MITOLOGIA e POEMI OMERICI

S1

COS'È UN MITO E A COSA SERVE

La parola viene da un termine greco che significa "racconto".

Il mito è una storia che ha come scopo quello di spiegare i misteri del mondo, le sue origini, i suoi valori, il suo senso, di definire le relazioni tra gli dei e gli uomini. In altre parole, è un tentativo di dare risposte ai quesiti fondamentali che l’uomo si è posto e continua a porsi.

Anche quando il racconto appare poco verosimile, ha un significato profondo, perché esprime la rappresentazione che una società fa di se stessa e della sua collocazione nell’universo. Secondo il filosofo Cassirer ("Filosofia delle forme simboliche", ed. La Nuova Italia, 1964), il mito è dotato di una propria logica, nonostante esso si configuri ancora come una forma pre-scientifica del pensiero.

Numerosi miti tracciano la storia della creazione dell’universo e dell’umanità: quello di interrogarsi sulle proprie origini è infatti uno dei primi bisogni dell’uomo, che si ritrova in ogni epoca e ad ogni latitudine.

Il tempo della narrazione è indefinito, i luoghi sono aperti e fantastici.

Alcune lezioni introduttive

I miti nei grandi musei del mondo

Luoghi del mito

Piccola raccolta di miti di vari popoli

RISORSE SU WIKIPEDIA

Il portale "MITOLOGIA" di wikipedia

Il portale "ANTICA GRECIA"

Il portale "ANTICA ROMA"

Enciclopedia di tutti i miti

S2

IL MITO MESOPOTAMICO

GILGAMESH

se conosci la scrittura cuneiforme puoi leggere il testo originale

Ascoltalo raccontato da Radio3 "La storia in giallo"

IL DILUVIO

"Deucalione e Pirra"

Per il diluvio nella Bibbia confrontato con il racconto di Utnapistim clicca.

S3

IL MITO GRECO

OMERO

ILIADE TUTTI I CANTI

Introduzione presa da Wikipedia.

Nella mitologia greca, la guerra di Troia fu una sanguinosa guerra combattuta tra gli Achei e la potente città di Troia, nell'odierna Turchia.

Gli eventi del conflitto sono noti principalmente attraverso i poemi epici Iliade ed Odissea attribuiti ad Omero, composti intorno al IX secolo a.C. Entrambi narrano una piccola parte del conflitto: l'Iliade i fatti avvenuti durante l'ultimo anno di guerra, l'Odissea, oltre al viaggio di Ulisse per tornare in patria, narra la conquista di Troia. Le altre opere del "Ciclo Troiano" sono andate perdute e sono conosciute solo tramite testimonianze posteriori. Singoli episodi sono infatti descritti in innumerevoli testi della letteratura greca e latina, e dipinti o scolpiti in numerose opere d'arte.

Secondo l'Iliade, la guerra ebbe inizio a causa del rapimento di Elena, regina di Lacedemone (la futura Sparta), ritenuta la donna più bella del mondo, per mano di Paride, figlio di Priamo re di Troia. Menelao, marito di Elena, e il fratello Agamennone radunarono un esercito, formato dai maggiori comandanti dei regni greci e dai loro sudditi, muovendo guerra contro Troia.

Il conflitto durò dieci anni, con gravissime perdite da entrambi gli schieramenti. Fra le vittime vi fu Achille, il più grande guerriero greco, figlio del re Peleo e della dea Teti. Achille era re dei Mirmidoni, che condusse in molte battaglie contro Troia, venendo infine ucciso da Paride che, per vendicare la morte del fratello Ettore, lo colpì con una freccia al tallone, suo unico punto debole. Troia infine cadde grazie all'astuto Ulisse e al suo piano del cavallo di legno, cambiando l'esito del conflitto.

È ancora oggetto di studi e di controversie la questione della veridicità storica degli avvenimenti della guerra di Troia. Alcuni studiosi pensano che vi sia un fondo di verità dietro gli scritti di Omero, altri pensano che l'antico poeta abbia voluto raggruppare in un unico conflitto, quello fra greci e troiani, le vicende di guerre e assedi diversi succedutisi nel periodo della civiltà micenea. Alcuni studiosi pensano, invece, che Omero non sia mai esistito o che Iliade e Odissea siano opera di autori diversi.

I due poemi hanno comunque reso possibile la scoperta delle presumibili mura di Troia, collocando cronologicamente la guerra verso la fine dell'età del Bronzo, intorno al 1300 - 1200 a.C., in parte confermando la datazione di Eratostene.

