La ricerca ha evidenziato che i deficit cognitivi iniziali nei pazienti con sclerosi multipla possono predire la progressione della malattia verso una forma più grave e l'aumento della disabilità. In particolare, test specifici come il Selective Reminding Test e il Symbol Digit Modalities Test, focalizzati sulla memoria verbale e sulla velocità di elaborazione, sono risultati predittivi dell'evoluzione della malattia e del grado di disabilità. Questo studio sottolinea l'importanza di valutazioni neuropsicologiche precoci per un'accurata prognosi e gestione della sclerosi multipla.
La sclerosi multipla è una malattia complessa del sistema nervoso centrale che può influenzare varie funzioni neurologiche, inclusi aspetti cognitivi. I deficit cognitivi sono comuni nelle prime fasi della malattia, colpendo oltre la metà delle persone con sclerosi multipla e influenzando negativamente la qualità di vita[2][4]. È noto che la sclerosi multipla recidivante remittente, caratterizzata da fasi di remissione alternata ad episodi acuti, può evolvere in una forma secondariamente progressiva con aumento della disabilità neurologica e aggravamento dei deficit cognitivi.
Un team di ricerca dell'Università Federico II di Napoli ha esplorato la relazione tra i deficit cognitivi e la progressione della sclerosi multipla[3].
La Ricerca: 155 pazienti con sclerosi multipla sono stati valutati usando la Rao Brief Repeatable Battery of Neuropsychological Test in Multiple Sclerosis[1]. Successivamente, è stato monitorato l'andamento della malattia e il grado di disabilità per circa 10 anni, osservando il numero di ricadute, la conversione da recidivante remittente a secondariamente progressiva e il raggiungimento di un punteggio di 4.0 sull'EDSS, una scala per quantificare la disabilità.
Risultati: I pazienti con deterioramento cognitivo al momento della diagnosi (deficit in almeno 3 test) avevano un tasso tre volte superiore di raggiungere un EDSS di almeno 4.0 rispetto a quelli senza deficit cognitivi. Inoltre, avevano un tasso di conversione a secondariamente progressiva doppio rispetto ai pazienti senza deficit cognitivi. In particolare, punteggi più alti nel Selective Reminding Test-Delayed Recall e nel Symbol Digit Modalites Test (test di memoria verbale e velocità di elaborazione) predicevano un tasso di conversione più lento in secondariamente progressiva.
Conclusioni: La velocità di elaborazione e la memoria verbale, tipicamente compromesse nella sclerosi multipla, sono predittori significativi della progressione della malattia. Questi risultati enfatizzano l'importanza di valutazioni neuropsicologiche precoci per prevedere l'evoluzione della sclerosi multipla da recidivante remittente a secondariamente progressiva e il raggiungimento di un grado di disabilità significativo misurato dall'EDSS.
BIBLIOGRAFIA