ITALIANO LINGUA 1

IN QUESTA PAGINA TROVI:

- I TESTI LETTERARI, E NON SOLO, ANALIZZATI DURANTE LE LEZIONI DI ITALIANO L1

ATTENZIONE, ATTENZIONE! QUESTA PAGINA È STRETTAMENTE RISERVATA AGLI ALUNNI DI ITALIANO L1 E AI CULTORI AUTENTICI DELLA LINGUA E DELLA LETTERATURA ITALIANA.

VIETATO L'INGRESSO A TUTTI GLI ALTRI. ASTENERSI PERDITEMPO.

Nozioni preliminari

Cos'è l'italiano?

L'italiano è una lingua indoeuropea del gruppo delle lingue neolatine. Esistono molte varianti regionali dell'italiano (i dialetti). La lingua italiana si basa su una lingua di sostrato (lingue parlate prima dell'imposizione del latino), gran parte del lessico di derivazione latina e inserti dovuti alle invasioni barbariche. Nuove parole entrano nell'italiano da altre lingue, questi termini sono definiti "barbarismi". Per avere un'idea dei vari dialetti visita il sito DIALETTANDO.

I dialetti italiani possono essere anche molto diversi, come scopre Toto' a Milano.

Quali sono le lingue romanze più diffuse?

Oltre all'italiano: il francese, il portoghese, il castigliano (cioè l’attuale spagnolo), il catalano, il galiziano e il rumeno.

Chi sono gli Indoeuropei?

Un popolo assai misterioso arrivato in Europa nel terzo millennio avanti Cristo dall'India. 

Sono del ceppo indoeuropeo anche altre famiglie linguistiche europee: la Germanica (tedesco, inglese, norvegese, olandese, danese, svedese, islandese), la slava (tutte le lingue dell'est Europa tranne l'Ungherese che è una lingua mongolica come il finlandese e l'estone), la Baltica (lettone, lituano). Sono lingue indoeuropee anche l'albanese, le lingue celtiche, l'armeno, il curdo, il greco, il persiano e altre lingue del nord della penisola indiana. 

Per saperne di più vai al sito ETHNOLOGUE.

Qui sotto ci sono una mappa linguistica del mondo e una dell'Europa. 

Nella prima mappa, in verde chiaro sono indicate le aree dove si parlano lingue indoeuropee. Nel nord della Spagna e in parte della Francia sud occidentale si parla il Basco, una lingua misteriosa, che secondo la maggior parte degli studiosi sarebbe pre-indoeuropea. Le altre lingue non indoeuropee che si parlano in Europa sono l'Ungherese, il finlandese, le lingue dei Sami, il Turco e l'Estone.

STORIA DELLA LINGUA ITALIANA

Quando è nato l'italiano?

Impossibile dirlo con certezza. I volgari italiani si sono evoluti gradualmente dal latino. La prima attestazione scritta risale al X secolo, sono i Placiti Capuani, nei quali un notaio trascrive la testimonianza di alcuni contadini in merito a una contesa sul possesso di alcuni territori. I contadini sono chiamati a testimoniare e lo fanno in una lingua che possiamo considerare una sorta di protoitaliano. Qualcuno si ostina a considerare come primo documento in volgare italiano l'indovinello veronese, ma per me si tratta ancora di latino. 

Indovinello veronese

(VIII-IX SEC. D.C.)

Se pareba boves, alba pratàlia aràba

 et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba

Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne Deus

Placiti capuani

« Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti. »

(Capua, marzo 960)

« Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro, que ki contene, et trenta anni le possette. »

(Sessa, marzo 963)

« Kella terra, per kelle fini que bobe mostrai, sancte Marie è, et trenta anni la posset parte sancte Marie. »

(Teano, ottobre 963)

« Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai, trenta anni le possette parte sancte Marie. »

(Teano, ottobre 963)

Quando sono nate le altre lingue europee?