Chi sostiene che la guerra si sia svolta davvero, la colloca verso la fine del XIII secolo a. C., i re di molte città greche si allearono e unirono tutti i loro eserciti e le loro flotte per organizzare un’imponente spedizione contro la potente città di Troia, situata sul primo dei due stretti (lo stretto dei Dardanelli) che mettono in comunicazione il mar Egeo con il mar Nero. La sua era dunque una posizione dominante, strategicamente importantissima, che assicurava un assoluto controllo sull’accesso al mar Nero e sui commerci tra Europa e Asia. L’espansione commerciale dei Greci era dunque limitata, nella direzione del mar Nero, dalla presenza di Troia, che impediva il passaggio tra i due mari o, com’è probabile, lo consentiva solo a prezzo di pesanti tributi. L’impressionante mobilitazione di eserciti dalle città greche fu dunque una spedizione punitiva, organizzata allo solo scopo di annientare la città rivale. Al termine di una guerra senz’altro aspra e sanguinosa, i Greci vincitori fecero ritorno alle loro terre, paghi di avere distrutto definitivamente la forte città nemica.

Riassuntino a cartoni animati (in inglese).

Brani analizzati

Invocazione alla musa da imparare a memoria:

« Cantami, o Diva, del pelide Achille

l'ira funesta che infiniti addusse

lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco

generose travolse alme d'eroi,

e di cani e d'augelli orrido pasto

lor salme abbandonò (così di Giove

l'alto consiglio s'adempìa), da quando

primamente disgiunse aspra contesa

il re de' prodi Atride e il divo Achille. »

(Proemio dell'Iliade nella traduzione di Vincenzo Monti)

ODISSEO alias ULISSE alias NESSUNO


ULISSE E CASSADRA - (ODISSEA Canto IV)

ODISSEO E POLIFEMO (Odissea Canto IX) - ADATTAMENTO RAI (Il migliore e il più fedele al testo)

ODISSEO CONTRO POLIFEMO, versione Hollywood con Kirk Douglas (1954)

ULISSE E EUMEO (Odissea Canto XIV)

L'addio a Argo

ULISSE CONTRO I PROCI

La gara con l'arco - versione Hollywood

SOLO PER I MAGGIORI DI 11 ANNI

ODYSSEUS VS, CYCLOPS STEAKMEN

UNO SPETTACOLO TEATRALE SUL TERREMOTO DELL'AQUILA. Il ciclope qui è il terremoto.

Il dottor Cyclops (Dr. Cyclops)" diretto da Ernest Beaumont Schoedsack (1940)

ITACA DI LUCIO DALLA - VIDEO

Ora sei pronto per metterti alla prova con un test online a crocette.

O con test ben più difficili se ti senti eroico.

UN ALTRO MITICO VIAGGIO: LE ARGONAUTICHE di Apollonio Rodio

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MITI FILOSOFICI: l'invisibilità

Il grandissimo filosofo Platone fa dire, nel celeberrimo dialogo "La Repubblica" (L.III), al suo maestro Socrate che i miti sono dannosi. Leggi e cerca di capire perché. Che ne pensi?

"E pregheremo di nuovo Omero e gli altri poeti di non rappresentare Achille, figlio di una dea, "talora disteso su un fianco, talora invece supino, talora bocconi", "e talora, levatosi dritto, errante sulla riva del mare infecondo", e neppure "che prende con ambo le mani la cenere scura e la versa sul capo", o mentre effonde tutti quegli altri pianti e lamenti che ha descritto il poeta; e nel contempo di non raffigurare Priamo, discendente degli dèi, mentre supplica e "nel fimo si voltola, chiamando per nome ogni guerriero". Ma pregheremo ancora di più Omero di non rappresentare gli dèi che si lamentano e dicono "oh me sventurato, me misera madre!". E se proprio vogliono rappresentarli, almeno non osino ritrarre il più grande degli dèi in maniera così difforme dal vero, da fargli dire: "ahi, che un prode a me caro attorno alla rocca inseguito veda con gli occhi, e il mio cuore ne piange"; e "ahimè, ahimè! Sarpedone, a me il più caro tra gli uomini, per mano del Meneziade Patroclo è destino che cada!". Se infatti, caro Adimanto, i nostri giovani ascoltassero seriamente simili parole senza deriderle come indecorose, difficilmente uno potrebbe ritenersi indegno di queste azioni in quanto uomo e rimproverarsi se gli capita di dire o di fare qualcosa del genere, ma intonerebbe senza ritegno e senza forza d'animo molti lamenti e molti gemiti per dolori da poco".

