Il legame tra plusdotazione intellettiva e disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) è stato a lungo oggetto di speculazioni, spesso alimentate da aneddoti e narrazioni piuttosto che da evidenze scientifiche concrete. La ricerca di Toffalini[1] e colleghi si propone di esplorare empiricamente questa presunta correlazione.
I ricercatori hanno affrontato la problematica misurazione dell'intelligenza nei DSA, sottolineando come spesso il quoziente intellettivo (QI) possa risultare non interpretabile a causa di significative discrepanze fra i vari indici, in particolare quelli legati alla memoria di lavoro verbale. In queste situazioni, si tende a preferire l'uso dell'Indice di Abilità Generale (IAG), che esclude componenti come la memoria di lavoro e la velocità di elaborazione, pur mantenendo una forte correlazione con il QI.
Concentrandosi sull'IAG come misura dell'intelligenza nei DSA, lo studio ha evidenziato che la percentuale di individui plusdotati all'interno della popolazione con DSA è del 3,75%, significativamente più alta del 1,82% osservato nella popolazione generale. Al contrario, utilizzando il QI come parametro, solo lo 0,71% dei soggetti con DSA rientrava nella categoria dei plusdotati.
Sebbene i risultati dello studio indichino una maggiore frequenza di plusdotazione tra gli individui con DSA rispetto alla popolazione generale, vi sono riserve riguardo alla selezione del campione e alla rappresentatività dei dati. Ulteriori studi sono necessari per confermare questi risultati e per indagare le ragioni sottostanti a questa distribuzione.
BIBLIOGRAFIA