CAP 7: IL LIBERALISMO

Thomas Hobbes ne "Il Leviatano" sostiene che la società civile nasce dal bisogno di uscire dallo Stato di Natura, nel quale gli individui lottano incessantemente l'uno contro l'altro.

Tramite un patto (contratto sociale) i cittadini cedono il diritto di esercitare la violenza allo Stato.

In nome di una pacifica convivenza civile il cittadino DEVE sottomettersi allo Stato. L'unico diritto inalienabile è la vita. Lo Stato è al di sopra del cittadino.

Da qui nasce un problema ben presente nella filosofia inglese.

Come impedire che lo Stato schiacci i cittadini?

Il problema alla base dell'approccio liberale è dunque come limitare il potere dello Stato sul cittadino.

JOHN LOCKE: i “Two treaties of government” (1690) istituiscono una relazione tra sovranità e popolo, tramite reciprocità politica. In questo modo l’autorità viene limitata.

Contro Hobbes sostiene che:

- Lo Stato non può toccare i diritti naturali degli uomini (vita, libertà, proprietà). Hobbes aveva dei dubbi solo a riguardo del diritto alla vita.

- Nello stato di natura, non esiste insocievolezza o conflitto, bensì solo difficoltà organizzativa. Gli uomini necessitano di un’autorità e di un’organizzazione sociale quindi si aggregano stringendo il patto sociale. Per passare dallo stato di natura ad una società civile è necessario un contratto, il pactum societatis affiancato da un TRUST, forma speciale di contratto basato sulla reciproca fiducia.

Per la regolamentazione serve:

1. la legislazione;

2. la giurisdizione: cioè giudici esterni alle controversie;

    1. Potere legislativo ed esecutivo devono essere separati.

- Il trustor (suddito) può revocare i diritti concessi al trustee (sovrano).

- Il consenso al pactum societatis non toglie tutti i diritti, ma non concede più la possibilità di farsi giustizia da soli.

- Il potere ha il compito di tutelare i diritti naturali dell’uomo, quindi non li può calpestare perché entrerebbe in contraddizione con se stesso.

- L'uomo non rinuncia alla liberà entrando in società, è solo grazie alla creazione della società che l'uomo può godere della libertà.

Il riconoscimento della libertà di pensiero non è però totale in Locke. Nella "Lettera sulla tolleranza" (1689), pubblicata anonima in Olanda, Locke dice che sol "il cristianesimo è ragionevole" e "vero" ma ogni idea o religione va tollerata nello stato meno l'ateismo (dell'ateo non ci si può fidare) e l'islam (l'islamico tradirà il re d'Inghilterra per ubbidire al sultano). Visto che però gli islamici in Inghilterra era pochi all'epoca, si può immaginare che la stessa condanna andasse riferita ai papisti.

In ogni caso chiesa e Stato devono essere divisi. In pratica la tolleranza di Locke si riduce alle sette protestanti (Hobbes condannava anche quelle).

Non so dunque se la "Lettera sulla tolleranza" meriti davvero di essere citata come un caposaldo del pensiero liberale. Il suo valore teorico e storico mi pare risiedere nell'affermazione del principio della divisione Stato/Chiesa.

«Ancora: non ha alcun diritto di essere tollerata dai magistrati quella Chiesa che sia costituita sul principio che coloro che vi entrano a far parte si pongono “ipso facto” sotto la protezione e il servizio di un altro sovrano. Perché, in questo modo, il magistrato darebbe luogo all’insediarsi di un’autorità straniera sul suo stesso territorio e metterebbe i suoi sudditi nella condizione di essere chiamati alle armi contro la propria autorità. Né aiuta, in questa situazione, l’inconsistente ed errata distinzione tra Corte e Chiesa, specialmente quando entrambe sono egualmente soggette all’autorità assoluta della stessa persona, la quale non ha solo il potere di persuadere i membri della sua Chiesa, sia dal punto di vista strettamente religioso sia da altri analoghi punti di vista, ma può perfino imporre di aderire alla sua chiesa sotto minaccia di fuoco eterno. È ridicolo per chiunque professarsi maomettano solo per quanto attiene alla religione, e per ogni altra cosa rimanere invece soggetto a un magistrato cristiano, mentre si riconosce, nello stesso tempo, ciecamente obbediente al Mufti di Costantinopoli il quale è, a sua volta, assolutamente ligio all’imperatore ottomano e formula a suo piacere i falsi oracoli di quella religione. E un maomettano che viva tra cristiani si sottrarrebbe apertamente al loro governo se riconoscesse come capo supremo della sua chiesa la stessa persona che è a capo dell’autorità civile.

Infine, non sono assolutamente da tollerare quelli che negano l’esistenza di Dio. Promesse, impegni e giuramenti che costituiscono i vincoli fondamentali di una società umana non hanno valore per un ateo. L’escludere l’esistenza di Dio, anche solo nel pensiero, li scioglie tutti; inoltre coloro che, con il loro ateismo, minano e distruggono la religione, non possono avvalersi di alcun argomento religioso per rivendicare il privilegio della tolleranza.»

Anche la Costituzione della Repubblica Italiana è una costituzione d'ispirazione liberale. Difende i diritti del cittadino e gli impone anche qualche dovere.

Art. 2 Cost. - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento di doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Esercizio in preparazione al pre-bac. Commenta l'articolo 2 della Costituzione.

Sulla base del PRINCIPIO PERSONALISTA, il rapporto tra Stato e cittadini non vede più al centro il primo, bensì i secondi.

Già la Dichiarazione dei diritti umani del 1789 dice

Art. 4 - La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Tali limiti possono essere determinati solo dalla Legge.

Art. 5 – La Legge ha il diritto di vietare solo le azioni nocive alla società. Tutto ciò che non è vietato dalla Legge non può essere impedito, e nessuno può essere costretto a fare ciò che essa non ordina.

La dichiarazione universale dei diritti umani recita invece:

"TUTTI GLI ESSERI UMANI NASCONO LIBERI ED EGUALI IN DIGNITA' E DIRITTI. ESSI SONO DOTATI DI RAGIONE E DI COSCIENZA E DEVONO AGIRE GLI UNI VERSO GLI ALTRI IN SPIRITO DI FRATELLANZA".

PER IL PRE-BAC STUDIA BENE IL CAPITOLO "STATO E SOCIETÀ NELLA FILOSOFIA DELL'800" (SOPRATTUTTO LE PAGINE CHE TRATTANO DEGLI AUTORI DI CUI ABBIAMO PARLATO IN CLASSE).

Lo Stato ha dunque valore finché risulta utile al godimento dei diritti dei cittadini, altrimenti c'è il diritto alla ribellione, espressamente evocato nella Costituzione (molto liberale) degli Stati Uniti d'America.

  • Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo, che ponga le sue fondamenta su tali principi e organizzi i suoi poteri nella forma che al popolo sembri più probabile possa apportare Sicurezza e Felicità.

C'è una condizione pero': anche i cittadini devono autolimitare la loro libertà assoluta e rispettare alcuni DOVERI verso lo Stato e verso gli altri:

"Nessuno mi può costringere ad essere felice a suo modo (come cioè egli si immagina il benessere degli altri uomini), ma ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo, in guisa che la sua libertà possa coesistere con la libertà di ogni altro secondo una possibile legge universale (cioè non leda questo diritto degli altri)"

(Immanuel Kant, Scritti politici e di filosofia della storia e del diritto)