"Quello che dici è verissimo", affermò.

"Ma ciò non deve accadere, come ci ha dimostrato proprio ora il nostro ragionamento; e dobbiamo attenerci ad esso, finché qualcuno non ci persuada con un'argomentazione migliore".

"Non deve accadere, certo".

"Ma non si deve essere nemmeno facili al riso. Quando infatti ci si abbandona a una forte risata, la cosa comporta di solito anche una forte mutazione interiore".

"Mi pare di sì", disse.

"Perciò non bisogna permettere che si rappresentino uomini di valore in preda al riso, tanto meno se si tratta di divinità".

"Tanto meno, certo", fece lui.

"Quindi non accetteremo neanche questi versi di Omero sugli dèi: "inestinguibile un riso sorse tra gli dèi beati, quando videro Efesto per la sala affannarsi". Non sono da accettare, secondo il tuo ragionamento".

"Se tu vuoi qualificarlo come mio", disse: "no, non vanno ammessi di certo".

Nello stesso dialogo platonico troviamo "Il mito di Gige". A raccontarlo è Glaucone, amico di Socrate e Platone, che lo narra proprio perché vuole che Socrate smentisca quanto pretende insegnare il mito, cioè che chi può fare il male per ricavarne un vantaggio lo farà.

Platone/Socrate/Glaucone - L'anello di Gige. Scarica la lettura dal fondo di questa pagina.

Del mito di Gige esiste anche la più piccante versione di Erodoto, molto meno interessante per me.

Anche l'invisibilità è un topos. Il romanzo più famoso attorno qualcuno che non si può vedere è "L'uomo invisibile" di H. G. Wells (1897).

Brano ed esercizi su "L'uomo invisibile".

Griffin, il protagonista de "L'uomo invisibile" è affetto da albinismo.

Incipit

"Lo sconosciuto giunse ai primi di febbraio, in un giorno invernale, venendo dalla brughiera attraverso il vento pungente e la fitta neve, l'ultima nevicata dell'anno. Proveniva, a quanto sembrava, dalla stazione ferroviaria di Bramblehurst, reggendo nella mano infilata in un grosso guanto una piccola valigia nera. Era imbacuccato dalla testa ai piedi, e la tesa del morbido cappello di feltro gli nascondeva ogni pollice del volto eccetto la punta lucida del naso; la neve accumulatasi sulle spalle e sul petto profilava di bianco il fardello che portava. Entrato che fu barcollante nella locanda Carrozze e Cavalli, più morto che vivo all'apparenza, lasciò cadere a terra la valigia. "Un fuoco" gridò "per carità cristiana! Una stanza e un fuoco!"

Fine ‘800. L’azione del romanzo inizia in una giornata d’inverno a Iping, una cittadina del West Sussex, in cui un misterioso personaggio, imbacuccato dalla testa ai piedi, le mani ricoperte da grossi guanti, dei grossi occhiali dalle lenti scure che coprono i bendaggi sul volto ed un grosso cappello di feltro, fa la sua apparizione nella locanda “Coach and Horses”, chiedendo una stanza in affitto.

Un turista in febbraio in una località del genere è davvero un colpo di fortuna, quindi la proprietaria, la signora Hall, gli assegna con gioia la sua migliore camera. Si tratta però di un cliente ben strano. L’uomo non mostra mai il suo volto a nessuno, anzi copre ossessivamente ogni parte del suo corpo con vestiti, sciarpe, bende, foulard, occhialoni neri e cappello a larghe falde. Non tollera intrusioni in camera sua, non dà confidenza a nessuno e tratta la signora Hall con modi bruschi. A Iping non si parla d’altro che di quel forestiero sfuggente e le illazioni sui motivi che lo inducono a nascondersi il volto impazzano

Lo sconosciuto desta subito la curiosità dei proprietari della locanda e provoca reazioni aggressive nei cani. L’ospite si giustifica sostenendo di essere un ricercatore che ha subito un incidente dal quale ne è uscito sfigurato, e che ha solo bisogno di pace e solitudine per i suoi studi. Nei giorni successivi, nella locanda dove si è stabilito lo strano personaggio, arrivano delle casse piene di bottiglie contenenti polveri bianche e colorate, alcune delle quali etichettate con la scritta “veleno”, provette e bilance imballate, contribuendo ancora di più a alimentare il mistero sulla sua vera natura.

Quando dovrà fuggire dal suo appartamento, perché il proprietario di casa è convinto che Griffin pratichi la vivisezione degli animali e che i suoi esperimenti siano pericolosi, inizia ad girovagare senza meta nel freddo inverno londinese, tra le strade della città, trovandosi di fronte alla drammatica condizione in cui si trova, dalla quale non sa nemmeno se esiste una via d’uscita.

