UCCELLI
Due vecchi Ateniesi, Pisetèro ed Euèlpide, disgustati da Atene e dal suo malcostume, chiedono a Upupa, un uccello che un tempo era stato un re (Tereo) di indicargli una città dove possano vivere in pace. Non trovandola, Pisetero pensa di fondarne una: Nefelococcugia (la città delle nuvole e dei cuculi). Gli Uccelli saranno i nuovi dèi e la nuova città dovrà cercare di sottrarre a Zeus il potere universale. Ottenuto l’aiuto degli uccelli del Coro, la città viene fondata e ne vengono scacciati vari intrusi. Gli dèi, privati della fiducia e dei sacrifici degli uomini, infine mandano un’ambasceria per arrivre ad una trattativa. Pisetero e gli Uccelli vengono a patti con gli dèi e ottengono la completa sovranità sul nuovo, felice regno. Il matrimonio di Pisetero e Basilia (la Sovranità, compagna di Zeus) chiude la commedia.
Torna il motivo del viaggio irreale e fantastico: un’esistenza beata e pacifica è possibile solo nel sogno e nell’utopia (il tema politico è presente nella contestazione di Atene, il cui sistema politico-giudiziario è sentito come opprimente.
Gli Uccelli e il loro mondo appartato sono un mondo ‘altro’, ma simboleggiano anche la poesia e la musica. Le parti liriche ripoducono l’atmosfera di un bosco con le sue voci. Gli anapesti della parabasi contengono una ‘Teogonia’ vista dalla prospettiva degli Uccelli
Il tema della metamorfosi in uccello è un topos che percorre tutto il teatro di Euripide ed è «sintomo di un disagio della realtà, che si traduce in spasimo di lontananza. Staccarsi dalla terra: dalla miserie di una frustrazione o di uno scoramento contingenti, ma anche da una condizione di natura onde è vietata all’uomo la felicità»
Spregiudicata e irriverente è la presentazione degli dèi olimpici
Notevoli dal punto di vista stilistico:
La mimesi dei versi degli uccelli, realizzata con effetti onomatopeici sempre diversi: Ποποποποποπο ποῦ μ' ὃς ἐκάλεσε; do-do-do-do- dov’è dunque colui che m’ha chiamato? (v. 310)
La buffa lingua del dio barbaro Triballo, anche lui in missione di pace con gli altri dèi ridotti alla fame:
ΠΙ. Τί δαὶ σὺ φῄς;
ΤΡΙΒΑΛΛΟΣ Να Βαισατρευ (forse deformazione di ἀναβῶμεν οἱ τρεῖς)
PI Tu, che dici?
TRIBALLO Nabaistreu (andiamocene, noi tre)
Pr. Ma per farmi andar via dammi il parasole,
così anche se Zeus mi vede da lassù mi prende per
l’ancella di una canèfora.
Pi. Allora tieni anche questo, così sembri la serva che porta lo sgabello.
(Ar. Av. 1549-1552; trad. di A. Grilli 2021, 357)
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TESMOFORIAZUSE (=donne che partecipano alle Tesmoforie)
Colpevole di misoginia, Euripide teme che le donne riunite per la festa delle Tesmofòrie, vogliano vendicarsi di lui; fa infiltrare quindi un suo Parente alla festa; l’uomo, depilato e travestito, prende parte alla vivace assemblea, durante la quale il poeta viene contestato in quanto ha rappresentato le donne come traditrici, ubriacone e fonte di rovina per gli uomini. Il Parente viene però smascherato e, per sfuggire alle donne, prende in ostaggio la figlia di una di esse (che si rivela essere in realtà un otre). Dopo la parabasi, in cui il Coro tesse l’elogio delle donne, Euripide sopraggiunge in aiuto diel Parente incarcerato: il diretto intervento del poeta – che dà luogo a una diffusa parodia dei suoi stessi drammi – riesce infine a risolvere la vicenda.
La commedia è incentrata sulla polemica letteraria contro Euripide e il suo mondo poetico, un tema che tornerà anche nelle Rane. Il tragediografo è visto come l’esponente di una cultura ‘nuova’, caratterizzata da retorica di stampo sofstico e da un modo di argomentare socratico, che si riflette nello sua drammaturgia e nel suo stile, lontani dal modello eschileo.
