del pilastrino preveda l'allontanamento dell'acqua (piovana o di rugiada).

Se il pilastrino ha una base a terra è una buona idea mettere un caposaldo sferico per controllare i cedimenti con un livello.

Su taluni supporti può essere un'idea praticare una incisione con una smerigliatrice a batteria.

Qui sotto l'esempio della materializzazione su un cordolo:

E ora arriviamo last but not least al sistema principe che non deve mancare nell'attrezzatura del topografo: il trapano battente a batteria. Ne mostro un esempio a caso (le altre marche mi perdonino!):

Vi dovete procurare delle punte (normalmente un set completo, ma quella che userete sarà la 4 millimetri), dei tasselli in plastica "Fisher" (o equivalenti) completi di vite con testa piana o a goccia di sevo a croce, del nastro colorato di circa 5 centimetri di larghezza (quello autoadesivo in tela che si usa per i dorsi dei libri è ottimo perché si taglia con le mani) e delle rondelle grandi con il foro adatto al diametro delle viti. Per puro scrupolo vi procurerete anche l'equivalente in 5 o 6 millimetri.

Curerete che il trapano che acquisterete sia di buona marca (lo maltratterete), sia a velocità variabile in modo progressivo, abbia il cacciavite (per solito c'è un vano per quella punta speciale). Acquistate subito due batterie, anzi per lo più i trapani vengono venduti con una o due batterie quasi allo stesso prezzo mentre acquistare successivamente questo accessorio diventa antieconomico.

Quindi se dovete realizzare una stazione "sul duro" (cemento, cordolo stradale, magrone) o se dovete tracciare un punto sarà sufficiente praticare un piccolo foro (appunto, basta il 4 millimetri: ve ne sarà grata la batteria e il vostro polso). In effetti si riesce a posizionare un foro con precisioni dell'ordine di uno o due millimetri, quello che ci vuole per un punto tracciato (anche se la buona norma topografica vuole assolutamente che la vite sia rilevata per as-built dopo il suo posizionamento).

A questo punto le operazioni sono intuitive: spruzzata di pittura, inserimento del tassello. A parte preparerete (dall'alto verso il basso) la vite, il rondellone e un"fazzoletto" di circa 5x5 centimetri di tela colorata (ricavandola da un pezzo di nastro lungo 10 centimetri e ripiegato adesivo contro adesivo - alternativa: il nastro segnaletico di cantiere). Infilerete la punta della vite nella tela e poi potrete avvitare il tutto nel tassello.

Il fatto che la testa della vite sia a croce permette una meravigliosa collimazione con il piombino ottico quando si fa stazione, la rende adatta i moderni sistemi a puntamento laser ed accoglie molto bene la punta di una palina. Il pacchetto tela - rondella la fa sporgere dal terreno quel tanto che basta per posizionare una stadia, ma non la fa sporgere tanto da essere asportata per negligenza. Se poi c'è il dolo.. ho visto rubare viti e rondelle, ma ancora non ho visto rubare... il foro.

Naturalmente nella vostra attrezzatura deve esserci un buon cacciavite perché quello del trapano potrebbe non funzionare (mancanza batteria, succede) o più facilmente non volete stare lì a cambiare continuamente punta (quando avete molti punti da tracciare).

Ultima raccomandazione è la segnalizzazione del tutto.

Naturalmente il punto va "pitturato": basta una bomboletta spay e si può disegnare un cerchio, io disegno una croce interrotta nell'intersezione dei bracci, altri una croce completa... Vicino al punto è buona norma scrivere il suo nome. Se siete proprio raffinati lo scriverete rivolto verso Nord. Sui muri, muretti, alberi eccetera andrebbero dipinte (occhio ai proprietari!) delle frecce e ancora riportato il nome del vertice. Le frecce orientate verso il basso indicano "cercare da questa parte della strada", quelle verso l'alto "cercare dalla parte opposta della strada". Se avete la possibilità legate un po' di nastro segnaletico: il vostro punto sarà visibile anche da chi lo ricerca in automobile o comunque da lontano.