HABERMAS, L'INCLUSIONE DELL'ALTRO O SARTORI?

JUERGEN HABERMAS

L’inclusione dell’altro. Studi di teoria politica

Milano, ed. Feltrinelli 1998

È una raccolta di saggi sulle società pluralistiche in cui si inaspriscono i contrasti multiculturali e sugli stati-nazione in via di trasformazione in entità sovranazionale.

Proposta 1: un universalismo estremamente sensibile alle differenze ("inclusione, non assimilazione"). "Inclusione qui non significa accaparramento assimilatorio, né chiusura contro il diverso. Inclusione dell’altro significa piuttosto che i confini della comunità sono aperti a tutti: anche -e soprattutto- a coloro che sono reciprocamente estranei e che estranei vogliono rimanere" (pag. 10).

Obiezione: questa proposta è fondata su un ottimismo tutto da verificare.

Proposta 2: superamento dello Stato-nazione.

"C'era una volta il concetto romantico di nazione come comunità di destino e unità etnico-culturale rivendicante il diritto a realizzarsi sul piano politico-statuale. Da questa concezione continuano a trarre alimento atteggiamenti sempre più discutibili: per esempio l'appello a un ipotetico diritto all'autodeterminazione nazionale, il duplice rifiuto nei confronti del multiculturalismo e delle politiche dei diritti umani, la radicata diffidenza contro il trasferimento dei diritti di sovranità a entità sovranazionali. Gli apologeti della Volksnation non capiscono che sono proprio le impressionanti conquiste storiche degli stati democratici nazionali – e dei loro principi costituzional-repubblicani - ciò che oggi potrebbe insegnarci ad affrontare meglio i problemi dell'inevitabile passaggio a forme post-nazionali di socializzazione." (pag. 10)

Per Habermas esistono solo diritti individuali, non collettivi. Non esiste il diritto dei Catalani, esistono diritti per i singoli cittadini Catalani.

Proposta 3: estensione dei diritti umani universali a tutti. L'ingerenza negli affari di Stati che non rispettino i diritti umani è legittima.

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Habermas propone dunque come società giusta la "società aperta".

"Società aperta" vis. "società chiusa" sono espressioni rese famose dal filosofo della scienza Karl Popper (vedi "La società aperta e i suoi nemici" 1945).

Popper attribuiva a Platone la responsabilità di aver fornito il modello di società chiusa con la sua utopia "La Repubblica".

Società aperta è invece quella del liberalismo "Lo Stato limiti la libertà dei cittadini il più egualmente possibile e senza oltrepassare quanto occorre per conseguire una eguale limitazione della libertà" (pp. 108-109).

Le 7 norme della società aperta.

Geoges Soros, miliardario e filantropo, finanzia progetti per promuovere tale apertura. La sua associazione si chiame Open Society.

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GIOVANNI SARTORI (Columbia University, NY)

Pluralismo, multiculturalismo e estranei. Saggio sulla società multietnica

Bur 2002

Problema: fino a che punto la società può accogliere estranei che la rifiutano?

Tesi: multiculturalismo e pluralismo sono antitetici.

Pluralismo = società aperta.

La società multiculturale è invece una società chiusa, i vari gruppi restano isolati, ghettizzati. E' la società del relativismo assoluto perché pretende che tutte le culture siano di pari valore, cosa che priva di valore ogni cultura. Eguale rispetto sì, eguale valore no. Ci sono culture più evolute (liberali) di altre, immigrati più facilmente integrabili di altri perché "estranei solo per lingua e cultura3, rispetto a quelli "estranei religiosamente e etnicamente" (p. 98).

"L'integrazione avviene tra integrabili". (p. 99)