La prima attestazione scritto del francese e del tedesco si trova nel giuramento di Strasburgo (14 febbraio 852)

Curiosità, ascolti, visioni

SAN FRANCESCO

STORIA DI CHIARA E FRANCESCO di Chiara Frugoni

Lettura del Cantico delle Creature di Cattaneo/Giaffrida

Cantico delle Creature di San Francesco nella versione di Angelo Branduardi. Attento! Il cantante ha adattato il testo. Trova le differenze.

Su San Francesco sono stati realizzati alcuni film

"SAN FRANCESCO" regia di Liliana Cavani con Mickey Rourke

Il classico "FRANCESCO GIULLARE DI DIO" di Roberto Rossellini

CECCO ANGIOLIERI

S'i fossi foco di Cecco Angiolieri letto da Vittorio Gassman

S'i fossi foco di Cecco Angiolieri-Fabrizio de Andrè

GUIDO GUINIZZELLI

I' voglio del ver la mia donna laudare

FRANZ LISTZ - FRANCESCO PETRARCA IN MUSICA

ELISABETH CABALLERO "Benedetto sia il giorno, il mese e l'anno" 

ELISABETH CABALLERO "I' vidi in terra angelici costumi"

RENATA SCOTTO canta "Pace non trovo"

I REGISTRI DELLA LINGUA ITALIANA

REGISTRO FORMALE

 

LA LETTERE UFFICIALE

La lettera alla Malafemmena

Lettera a Savonarola di Benigno e Troisi

METRICA

divisore automatico di sillabe http://www.separarensilabas.com/index-it.php


S7

Il sillabo per S6-S7 è qui.

a.s. 2024-25 “Le forme dell’io tra identità e relazioni”

La ricerca di sé nella complessità dell’interazione interpersonale, sociale e culturale

Percorso in tre sezioni:

1) NARRATIVA (Giovanni VERGA, Luigi PIRANDELLO, Italo SVEVO,  Italo CALVINO, Elsa MORANTE). 

1.1) Sequenza iniziale: i modi e i confini dell’identità

1.2) L'amore

1.3) La famiglia

1.4) L'amicizia

2) POESIA, (Umberto SABA, Giorgio CAPRONI, Eugenio MONTALE )

2.1) L’io lirico e l’identità

2.2) L’identità riflessa: l’io lirico e l’amore

3) TEATRO (Luigi PIRANDELLO)

3.1) L’Identità in scena

Passi prescrittivi nella quarta colonna, sotto la dicitura “Lettura” del sillabo. I contenuti delle quattro colonne sono prescrittivi, ad eccezione di quelli presenti nelle Sezioni Ascolto e Visione della quarta colonna. 


SETTEMBRE 2024

LETTERATURA

L'ACCUMULO: NOVELLE RUSTICANE (1882) “Tutta quella roba se l’era fatta lui, colle sue mani e colla sua testa […] Non aveva altro che la sua roba” (La roba, 1880)

STILE: Discorso indiretto libero. La strategia dei diversi punti di vista, come quello del viandante (che rappresenta l'autore), del lettighiere e del narratore popolre, conferisce al racconto un tono leggendario.  Es; di discorso indiretto libero ne "La roba": "Quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba. Ed anche la roba era fatta per lui, che pareva ci avesse la calamita, perché la roba vuol stare con chi sa tenerla e non la sciupa...".

L’inizio della novella ricorda una celebre fiaba dello scrittore francese Charles Perrault (1628-1703), Il gatto con gli stivali, dove un personaggio domanda ripetutamente a chi appartengano i campi e i boschi che sta percorrendo. Allo stesso modo, le domande del viandante e le risposte del lettighiere vogliono creare un’atmosfera favolosa intorno alle ricchezze di Mazzarò. L’uso insistito dell’iperbole (una fattoria grande quanto un paese… magazzini che sembravano chiese… galline a stormi… uliveto folto come un bosco…) accresce il tono da leggenda del racconto. La ripetizione di parole o frasi con lo stesso significato asseconda il ritmo incalzante dell’accumulazione (aveva la testa ch’era un brillante, quell’uomo. Infatti, colla testa come un brillante, aveva accumulato tutta quella roba dove prima veniva da mattina a sera a zappare, a potare, a mietere….

