La tragedia ha due protagonisti e una struttura a dittico:
nella prima parte è incentrata su Antigone,
nella seconda sul suo antagonista Creonte.
Il conflitto che oppone i due personaggi riguarda la sepoltura di Polinice: impedita da Creonte, tentata da Antigone.
In Creonte, a partire da Hegel, alcuni commentatori vedono lo Stato, ma secondo Albin Lesky «Creonte non è la voce dello Stato, che conosce i suoi diritti ma anche i suoi limiti. Egli è spinto da quella tracotanza che conosce soltanto se stessa, da una hybris che è doppiamente pericolosa e detestabile perché si presenta con le pretese dell’autorità (…) qui ci si chiede se lo Stato possa rivendicare per sé un’ultima e suprema validità, o se debba tenere conto di leggi che esso non ha emanato e che restano sottratte in eterno al suo intervento» . Creonte riconoscerà troppo tardi il suo errore. È il più eschileo dei personaggi di Sofocle, quello in cui si manifesta il nesso colpa/punizione/appprendimento. Creonte acquisisce progressivamente consapevolezza dell'errore, ma inizialmente pensa di potervi porre rimedio. "La successione dei due momenti, il progetto frustrato e l'effettiva realtà, assolve alla funzione di mettere in evidenza la forza di questa realtà dolorosa che Creonte sperimenta su se stesso e l'impossibilità di trovare facili scappatoie. Si tratta, come altre volte in Sofocle, come di un gioco crudele da parte della divinità nei confronti dell'uomo, il quale può anche credere per un momento di avere la salvezza a portata di mano, ma subito dopo è impietosamente costretto a ricredersi".
Antigone oppone resistenza a Creonte: difende le leggi divine, con coraggio e ostinazione, ma senza hybris (come alcuni commentatori ritengono): la sua resistenza la porterà alla condanna da parte di Creonte (sepolta viva in una caverna a morire di inedia)
Un tema importante, enunciato dal coro, è quello del δεινόν. Il coro dei vecchi di Tebe, che inizialmente non sostiene Antigone esprime l’ansia del poeta per i rapidi cambiamenti del suo tempo sia politici (la formazione dell’impero) sia culturali (la sofistica), quando sembrò che dovesse essere oltrepassato ogni limite, ma celebra anche l’invincibile forza dell’amore dopo che Emone, figlio di Creonte e promesso sposo di Antigone ha cercato di convincere il padre. I familiari di Creonte: la moglie, il figlio sono coinvolti nella rovina del padre e si uccidono.
Antigone come personaggio e la sua storia:
Antigone è un personaggio centrale nella tragedia di Sofocle. La storia di Antigone è già nota al pubblico greco, essendo parte del mito, ma ciò che non è noto per gli spettatori del teatro è come i drammaturghi interpreteranno e modificheranno la storia.
Antigone è Antigone è la figlia di Edipo ed è caratterizzata dalla sua determinazione. È la figura centrale della tragedia che prende il suo nome, rappresentata per la prima volta nel 442-441 a.C. La tragedia si aggiudicò la vittoria. Si dice che dopo il successo dell'opera, Sofocle fu nominato stratega, nel 441 a.C., ma questa notizia non è molto verosimile. La tragedia si concentra sul conflitto tra la sua lealtà verso la famiglia e gli dei, e la sua obbedienza allo stato. Antigone è in conflitto con Creonte, re di Tebe, che è anche suo zio. Creonte ha decretato che il corpo di Polinice, fratello di Antigone, non deve essere sepolto perché considerato un traditore. Antigone, tuttavia, disobbedisce a questo editto. Antigone agisce per onorare i suoi fratelli e le leggi non scritte degli dei. La sua pietà filiale la porta a compiere un atto di sepoltura per il fratello. La sua disobbedienza la porta alla morte. Creonte la condanna a essere rinchiusa in una caverna, dove si suicida.