"Non potevo uscire quando nevicava, perché se mi si posava addosso, avrebbe rivelato la mia presenza. Anche la pioggia avrebbe fatto di me una sagoma acquosa, una lucida superficie umana: una bolla. E con la nebbia, sarei stato una bolla più evanescente, una pura superficie, un viscido barlume di umanità. Inoltre, uscendo all’aperto – nell’aria londinese – mi sporcavo i piedi, e la pelle si copriva di pulviscolo e di polvere. Non sapevo quanto tempo sarebbe passato, prima di ridiventare ancora visibile, a causa di quella roba. (…) Ora cominci a comprendere, – disse l’uomo invisibile, – la mia situazione, vero? Non avevo un rifugio, niente per ripararmi; indossare qualcosa significava eliminare tutti i miei vantaggi, diventare un essere strano e terribile. Avevo, inoltre, una gran fame: mangiare, riempirmi di materia non assimilata significava però diventare visibile, ma in modo ancora più grottesco." (H.G.Wells, L’Uomo Invisibile, pag. 148 ed. Newton Compton 1993)

Grottesco perché i cibi, anche ingeriti e non ancora metabolizzati, sono visibili all’occhio umano.

"Era strano vederlo fumare; la bocca, la gola, la faringe e le narici diventano visibili come una specie di getto vorticoso di fumo". (H.G.Wells, L’Uomo Invisibile, pag. 112)

L'Uomo Invisibile è un altro membro della "Lega degli Straordinari Gentlemen". Anche nel fumetto ha problemi con il freddo

"Grazie per la calda accoglienza, vi ricordo che io resto nudo anche sotto la neve... e ho tutte le parti del corpo intirizzite... e quando dico tutte intendo... TUTTE".

Se vuoi sapere come finisce "L'uomo invisibile" scarica il file "Welles invisible fine" che trovi in fondo a questa pagina nello spazio allegati.

UNITA' 2 - ALTRO MITO FILOSOFICO

Un nemico di Platone in un altro dialogo intitolato "Protagora" racconta un altro famosissimo mito, quello di Prometeo.

Il mito di Prometeo (passando per il "Prometeo moderno", più noto col titolo "Frankenstein" di Mary Shelley) ci ha portato a discutere del problema della scienza. Fino a dove si deve spingere la ricerca scientifica? Bisognerebbe porle dei limiti?

Abbiamo discusso i seguenti esempi:

2.1 la clonazione.

Leggi clonate due scimmie in Cina.

Barbra Streisand fa clonare il suo cagnolino defunto.

2.2 robot e intelligenza artificiale.

Leggi Pigmalione da Ovidio "Le Metamorfosi".

Galleria di quadri ispirati al mito di Pigmalione e Galatea

Der Golem.

XVI secolo, Praga, quartiere ebraico.

Un cristiano malvagio di nome Taddeo era in procinto di organizzare l’ennesima persecuzione contro gli Ebrei. Metteva in giro voci secondo le quali durante le feste ebraiche venivano sacrificati bambini cristiani. La vita era diventata impossibile. Nemmeno i bambini ebrei potevano più camminare liberamente per Praga: venivano insultati e minacciati: “Uccidiamoli tutti, prima che i loro genitori uccidano i nostri figli!” gridava qualcuno.

Rabbi Loew un giorno chiamò i suoi due migliori discepoli, Rabbi Yitzachak e Rabbi Jacob: “Noi costruiremo il Golem, ed egli ci aiuterà a riportare l’armonia nella nostra Comunità. Per fare questo dovremo essere tre. Io sarò l’aria, Yitzachak il fuoco e Jacob l’acqua”.

“E il Golem di cosa sarà fatto?”

“Ma di terra, naturalmente, come Adamo”.

A mezzanotte, i tre si incontrarono nella Mikwa, il bagno rituale. Si immersero nell’acqua, pregarono a lungo. Poi scesero sulle rive della Moldava e, con l’argilla del fiume, impastarono un grande corpo umano, che giaceva supino, come un cadavere. Poi i tre Maestri compirono i Giri Sacri attorno al colosso, da occidente a oriente, da nord a sud e lo purificarono con l’acqua, l’aria e il fuoco, secondo quanto prescrivevano le Sacre Formule. E l’aria, l’acqua e il fuoco cominciarono a fluire nell’argilla. Infine Rabbi Loew scrisse sulla fronte del Golem una Parola. Perché Iddio ha creato con la Parola. Perché la Parola crea. Questa Parola era Emet, verità.

