RAGIONI DELL'INEGUAGLIANZA

DUNQUE si è detto che la società giusta dovrebbe essere una società che dà a tutti i cittadini le stesse possibilità in partenza (Tocqueville e i liberali la pensano così).

Perché invece secondo altri non è così? Vediamolo attraverso gli autori che abbiamo studiato qui sotto mirabilmente riassunti in poche righe:

Rousseau dice che la diseguaglianza nasce con l'invenzione della proprietà privata. Prima che qualcuno si inventasse di essere proprietario di qualcosa tutti gli uomini erano felici, in pace e uguali.

Karl Marx (1818-1883) riprende questa idea e dice che la disuguaglianza di base è data dal fatto che una minoranza della popolazione possiede i mezzi di produzione quindi controlla l'economia, la ricchezza (capitale) e le sovrastrutture politiche e culturali. Le differenze fondamentali in una società sono differenze di classe: nella società del suo tempo, Marx individua due sole classi: proletari che vendono lavoro e capitalisti, che acquistano lavoro e possiedono i mezzi per produrre. "Ogni forma di società è stata basata sull'antagonismo tra oppressori e classe oppressa".

Il prodotto è stato prodotto col lavoro dei proprietari, ma il capitalista se ne appropria. I proletari sono in concorrenza tra loro per ottenere posti di lavori, dovrebbero invece unirsi e lottare per impossessarsi dei mezzi di produzione e lo faranno perché la società borghese è sempre più ineguale.

CRITICHE A MARX:

1) Marx è tutto contento del suo SOCIALISMO SCIENTIFICO, ma chi verrà dopo di lui lo accuserà di aver semplificato troppo la società che voleva capire.

Max Weber gli fa notare che non è solo la ricchezza a determinare la divisione in classi: ci sono tre gerarchie (economica, sociale e politica). Uno può essere più potente perché è più ricco o perché gode di maggior prestigio sociale o perché ha incarichi politici che gli assegnano una posizione di privilegio. Serve quindi un'analisi MULTIDIMENSIONALE della società per capirla. Le classi sociali per Weber non esistono nella realtà, sono solo semplificazioni inventate dai sociologi.

2) Seconda critica: Marx prevedeva che i proletari sarebbero cresciuti di numero e avrebbero eliminato i capitalisti. Invece la rivoluzione socialista è scoppiata solo in Russia nel 1918 (e la Russia era un paese arretrato con pochi operai). In tutti i paesi il capitalismo non è finito con una rivoluzione, anzi. I proletari sono diventati meno poveri e hanno smarrito la loro coscienza di classe e la verve rivoluzionaria. E' il capitalismo ad aver prodotto una unica classe (stessi vestiti, stessi acquisti, stessi diritti...), non il comunismo. Meno ineguaglianza hanno prodotto l'estensione della cosiddetta classe media.

Pierre Bourdieu riprende Weber (serve un approccio multidimensionale) ma anche Marx (i rapporti di classe sono rapporti di dominazione). Fa a Marx una

3) terza critica: non esiste solo il capitale economico (rendite e patrimonio), c'è anche un capitale culturale-simbolico (istituzionalizzato attraverso diplomi scolastici) e sociale (rete di rapporti sociali).

4) quarta critica: le classe non sono due ma tre (la dominante, la media, la popolare) che si distinguono anche per abitudini culturali. Es. I popolari francesi negli anni 70 giocavano a calcio e a bocce, suonavano la fisarmonica, bevevano vino rosso di bassa qualità; i dominanti giocavano a tennis, suonavano pianoforte o violino e bevevano champagne. La violenza esercitata dai dominanti è simbolica: sono loro a determinare quel che è bello ed elegante e a valorizzare un particolare stile di vita.

Il potere è creato dunque attraverso simboli e cultura, non è solo di quanti soldi si abbiano in tasca. Bordieu chiama questi simboli ‘habitus’ o norme sociali e tendenze che guidano il comportamento e il modo di pensare. L'habitus è "il modo in cui la società si deposita nelle persone" determinandone il modo di pensare e agire. L'individuo non è consapevole dei condizionamenti che lo spingono ad agire in un certo modo.

Gli habitus producono differenze e ineguaglianze che si radicano nella mente delle persone e vengono sentite come normali. Ciascuno sta al posto sue perché sente giusto non poter fare certe cose che non sono per lui.

Il potere si esercita in diversi CAMPI o "arene di potere". Per esempio una donna di un paese dove regna una cultura tradizionale può magari diventare membro del parlamento e agire da donna decisa e indipendente nella sua versione pubblica, ma essere sottomessa al marito nell'ambito famigliare.

Bourdieu propone un nuovo compito alla sociologia: svelare gli habitus per rendere gli individui consapevoli del condizionamento e permetterne l'emancipazione. Rendere visibile il potere invisibile. Solo così la disuguaglianza scomparirà. Per emancipare il povero o la donna o qualsiasi minoranza non basta aumentarne il reddito, bisogna cambiare la sua mentalità.

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Anche per Michel Foucault ("Sorvegliare e punire") il primato assegnato da Marx al fattore economico non è più giustificato.

Il potere è esercitato ormai in una società del controllo omnipervasiva che blocca l'ascesa sociale delle classi povere. Il risultato non è ottenuto con la violenza e le punizioni (com'era un tempo), ma con strumenti più sottili di sorveglianza e con tecniche educative che creano individui docili che hanno interiorizzato la disciplina e gli obblighi. Individui che temono di essere visti in qualsiasi momento da un potere panoptico che "vede senza essere visto". Le prigioni moderne non avranno come obiettivo di punire il colpevole, ma di restituire un cittadino obbediente a regole e ordini, abitudinario. Con queste pratiche il potere aumenta l'efficienza economica e riduce il ribellismo politico. Ma il potere non è un Leviatano monolitico, è sempre relazione, atto. Ci sono tante istituzioni di potere sull'individuo. La scuola è un'istituzione di potere dove tutto è programmato e regna un regime di regole e sorveglianza, ricompense e punizioni. "clôture, surveillance, récompense et punition, hiérarchie pyramidale" (p. 1053-1054, tome 2).

Che dite?