LISISTRATA
Ad Atene, nel 411 a.C. la città è stremata dalla guerra che si protrae quasi ininterrottamente da 20 anni. Lisistrata ha un piano per far cessare la guerra: convoca donne provenienti da tutta la Grecia e le convince a porre in atto uno sciopero dell’amore contro gli uomini, colpevoli di non voler stipulare la pace. La reazione non si fa attendere: un semicoro di vecchi vuole dare fuoco all’acropoli rintuzzato dall’altro semicoro, di donne, armate di brocche d’acqua. Una serie di episodi mette alla prova Lisistrata e le donne contro gli avversari del progetto: un Commissario, donne decise a disertare, un marito, un araldo di Sparta. Si svolge una conciliazione e il coro si riunifica. Un grande pranzo, con cori e danze, segna la vittoria di Lisistrata
Il tema della guerra è declinato in modo diverso rispetto a Pace ed Acarnesi, con spirito di conciliazione e appellandosi a sentimenti panellenici (la guerra infatti ha coinvolto ormai tutto lo scacchiere panellenico)
Allusioni alla politica interna? Ad Atene si prepara il colpo di stato oligarchico, la metafora del potere alle donne potrebbe essere intesa come aspirazione al cambiamento radicale della classe politica
RANE
Il dio del teatro, Dioniso, sconfortato dalla attuale desolazione della scena tragica ateniese, decide di scendere nell’Ade per riportare in vita Euripide, morto da poco. Travestito da Eracle, insieme al servo Xantia, affronta l’avventuroso viaggio, scandito da buffi incidenti e incontri: un coro di gracidanti Rane, il traghettatore Caronte, vari personaggi ostili al finto Eracle, un altro coro, di iniziati ai misteri eleusini. Scambiatosi varie volte gli abiti con Xantia per sfuggire ai suoi ‘nemici’, Dioniso deve sottoporsi ad una prova di bastonatura, finalizzata a capire chi fra i due personaggi sia effettivamente il dio. Nella Parabasi, si esorta la città a mettere fine alle lotte politiche interne. Nell’Ade è frattanto scoppiata una contesa che oppone Euripide a Eschilo per il titolo di miglior tragediografo, nella quale Dioniso farà ora da giudice. Il confronto è distinto in due parti: la prima ha forma di agone, con le parti epirrematiche in forma di dialogo, e verte sui principi generali della poesia tragica: personaggi, stile, scopo della poesia. La seconda sezione ha per oggetto singoli elementi della poesia tragica: prologhi, monodie, canti corali. I versi dei due poeti vengono pesati su una bilancia. A lungo incerto, Dioniso decide infine basandosi sull’utilità politica dei due poeti e delle loro idee: risulta vincitore Eschilo, per il suo impegno civile e politico.
Diversamente che nelle altre commedie, nelle Rane la parte agonale è successiva a quella in cui prevalgono gli elementi episodici
L’Ade appare come una riedizione comica del mondo dei vivi, con le stesse dinamiche ed effetti di comicità che nascono dall’equivoco del travestimento di Dioniso.
Problematici sono la presenza di due cori (le Rane, gli Iniziati) e il significato stesso del coro delle rane. Esso allude probabilmente al canto nella sua dimensione naturale (come il canto degli uccelli o quello delle cicale, in Platone); il coro di Iniziati potrebbe invece significare un’Atene ideale e senza tempo in contrasto con l’Atene reale.
La sfida fra i due poeti ne mette a nudo le debolezze e i difetti: la staticità, oscurità, l’enfasi e la ripetitività di Eschilo; la trivialità e la prevedibilità di Euripide
Con la vittoria di Eschilo vince un’idea ‘passatista’ di conciliazione e di abbandono dell’imperialismo
Il Coro di Le Donne al Parlamento, AFI-Archivio Fondazione Inda, Le Donne al Parlamento, Siracusa 2013. Approfondisci: https://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=1386
Diverse commedie dell'utopia presentano figure femminili che agiscono da eroine, compiendo imprese straordinarie, impossibili e irreali all'interno della narrazione comica.
Le eroine Lisistrata e Prassagora presentano caratteristiche e progetti comici specifici all'interno delle rispettive commedie.
Leadership e Risolutezza: Lisistrata emerge come una leader naturale e risoluto, capace di prendere decisioni impegnative.
Astuzia (Panourgia): come altri eroi comici, Lisistrata può utilizzare l'astuzia per raggiungere i suoi obiettivi.
Trasgressione: il suo progetto implica un rovesciamento delle norme di genere e l'adozione di una politica bellica paradossale gestita dalle donne. Questo si inserisce nel quadro dell'eroe comico che spesso sfida l'ordine costituito.
Obiettivo: la Pace. Il progetto comico di Lisistrata è quello di porre fine alla guerra tra i Greci attraverso uno stratagemma che priva gli uomini del sesso. Questo la rende una sorta di soter (salvatrice) che cerca di portare benefici alla comunità, in questo caso la pace.
Uso della Scurrilità Comica: la commedia utilizza un crescendo di scurrilità, incentrata sul membro virile come elemento di ritmo comico.
Paradossalità: la sua politica di pace, attuata attraverso la negazione dei rapporti sessuali, è intrinsecamente paradossale e rientra nella natura ambigua delle azioni dell'eroe comico.
Iniziatrice del progetto: Prassagora è la figura centrale delle Ecclesiazuse e l'ideatrice del rivoluzionario progetto di affidare il governo della città alle donne.
Utopia Comica: il suo progetto mira a creare un'utopia o un "mondo alla rovescia" in cui le donne gestiscono la polis. Questa utopia, sebbene comica, può avere risvolti seri e riflettere sul "giusto" come fa la tragedia.
Assenza inattesa: un tratto distintivo è che, diversamente da molti protagonisti comici, Prassagora esce di scena a metà del dramma e non vi fa più ritorno.
Beatitudine (Makarismos): al termine della commedia, viene proclamata la beatitudine universale della città grazie al suo operato, suggerendo il successo della sua impresa eroica .
Ribaltamento Gerarchico: il suo progetto implica un rovesciamento comico dei ruoli e delle gerarchie (età, sesso, ecc.) che costituisce il tema portante della commedia.
Entrambe le eroine, pur con le loro specificità, incarnano la figura dell'eroe comico che, partendo da una condizione ordinaria, intraprende imprese straordinarie e paradossali con l'obiettivo di portare un cambiamento (che sia la pace o un nuovo ordine politico) nella loro comunità. Le loro caratteristiche includono leadership, astuzia e una volontà di trasgredire le norme consolidate per realizzare i loro progetti comici.