Il Golem non poteva parlare, non ne aveva la facoltà, perché non sapeva discernere il Bene dal Male. Ma questo lo metteva al sicuro dalla malattia e dalla morte. Egli era una fantastica guardia per tutta la Comunità. La notte girava per i vicoli ed aveva sotto controllo tutti gli ingressi. Aveva sventato molti attacchi e scoperto molte terribili macchinazioni: come quella volta in cui Hawilicek, un macellaio senza scrupoli aveva disseppellito la salma di un bambino cattolico, l’aveva nascosta nel fegato di un maiale e stava cercando di introdurla nella casa di un ricco ebreo, suo creditore, per discreditare lui e tutta la comunità. Ma il Golem è di guardia e lo mette in fuga.

Tutti vogliono bene al Golem, ma non bisogna chiedergli nulla che richieda garbo e delicatezza, come fare la spesa o sbrigare faccende domestiche: è estremamente goffo e combina molti guai. I bambini ridono e le donne si arrabbiano con lui. Ma lui non se la prende. Prima che arrivi Shabbat, il Rabbino cancella dalla sua fronte la prima lettera di Emet, così che restino solo due lettere, Men e Tau: morte. Il Golem così si riposerà. Il giorno dopo Loew riscriverà la lettera. Così, per dieci anni, nel Ghetto regnò la pace.

Ma un triste venerdì, Rabbi Loew dimenticò di cancellare la lettera dalla fronte e il Golem, costretto a lavorare lo Shabbat, si ribellò con violenza e iniziò a distruggere tutto quello che trovava davanti. Rabbi Loew era nella Sinagoga e fu avvertito di quello che stava accadendo. Non gli fu facile, ma alla fine riuscì a cancellare la lettera Alef e il Golem si addormentò. Tutti volevano perdonare la svista del Rabbino e le intemperanza del Golem, e tornare a disporre di quell’eccezionale guardiano, ma Loew non era di questo parere, convocò i suoi due allievi e fece tornare il Golem un mucchio di argilla.

Da questa leggenda, discende una tradizione che è rimasta nel tempo, legata proprio al Salmo 92. Dopo aver “spento” il Golem, il rabbino, che aveva interrotto la celebrazione del salmo, era tornato nella sinagoga per riprenderlo e questo ha fatto sì che la sinagoga del quartiere ebraico di Praga diventasse l’unica al mondo in cui questo salmo è ripetuto per due volte.

Mescolare le lettere del Libro significa mescolare il mondo….Per manipolare le lettere del Libro ci vuole molta pietà, e noi non l’abbiamo avuta….E allora noi abbiamo voluto fare quello che non ci era consentito e che non eravamo preparati a fare. Manipolando le parole del Libro abbiamo voluto costruire il Golem”.

Da “Il pendolo di Foucault” di U. Eco

Cimitero ebraico di Silvia Vittorio

UNITA' 3 - MITI FAMOSISSIMI

ASTERIONE IL MINOTAURO in un cartone an

imato muto di 9 minuti

J.L. BORGES ha scritto una bellissima versione moderna del mito di Asterione - scarica il testo dallo spazio allegati in fondo alla pagina

La versione più classica di Nathaniel Howthorne

ORFEO E EURIDICE

Varie versioni del mito di Orfeo:

Roberto Vecchioni - Euridice

Carmen Consoli - Orfeo

PARODIE DI MITI

"La Genesi" di Francesco Guccini: il testo

La canzone

UNITA' 4 - MITI DI TRASFORMAZIONE

APOLLO E DAFNE DA "LE METAMORFOSI" DI OVIDIO

ARACNE E MINERVA sempre da Ovidio

Puoi ascoltare le Metamorfosi di Ovidio lette da Vittorio Sermonti sul sito di Radio3

METAMORFOSI MODERNE

FRANZ KAFKA - "LA METAMORFOSI" (1916)

IL TESTO E SUGGERIMENTI PER UNA MESSA IN SCENA

ANALISI TESTUALE

VERSIONI FILMICHE (esiste un film del 2012 che è una versione fedele e completa del racconto di Kafka, ma è veramente schifoso e non posso mettere il link. Accontentativi di qualche versione a cartoni animati)

UNA VERSIONE SPAGNOLA

THE METAMORPHOSIS OF MR SAMSA

ALTRO CARTOON FATTO AL COMPUTER

LETTURA DAL SITO DI RADIO3

LETTERA AL PADRE

KAFKA FAN CLUB

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