CAP 1 UGUALI PER FORZA

LICURGO (VIII sec. a.C.?)

Le citazioni del testo che segue provengono, salvo diversa indicazione, dalla biografia di Licurgo scritta dallo storico greco Plutarco (50-120 d.C.).  

 

Licurgo è, secondo la tradizione, l'autore di una riforma radicale dell'organizzazione della città stato di Sparta. I principali punti della sua riorganizzazione dello Stato (ispiratagli da Apollo attraverso l'oracolo di Delfi) sono:  

 

1) governo di garanti e re che presentavano proposte all'approvazione dell'assemblea popolare. Qui il popolo aveva facoltà di approvarle o di proporre emendamenti, tuttavia se la discussione o gli emendamenti tendevano a distorcere il senso della proposta un consiglio degli anziani aveva facoltà inappellabile di sciogliere l'assemblea.  

Le riunioni si dovevano tenere all'aperto non in edifici sfarzosi; 

 

2) ridistribuzione delle terre vs. sperequazioni economiche fra gli spartiati;  

3) messa fuori corso delle monete d'oro e d'argento sostituite con pesanti ed ingombranti monete di ferro che non avevano valore fuori Sparta. L'espediente servì ad eliminare gran parte dei lussi e dei crimini derivanti dalla sete di ricchezza;  

4) istituzione dei pasti in comune, tesa ad eliminare i lussi e le intemperanze dei banchetti. La partecipazione ai pasti comuni era obbligatoria ed i trasgressori venivano puniti.  

Per i pasti comuni gli Spartani si riunivano in gruppi di circa quindici persone. Ogni membro del gruppo contribuiva con periodici conferimenti di grano, vino, formaggio, fichi e con una modesta somma per l'acquisto di altri alimenti; 

5) guerra ai vicini doveva essere mossa solo se indispensabile; 

6) educazione anche alle donne. I lavori domestici sono per le schiave, dell'educazione dei fanciulli si occuperà lo Stato:  

 

"Se qualcuno criticava l’usanza di mandare le ragazze in processione nude e ne chiedeva il motivo, egli rispondeva così: “Voglio che le ragazze seguano la stessa educazione dei maschi, in modo che non siano inferiori né per vigoria fisica e salute né per dirittura morale e virtù; e voglio che si disinteressino di quel che gli altri pensano di loro”. A questo proposito si racconta un episodio che ebbe per protagonista Gorgo, la moglie di Leonida; una donna – probabilmente una straniera – le disse una volta: "Solo voi Spartane comandate ai vostri uomini”. Gorgo replicò: “Sì, perché solo noi mettiamo al mondo uomini”.  (Plutarco, Le virtù di Sparta).

 

7) concessi rapporti extraconiugali non clandestini e con l'approvazione dell'altro coniuge, al fine di procreare figli con partners selezionati per salute ed aspetto; 

8) il lavoro nei campi è lasciato agli Iloti (schiavi); 

9) eugenetica.  

 

Il punto 6 era particolarmente scandaloso per gli Ateniesi che la pensavano in genere come Aristotele: scandaloso che le donne si facciano vedere in pubblico e facciano addirittura ginnastica! Per Aristotele il problema è che a Sparta Licurgo si sarebbe dimenticato di proporre leggi sulle donne e queste, di conseguenza, sono libere di fare quello che pare loro.  

 

"La libertà concessa alle donne è dannosa sia all'intento della costituzione, sia alla felicità della polis. Perché, come l'uomo e la donna sono parte della famiglia, è chiaro che anche la polis si deve ritenere divisa pressappoco in due gruppi separati, quello degli uomini e quello delle donne: di conseguenza in tutte le costituzioni nelle quali la posizione delle donne è mal definita, bisogna credere che la metà della polis sia senza leggi. Il che è accaduto precisamente a Sparta; il legislatore, volendo che l'intera polis fosse più forte, perseguì apertamente le sue intenzioni rispetto agli uomini, e trascurò invece le donne: perciò esse vivono senza freno, rotte a ogni dissolutezza e in lussuria." (Aristotele, Politica, II (B), 9, 1269 b) 

 

Licurgo non dette leggi scritte, anzi proibì di darne. Plutarco attribuisce quindi a Licurgo il principio, molto radicato nella cultura greca, secondo il quale la stabilità politica e la concordia dei cittadini si basavano sull'educazione più che sull'impostazione della norma scritta.   