Antigone appare anche nell'Edipo a Colono, dove accompagna suo padre, Edipo con affettuosa premura nel guidare i movimenti del padre. La sua figura è legata al tema del "sangue" e al rispetto per la famiglia.
La figura di Antigone è utilizzata in opere successive, ad esempio Elettra, per evidenziare il contrasto tra sorelle e il tema del lutto.Il contrasto tra Antigone e Ismene nell'Antigone richiama quello tra Elettra e Crisotemi, nell' Elettra, il così come l'amore di Elettra per Oreste ricorda quello di Antigone per Polinice.
L' Antigone è stata oggetto di molte rivisitazioni teatrali e cinematografiche, soprattutto negli ultimi 40 anni.
Antigone e i suoi valori:
Antigone è un personaggio che incarna la contrapposizione tra le leggi non scritte (divine) e le leggi dello stato (umane). La sua devozione è verso la famiglia e gli dei, mentre Ismene e Creonte scelgono la paura e l'obbedienza allo stato. Il suo personaggio è associato all'inflessibilità, alla rigidità. L'eroina viene definita deiné, "formidabile", "terribile", per la sua grandezza sovrumana. La parola deinòs ricorre più volte nella tragedia e viene utilizzata per caratterizzare Antigone.
La sua figura è caratterizzata dal coraggio e dalla convinzione nelle proprie ragioni. Anche se le sue azioni portano alla sua morte, il suo amore per il fratello prevale sull'ingiusto decreto dello zio. La sua figura è legata alla pietas, al rispetto per i legami familiari e alla legge divina.
La solitudine di Antigone e la sua emarginazione sono tratti caratteristici delle tragedie di Sofocle.
Analisi e interpretazioni di Antigone:
Il personaggio di Antigone è stato interpretato in vari modi nel corso dei secoli. La figura di Antigone ha influenzato la filosofia e la letteratura dei secoli successivi.
L'Antigone è stata utilizzata per riflettere sul rapporto tra l'etica di un governo e la morale individuale. "Le ragioni del grande interesse per Antigone si identificano con la presenza sulla scena di un'opposizione fondamentale fra l'etica di un governo (le leggi scritte, i poteri costituiti, impersonati da Creonte) e la morale individuale (impersonata da Antigone). Sofocle non fornisce una risposta: ma, nonostante la sua calcolata non-scelta, in genere, gli interpreti tendono con un'operazione manichea e non dialettica a rilevare nell'Antigone i diritti del singolo rispetto alla sopraffazione dello stato. Un messaggio di questo genere arriva ovviamente a destinazione in maniera diretta quando il referente oggettivo è una società totalitaria (come la Germania di Hitler e la Spagna di Franco: le Antigoni «rifatte» da B. Brecht e da S. Espriu sono aperta condanna di un regime oppressivo). Naturalmente all'interno di questa lettura si hanno varianti significative. Il caso estremo, nel periodo a noi più vicino, è offerto dalla messa in scena limpidamente pedagogica dovuta ai Cinesi (Delfi 1980). Nella rappresentazione del teatro Harbin (che prende il nome da una città del Nord della Cina) Antigone viene disegnata con i tratti del Bene con la maiuscola, il suo nemico con le stigmati del Male: lo spettacolo, per altro drammaturgicamente riuscito, tende a propugnare la resistenza contro i soprusi dell'Autorità ingiusta. Non tragga in inganno il sapore didattico: i Cinesi, che hanno da poco scoperto il teatro greco antico, inseriscono raffinati calligrammi, e cioè gesti, rituali, convinzioni comportamentali, immagini della loro tradizione, in un testo che l'Europa considerava suo" (U. Albini).
Alcuni interpreti moderni tendono a vedere in Antigone i diritti del singolo rispetto alla sopraffazione dello stato. Hegel ha interpretato Antigone e Creonte come figure entrambe difendibili ed entrambe colpevoli, sottolineando la loro unilateralità.