CAP 4: DISUBBIDIRE ALLA LEGGE? ANTIGONE E SOCRATE

Antigone è una tragedia di Sofocle (in greco antico: Σοφοκλῆς, Sophoklês; 496 a.C. – Atene, 406 a.C.) che parla di una giovane principessa, Antigone appunto, che sfida Creonte, tiranno della sua città, padre del fidanzato di Antigone e zio della stessa Antigone. Polinice, il fratello di Antigone tenta di rovesciare Creonte, fallisce nel suo intento e viene ucciso. Creonte vieta che sia sepolto. Antigone chiede alla sorella Ismene di aiutarla a seppellire di nascosto Polinice. Ismene rifiuta. Antigone di notte va lo stesso dove giace il corpo del fratello e getta qualche pugno di polvere sul corpo di Polinice, celebrando così una sorta di rituale funebre e scatenando l'ira di Creonte che condanna a morte anche lei e Ismene che non c'entra nulla. Glielo fa capire il figlio Emone. Ismene è rilasciata, Antigone è condannata a morire rinchiusa in una caverna. Antigone si suicida. L'indovino Tiresia rimprovera Creonte: gli dei sono adirati con lui perché non ha permesso a una sorella di seppellire il fratello. Creonte se la prende con Tiresia che gli predice lutti in famiglia. 

 Creonte alla fine riconosce di avere esagerato. Dà ordine di liberare Antigone... ma è troppo tardi. Antigone si è impiccata. Emone si suicida dopo aver abbracciato la morte dell'amata. Saputo che il figlio è morto anche la moglie di Creonte si impicca. La tragedia si chiude con un Creonte sconvolto che dichiara di non essere più in grado di governare, ma vorrebbe piuttosto essere morto.  

 

Chi ha ragione secondo te? 

1) TEMA: la punizione per il terrorista 

Creonte: chi attenta alla sicurezza della Stato merita la pena peggiore. 

Vs. 

Antigone: anche il peggior terrorista ha alcuni diritti inviolabili, come il diritto a una sepoltura decorosa.  

 

2) Antigone: i doveri nei confronti di un famigliare sono più forti delle leggi dello Stato. Polinice deve essere sepolto. 

Vs. 

Ismene: bisogna rispettare l'autorità, soprattutto se si è donna. 

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Esempio chiaro di condanna ingiusta è quella che colpisce Socrate che però, invitato dal discepolo Critone a fuggire di prigione e scappare in un'altra città in esilio, gli spiega che non sarebbe giusto. Socrate immagina che siano "le leggi e la città tutta quanta" ad apparirgli per spiegargli perché le si deve sempre (o quasi) obbedienza.  Scappando, Socrate avrebbe commesso il male, ed è meglio subire il male che commetterlo. Fuggendo, Socrate violerebbe il patto originario che ogni cittadino, nascendo, stipula con le leggi della sua patria. 

LE LEGGI: "E ora dunque tu te ne vai nell'Ade, se così risolvi, ingiustamente offeso, è vero, ma non da noi offeso, dalle Leggi, bensì dagli uomini; che se invece fuggirai di qui così ignominiosamente, ricambiando ingiustizia per ingiustizia e male per male, venendo meno ai patti e agli accordi che avevi con noi, e facendo male proprio a coloro cui meno si dovrebbe, cioè a te stesso e ai tuoi cari e alla patria e a noi, né lasceremo di affliggerti finché tu viva, né colà le nostre sorelle, le Leggi dell'Ade, ti accoglieranno benevolmente, sapendo che anche noi tentasti distruggere per quanto era in te. Ebbene, che non riesca Critone a persuaderti di fare ciò ch'egli dice, più che non riusciamo a persuaderti noi”. Queste sono, tu lo sai, o mio dolce amico Critone, le parole che mi sembra di udire, allo stesso modo che ai seguaci dei Coribanti sembra di udire il suono dei flauti; e dentro di me risuona tuttavia l'eco di questi ragionamenti, e m'empie cosÌ del suo murmure, ch'io non posso altre parole ascoltare. E anzi sappi, per quello almeno che ora mi pare, che se alcuna cosa vorrai dire in contrario, dirai invano. Comunque, se credi di potermi tuttavia persuadere, parla. 

CRITONE: Oh, mio Socrate, io non ho nulla da dire! 

SOCRATE: E allora lascia, o Critone; e andiamo per questa via; ché questa è la via per cui ci conduce il dio. 

(da Platone, Critone, 5oa – 54e)

Però nell'Apologia, Socrate racconta di aver omesso di eseguire l'ordine, datogli dai Trenta Tiranni, di arrestare un innocente - il democratico Leonte di Salamina. Evidentemente, il suo argomento contro il diritto di resistenza non vale quando si ha a che fare con la violenza di un regime illegittimo.