 

"Quando gli chiesero perché non aveva introdotto leggi scritte, rispose: “Perché quelli cresciuti ed educati secondo una giusta disciplina capiscono benissimo quel che si deve fare in ogni circostanza” 

I neonati erano esaminati dagli anziani che dopo averne valutato la complessione fisica ne decidevano la sorte.

 

Il passaggio del testo di Plutarco sull'educazione dei fanciulli è uno dei più sorprendenti:  

 

"Là erano in seduta i più anziani della tribù, che esaminavano il piccolo: se era ben conformato e robusto, ordinavano di allevarlo e gli assegnavano uno dei novemila lotti di terra. Se invece era malnato e deforme, lo inviavano ai cosiddetti «depositi», una voragine sulle pendici del Taigeto, nella convinzione che né per lui stesso né per la città fosse meglio che vivesse uno che fin dall’inizio non era naturalmente disposto alla salute e alla forza fisica.  

Perciò le donne non lavavano i neonati con l’acqua ma con il vino, per saggiare in certo qual  

modo la loro costituzione. Si dice infatti che i piccoli epilettici e malaticci siano colti dalle  

convulsioni sotto l’effetto del vino e non resistano, mentre quelli sani si temprano e  

irrobustiscono ancor più nella loro costituzione. Anche le nutrici dimostravano una particolare  

cura e abilità: allevando i neonati senza fasce, li rendevano liberi nelle membra e nelle forme,  

e li abituavano a mangiar di tutto e non schifiltosi, senza paura dell’oscurità o timore della solitudine, ignari di indegni capricci e piagnucolii. Perciò anche alcuni stranieri compravano  

balie spartane per i propri figli." 

[Trad. di M. Manfredini da "Vita di Licurgo" di Plutarco, 1980] 

 

"Nessuno poteva allevare o educare il figlio come voleva: appena i fanciulli raggiungevano i sette anni, egli li prendeva e li divideva in gruppi e, facendoli vivere e crescere in comune, li abituava ad essere compagni nei giochi e nelle attività serie. Come capo del gruppo, si sceglievano colui che si distingueva per intelligenza ed era più risoluto nel combattere; guardavano a lui, obbedivano ai suoi ordini e ne sopportavano le punizioni, così che l’educazione era un esercizio di obbedienza. Gli anziani li osservavano giocare, ed erano soliti provocare delle finte battaglie e delle rivalità fra di loro, notando con cura quale attitudine naturale avesse ciascuno di loro nell’osare e nel non fuggire nelle lotte. A leggere e scrivere imparavano nei limiti dell'indispensabile; per il resto tutta la loro educazione era rivolta a obbedire disciplinatamente, a resistere alle fatiche e a vincere in battaglia. Col progredire dell’età, rendevano anche più duro il loro addestramento: li rasavano a zero e li abituavano per lo più a camminare scalzi e a giocare nudi. Raggiunti i dodici anni, vivevano ormai senza tunica, con lo stesso mantello per tutto l’anno, con i corpi sporchi e secchi, ignari di bagni e di unguenti, tranne pochi giorni all’anno in cui conoscevano questi piaceri. Dormivano insieme divisi per squadre e per gruppi sopra pagliericci che si preparavano da sé, spezzando con le mani, senza l’aiuto di coltelli, le cime delle canne che crescono lungo l’Eurota." 

[Trad. di M. Manfredini da "Vita di Licurgo" di Plutarco, 1980]