DECAMERON - 1348-1353

« Comincia il libro chiamato Decameron, cognominato Prencipe Galeotto, nel quale si contengono cento novelle in dieci dì dette da sette donne e da tre giovani uomini. »

(G. Boccaccio, Decameron, Proemio)

MAPPA CONCETTUALE

I TEMI FONDAMENTALI: FORTUNA, INGEGNO, AMORE E NATURA (rielaborazione dalla voce "Decameron" di wikipedia.it)

Fortuna e Natura sono "le due ministre del mondo" (VI,2,6). L'uomo si definisce in base a queste due forze: una esterna, la Fortuna (che lo condiziona ma che egli può volgere a proprio favore); l'altra interna, la Natura, con istinti e appetiti che deve riconoscere con intelligenza. La Fortuna nelle novelle appare spesso come evento inaspettato che sconvolge le vicende, mentre la Natura si presenta come forza primordiale la cui espressione prima è l'Amore.

L'amore per Boccaccio è una forza insopprimibile, motivo di diletto ma anche di dolore, che agisce nei più diversi strati sociali e per questo spesso si scontra con pregiudizi culturali e di costume. La virtù in questo contesto non è mortificazione dell'istinto, bensì capacità di appagare e dominare gli impulsi naturali.

Durante tutta la IV giornata vengono narrate novelle che trattano di amori che ebbero infelice fine: si tratta di storie in cui la morte di uno degli amanti è inevitabile perché le leggi della Fortuna trionfano su quelle naturali dell'Amore. All'interno della giornata, le novelle 3, 4 e 5 rappresentano un trittico che illustra in modi diversi l'amore come follia. L'elemento che le accomuna è la presenza della Fortuna coniugata come diversità di condizione sociale: prevale infatti la tematica dell'amore che travalica le leggi della casta e del matrimonio, che diventa una follia sociale e motivo di scandalo.

Un esempio è costituito dalla V novella della IV giornata, ovvero la storia di Lisabetta da Messina e il vaso di basilico. In questa novella si sviluppa il contrasto Amore/Fortuna: Lorenzo è un semplice garzone di bottega, bello e gentile, con tutte le qualità cortesi per suscitare l'amore; Lisabetta, che appartiene a una famiglia di mercanti originaria di San Gimignano, incarna l'energia eroica di chi resiste all'avversa fortuna solo con la forza del silenzio e del pianto; i tre fratelli sono i garanti dell'onore della famiglia, non tollerano il matrimonio della sorella con qualcuno di rango inferiore. Sono costretti ad intervenire per riportare le cose in ordine e per ristabilire l'equilibrio sovvertito dalla pazzia amorosa di Lisabetta.

La Fortuna presente nell'opera è il "caso", a differenza di Dante che la considerava una intelligenza angelica che agiva nell'àmbito di un progetto divino (Inferno, VII,76-96). Oltre all'amore, presentato nei suoi vari aspetti anche sensuali, l'"Ingegno" umano è un motivo ricorrente, che spesso contrasta l'avversa Fortuna (vedi la novella di Giotto e Forese).

  • PROEMIO: l'autore si rivolge alle donne e dedica loro l'opera.
  • INTRODUZIONE: l'autore descrive la peste che devasta Firenze e porta i dieci giovani dell'allegra brigata a cercare rifugio in campagna.
  • SEGUONO LE NOVELLE DELLE DIECI GIORNATE: ogni giornata e ogni novella è introdotta da una rubrica che ne riassume il tema e il contenuto. La prima giornata e la nona sono di argomento libero.