CAP 5: L'UTILITARISMO

La giustizia distributiva (adattato da wikipedia)

L'utilitarismo è una teoria della giustizia secondo la quale è "giusto" compiere l'atto che, tra le alternative, massimizza la felicità complessiva, misurata tramite l'utilità.

Non hanno rilevanza invece considerazioni riguardo alla moralità dell'atto, o alla doverosità, né l'etica supererogatoria (eroica, che va al di là del dovere).

Non vi è alcun giudizio morale aprioristico. Si prenda ad esempio l'omicidio: questo atto può essere considerato "giusto" allorquando comporti come conseguenza uno stato sociale con maggiore utilità totale. Difatti potrebbe succedere che un solo individuo perda utilità dalla propria morte, allorché gli altri membri della comunità guadagnino in utilità dalla sua scomparsa.

Per tale ragione, si attribuisce all'utilitarismo una visione della giustizia di tipo consequenzialistico (altrimenti detto end-state oriented, o non aprioristico): la giustificazione di una scelta dipende dal risultato (in termini di utilità-felicità) che comporta per gli esseri sensibili.

Giustizia = gestione efficiente dell'utilità sociale.

    1. BENTHAM (see Introduzione ai princìpi della morale e della legislazione 1789)

Bentham individua come scopo dello stato garantire la «massima felicità per il massimo numero di persone». La giustizia è intesa come la massimizzazione del benessere sociale, quindi la massimizzazione della somma delle utilità dei singoli, secondo il noto motto benthamiano: "Il massimo della felicità per il massimo numero di persone." In verità una formala simile era stata coniata già prima di Bentham da Francis Hutcheson, nell'opera An Inquiry Concerning Moral Good and Evil (1725), nel cap. III § 8, afferma infatti che "la migliore azione possibile è quella che procura la maggiore felicità per il maggior numero; e la peggiore quella che, similmente, genera la miseria".

La giustizia è = massimizzazione del benessere sociale, la massimizzazione della somma delle utilità dei singoli.

    • Bentham formula un'algebra morale, cioè un calcolo quantitativo che ci permetta di conoscere le conseguenze dell'agire quantificando la felicità prodotta indirizzandoci verso azioni che massimizzino il piacere e minimizzino il dolore.
    • Le buone azioni saranno quindi le azioni che promuovono la felicità non solo per il singolo ma anche per la collettività; viceversa le cattive azioni ostacolano la felicità. Se quindi la ricerca del piacere del singolo, è ben indirizzata promuoverà la felicità di tutti, per cui egoismo e altruismo tendono a confondersi.
    • Alla base dello Stato non vi è alcun contratto sociale ma una necessità utilitaria di promuovere collettivamente la felicità, il piacere di tutti. Le leggi avranno così il compito di incoraggiare le azioni buone (cioè che promuovono l'utile) e di impedire e sanzionare quelle che ostacolano il bene comune.
    • INFONDATEZZA GIURIDICA (esprimo solo pretese morali) DEI DIRITTI UMANI: i diritti umani nascono come strumento di tutela per le libertà individuali nei confronti del potere politico, ma allo stesso tempo, limitano l'azione di quest'ultimo, finendo per indebolirlo e lasciando l'individuo privo di sicurezza; una sicurezza che solo il potere politico è in grado di garantire.

J.S. MILL (1806-73)

Mill da giovane fu il segretario di Bentham. Anche lui utilitarista, propone di arrivare alla giustizia via un calcolo razionale ove GIUSTIZIA = il maggior bene per il maggior numero di persone possibile. Mill è però più preoccupato del suo maestro di limitare i possibili abusi di potere dello Stato. Lo Stato deve intervenire il meno possibile e limitare le libertà degli individui solo quando questo sia necessario a garantire loro la sicurezza (dottrina dello Stato minimo).

Nel saggio "La libertà" Mill afferma che tre sono le libertà civili fondamentali:

1) libertà di coscienza, pensiero e parola che per Mill, a differenza di Locke, sono assolute perché opinioni diverse (pluralismo) fanno sempre bene allo Stato (cfr. capitolo II).

2) libertà dei gusti, ovvero perseguire le soddisfazioni dei propri desideri come si preferisce

3) la libertà di associazione

La 1 e la 3 sono facili da intendere nelle loro ripercussioni, ma attenzione alla 2 che fa di Mill un antiproibizionista ("su se stesso, sulla sua mente, il suo corpo, l'individuo è sovrano"), figura rara nell'Inghilterra conformista e puritana della sua epoca. Per Mill l'unico limite posto alla propria soddisfazione, è quello di non ledere il diritto altrui.

