L'ADHD, noto per i suoi sintomi di problematiche attentive, iperattività e impulsività[2], presenta un'evoluzione nel tempo che può avere conseguenze diverse. Sebbene i sintomi, specialmente l'iperattività, tendano a ridursi con l'adolescenza[1], una percentuale variabile tra il 30% e l'80% dei soggetti continua a manifestare difficoltà legate all'ADHD in adolescenza e oltre[6], con un impatto significativo sui vari contesti di vita.
Alcune funzioni cognitive, come l'attenzione sostenuta, sono identificate come deficit persistenti nell'ADHD[3], suggerendo una caratteristica neuropsicologica centrale del disturbo. Un gruppo di ricercatori[2] ha condotto uno studio per chiarire vari aspetti dello sviluppo neuropsicologico in persone con ADHD, esaminando le differenze con i coetanei senza ADHD, l'associazione tra sintomi ADHD e funzionamento neuropsicologico, e l'eventuale predizione dei sintomi ADHD in tarda adolescenza e prima età adulta basata su caratteristiche demografiche e neuropsicologiche presenti nella prima adolescenza.
La ricerca ha confrontato due gruppi di ragazzi, uno con diagnosi di ADHD (53 partecipanti) e un secondo gruppo a sviluppo normotipico (50 partecipanti). Sono stati valutati all'età di circa 12 anni e successivamente a circa 17 anni, considerando sintomi ADHD (valutati tramite il questionario K-SADS-E compilato dai genitori), livello intellettivo (misurato con la WISC-III) e vari aspetti neuropsicologici (allerta, attenzione sostenuta, memoria a breve termine visuo-spaziale, memoria di lavoro visuo-spaziale, flessibilità cognitiva e pianificazione, valutati tramite subtest della CANTAB).
I risultati hanno mostrato una maggiore riduzione dei sintomi di iperattività rispetto a quelli di inattenzione nei soggetti con ADHD. In termini neuropsicologici, si è osservato un aumento della differenza nei tempi di reazione nei compiti di allerta, un miglioramento simile in entrambi i gruppi nei compiti di attenzione sostenuta ma con prestazioni inferiori nel gruppo ADHD, un andamento analogo nella memoria a breve termine visuo-spaziale e un miglioramento nella memoria di lavoro visuo-spaziale, con un minor uso di strategie. I risultati nelle prove di flessibilità cognitiva e pianificazione hanno mostrato prestazioni inferiori e un incremento analogo a distanza di 7 anni nei ragazzi con ADHD.
Non è emersa un’associazione diretta tra cambiamenti neuropsicologici e sintomi ADHD riferiti dai genitori. Tuttavia, alcuni aspetti neuropsicologici valutati nella prima adolescenza si sono rivelati predittivi dei sintomi ADHD 7 anni dopo, con la flessibilità cognitiva e il tipo di occupazione genitoriale che spiegavano significativamente i sintomi ADHD a distanza.
Conclusioni
Questo studio suggerisce che, nonostante un miglioramento generale dei sintomi, in particolare dell'iperattività/impulsività, le funzioni neuropsicologiche in soggetti con ADHD rimangono inferiori rispetto a coetanei a sviluppo tipoco[2][3][6]. I cambiamenti nei sintomi ADHD non corrispondono necessariamente ai miglioramenti neuropsicologici misurati. Inoltre, alcuni aspetti neuropsicologici, come la memoria di lavoro visuo-spaziale e la flessibilità cognitiva, possono avere un ruolo predittivo nella severità futura dei sintomi ADHD. La consapevolezza di questi aspetti è cruciale per la comunicazione della diagnosi e la pianificazione degli interventi terapeutici.
BIBLIOGRAFIA