Se il viandante rappresenta l'osservatore colto, il narratore popolare viene invece dallo stesso ambiente di Mazzarò e ne giustifica le scelte. Non interviene direttamente nel racconto, ma talvolta fa sentire la sua ironia facendo apparire strano agli occhi del lettore ciò che è normale per Mazzarò. Quando il punto di vista non coincide con quello del personaggio, il narratore ne prende le distanze: 

• la morte della madre, nell’ottica di Mazzarò, esclude qualunque considerazione affettiva e il funerale che era costato anche 12 tarì ne sottolinea ironicamente la mentalità meschina; 

• i disagi dei mezzadri e dei debitori sono per Mazzarò seccature; 

• il fanatismo di Mazzarò che ammazza a colpi di bastone le sue anitre e i suoi tacchini è criticato con distacco oggettivo mediante l’espressione "come un pazzo".

Verga impiega dunque anche qui l'artificio della regressione: il narratore adotta della comunità che descrive conoscenze, credenze, lingua, modo di pensare, metafore. Non vi è più il narratore onnisciente che giudica alla Manzoni.

LA CRISI DELLA FAMIGLIA: IL DECLINO DI GERVAISE (da L’ Assommoir (1876), L'ammazzatoio o Lo scannatoio nelle traduzioni italiane, cap.11). L'assomoir è il nome della distelleria parigina di "papà Colombe" dove, Coupeau, il portagonista del romanzo, si dà all'alcool provocando la rovina sua e della sua famiglia. "L'Assommoir è una evoluzione a rovescio, dall'uomo all'animale" (Giuseppe De Sanctis).  

“(…) Le mie intenzioni di scrittore erano molto semplici: raccontare il lento e inesorabile declino d’una famiglia operaia nell’ambiente degradato dei bassifondi. Al culmine dell’ubriachezza e dell’indolenza ci sono l’allentamento dei legami familiari, gli orrori della promiscuità, la perdita progressiva d’ogni onesto sentimento; e, alla fine, restano solo vergogna e morte.” (Prefazione dell’autore all'opera). 

L’Assomoir è parte di un ciclo di venti romanzi, Les Rougon-Macquart, con il quale Zola intese scattare una fotografia della Parigi metropolitana ed industriale di metà Ottocento. 

"lorsque l’hiver arriva, l’existence devint impossible chez les Coupeau. Chaque soir, Nana recevait sa raclée. Quand le père était las de la battre, la mère lui envoyait des torgnoles, pour lui apprendre à bien se conduire. Et c’étaient souvent des danses générales ; dès que l’un tapait, l’autre la défendait, si bien que tous les trois finissaient par se rouler sur le carreau, au milieu de la vaisselle cassée. Avec ça, on ne mangeait point à sa faim, on crevait de froid. Si la petite s’achetait quelque chose de gentil, un nœud de ruban, des boutons de manchettes, les parents le lui confisquaient et allaient le laver."


SAGGI

LE NUOVE IDENTITA'

Z. Bauman, Vita liquida, Laterza, Roma-Bari 2008 - Introduzione. Vivere in un mondo liquido-moderno (da La vita liquida è una vita di consumi, pp. XVII-XXIV) “Una società può essere definita “liquido-moderna” se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure”.

Bauman cita anche la descrizione di Italo Calvino della città di Eutropia

L’IO E IL DENARO LETTURA 

V. Andreoli, Il denaro in testa, Bur, Milano 2011 (quarta 2018)  “Il denaro è un simbolo, una metafora del valore delle cose”.