"La libertà dell’individuo va limitata esattamente nella misura in cui può diventare una minaccia a quella degli altri"

(John Stuart Mill, Sulla libertà, 1858)

Perfino la poligamia dei Mormoni va rispettata (cap. IV).

Ho però avuto di recente una discussione col mio amico Louis Miller che sostiene scorretta questa mia interpretazione di Mill perché troppo moderna. Mill, secondo Louis, non è così progressista come pare a me. Non vi resta che leggere il saggio postumo "Sulla libertà" e decidere da che parte stare.

Qui sotto trovate uno schema che dovrebbe chiarire le differenze tra Mill e il suo maestro. Per approfondire vedi JS Mill Remarks on Bentham’s Philosophy, 1833.

    • Giustizia per Mill coincide dunque con libertà per tutti e per tutti intende proprio tutti:
        • gli schiavi;
        • le donne che devono ottenere i diritti politici. Una società giusta solo con gli uomini è una società giusta a metà. (L’asservimento delle donne 1869).
        • Il pericolo della 'tirannide della maggioranza' denunciata da Tocqueville come insito nei regimi del popolo privi di correttivi quali la libera informazione e il decentramento del potere, vale non solo quando si tratta del potenziale prevalere dei più poveri sui più ricchi, ma anche e soprattutto per la condizione femminile.
        • L’emancipazione delle donne passa attraverso una pianificazione familiare consapevole, la possibilità di avere tempo per sé, per coltivare gli studi, per costruirsi una posizione nella società e poter avere voce in politica. La democrazia, come spirito di una società sana e felice, deve pensare soprattutto a creare le premesse per l’emancipazione della donna dalla schiavitù nella quale, ignoranza e autorità le hanno oppressa per secoli.
        • Perfino gli animali.
        • La felicità che cercano Bentham e Mill è per il maggior numero di esseri senzienti, non solo per gli umani.
        • « Verrà il giorno in cui il resto degli esseri animali potrà acquisire quei diritti che non gli sono mai stati negati se non dalla mano della tirannia. I francesi hanno già scoperto che il colore nero della pelle non è un motivo per cui un essere umano debba essere abbandonato senza riparazione ai capricci di un torturatore. Si potrà un giorno giungere a riconoscere che il numero delle gambe, la villosità della pelle, o la terminazione dell'osso sacro sono motivi egualmente insufficienti per abbandonare un essere sensibile allo stesso fato. Che altro dovrebbe tracciare la linea invalicabile? La facoltà di ragionare o forse quella del linguaggio? Ma un cavallo o un cane adulti sono senza paragone animali più razionali, e più comunicativi, di un bambino di un giorno, o di una settimana, o persino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? La domanda non è Possono ragionare?, né Possono parlare?, ma Possono soffrire? » ( J. Bentham, Introduzione ai principi della morale e della legislazione, 1789)
        • « Dato per certo che una qualche pratica causa più dolore agli animali di quanto piacere dia agli uomini, questa pratica è morale o immorale? E se gli esseri umani, esattamente nella misura in cui si liberano dai vincoli dell'egoismo, non risponderanno ad una sola voce «immorale», che la moralità del principio di utilità sia per sempre condannata. » (J.S. Mill, cit. In G. Ditadi, I filosofi e gli animali)

Liberalismo UK

Limite dell’utilitarismo per John Rawls (1921-): VEDI J. Rawls, “A Theory of Justice” (1971) https://it.wikipedia.org/wiki/Una_teoria_della_giustizia

Schema Rawls:

    1. L’utilitarismo tende a limitare la libertà di certuni per migliorare il benessere della maggioranza. Rawls propone invece una società fondata sulla giustizia anziché sul benessere.
    2. Giustizia come equità, nata allo stato di natura (ideale e ipotetico) da “un accordo o di una negoziazione equa (fair)” originatosi dal fatto che la cooperazione è necessaria.
    3. In questo stato di natura diritti e doveri di base vengono ripartiti in maniera uguale e al massimo grado possibile.
    4. Le differenze sociali ed economiche sono accettabili solo se producono un vantaggio per la collettività che rende tutti disponibili alla cooperazione e se autorità e responsabilità sono ottenibili da tutti.

LISTA DELLE LIBERTÀ DI BASE per Rawls (IN ORDINE D’IMPORTANZA):

    1. Libertà politiche (diritto di voto e di essere eletti)
    2. Libertà d’espressione, riunione, di pensiero e di coscienza
    3. Integrità della persona (protezione dall’oppressione psicologica e fisica
    4. Diritto alla proprietà personale
    5. Diritto alla protezione da arresto e prigionia arbitrari