- Il prezzo del mondo, pp. 7-8; 

- Una società per la mente. L’uomo innanzitutto, pp. 217-220;

FACOLTATIVO (consiglio anche questo test che fu scelto come traccia per l'orale di filosofia lo scorso anno)


“Credo sia opportuno evitare un approccio moralistico. Nella storia della filosofia viene analizzata e spesso anche censurata, la “brama dell’avere” ma non ci si riferisce al desiderio di possedere. Quest’ultimo non è evidentemente disdicevole. Piuttosto è la sua esasperazione ad esserlo. Il più della volte assume la forma della pretesa di avere più di quanto sia giusto e necessario. Non credo sia corretta una riflessione sulla disposizione di avere in quanto tale: diventa disdicevole solo nel caso in cui essa vada oltre il limite e si configuri come una vera e propria patologia. L’avere è una propensione fisiologica. Di per sé uno stimolo alla crescita e a costruire qualcosa di significativo. Non credo sia immaginabile né desiderabile una condizione in cui non si avesse nessuno stimolo a possedere qualcosa. Perché è evidente che si arriverebbe ad un appiattimento totale della vita dei singoli e anche della collettività. Mentre certamente è criticabile la tendenza patologica a possedere. Possiamo prendere spunti da due autori: nella “Storia del Peloponneso” Tucidide disapprova e considera socialmente pericolosa la rapacità e avidità nel tentativo di accaparrarsi risorse. Per Platone invece in “La Repubblica” la pleonexia, smania di avere più del giusto, è quanto di più distruttivo e destabilizzante ci possa essere per la società. Possiamo rileggere anche l’Antico testamento e l’episodio nell’Esodo: il vitello d’oro. Considerato tradizionalmente una delle espressioni più compiute nella smania di accumulare ricchezza”.


Intervista a Umberto Curi, professore ordinario di storia e filosofia all’Università di Padova 


il test B di Gennaio in s7 (prova lunga) è preparato sul modello esatto di quello che sarà l’esame di Baccalaureato. 

2020-01-D41-en-4 è il documento di armonizzazione per tutte le L1.

ESAME BAC L1 

DURA: 4 ORE (240 minuti)

MATERIALE AUTORIZZATO: nessuno

lo studente dovrà elaborare due testi. 

Parte 1: Sintesi (circa 200 parole) dei contenuti tematici di un testo letterario e di un testo non letterario. Dovete capire qual è il tema comune.  (30 punti max)

Parte 2: Saggio interpretativo - argomentativo (70 punti max)

OPERAZIONI PRELIMINARI SUI TESTI

Per organizzare le idee e progettare il tuo saggio interpretativo - argomentativo è utile partire  dall’analisi, dall’interpretazione e dal confronto dei due testi proposti. Tali operazioni fanno  parte del tuo lavoro preparatorio che puoi condurre nei modi a te congeniali (appunti,  scaletta, mappa, ecc.), e che ti serviranno per la stesura del saggio.

Analisi e interpretazione

Analizza gli aspetti lessicali, stilistici e retorici funzionali alla interpretazione del tema trattato sia nel testo letterario sia in quello non letterario. Identifica l’impianto argomentativo nelle sue differenti articolazioni. 

Confronto

Tenendo conto degli elementi evidenziati nella tua sintesi e delle operazioni di analisi e interpretazione, confronta i possibili diversi significati che acquisisce il tema nei due testi, 

rilevandone somiglianze e differenze. 

ELABORAZIONE SCRITTA DEL SAGGIO

Per la stesura del saggio è utile rispettare la seguente struttura: 

-presentazione generale dei temi individuati

-discussione dei temi, con tue valutazioni sia del testo letterario sia del testo non letterario

-conclusione. 


Sostieni le tue interpretazioni e i tuoi commenti con opportuni riferimenti ai due testi e con richiami ad argomenti studiati, a tue letture ed esperienze personali. 

Assegna al tuo testo il titolo che ti sembra più appropriato e fai attenzione a mantenere l’estensione min. e max. tra le 600 e le 800 parole con un’oscillazione +/-10%.