CAP 11: MICHEL FOUCAULT "SORVEGLIARE E PUNIRE"

Per Michel Foucault, “Sorvegliare e punire” (1975), non siamo davvero tutti uguali di fronte alla legge http://www.ristretti.it/areestudio/cultura/libri/sorvegliare_e_punire.pdf

La legge è fatta da una classe sociale e si applica su quella dei più numerosi e meno colti.

“Percorrete i luoghi dove si giudica, si imprigiona, si uccide... Dovunque un fatto ci colpisce; dovunque vediamo due classi di uomini ben distinte, una siede sempre al banco dell’accusa e dei giudici; l’altra sul banco dell’accusato e del sospetto […], e questo perché la seconda, per difetto di risorse e d’educazione, non sa « restare nei limiti della legge »; così il linguaggio della legge che si vuole universale è inadeguato; per essere efficace dovrebbe essere il discorso di una classe a un’altra che non ha le stesse idee, né usa le stesse parole”.

Il potere politico si è sempre preoccupato di sorvegliare i cittadini e punirli, nel corso della storia però si è verificata un'evoluzione della pena col rifiuto delle pene fisiche e uno sempre più invasivo sviluppo della pratica della sorveglianza. Il "Panopticon" progettato da Jeremy Bentham (che Foucault riscopre e ripubblica) sembra diventato una metafora dell'aspirazione del potere politico a porre sotto sorveglianza tutti i cittadini. Il Panopticon per Foucault "è il meccanismo del potere ridotto alla sua forma ideale". (VAI ALLA PAGINA DEDICATA A BENTHAM PER APPROFONDIRE)

"Sorvegliare e punire" di Foucault si apre con la terribile descrizione del supplizio di un tal Robert-François Damiens (1757) che attentò alla vita del re di Francia Luigi XV (vi sconsiglio di leggere le prime pagine del capitolo 1 perché le torture al poveretto sono descritte nel dettaglio e possono impressionare il lettore moderno). Da lì Foucault inizia il suo studio su come sia cambiata l'idea della pena e si sia progressivamente giunti con la società borghese al rispetto del corpo del condannato e alla fine delle esecuzioni pubbliche. Giacomo Casanova passò da quelle parti il giorno dell'esecuzione e ricorda nelle sue Memorie l'orrore provato. Anche Beccaria cita il caso di Damiens nel suo discorso contro la pena di morte e la tortura.

Consiglio di leggere il libro di Beccaria, che riscosse grande successo e influenzò direttamente la riforma di vari codici di leggi in Europa, come pure i padri fondatori degli Stati Uniti.

Di Foucault propongo anche la lettura di "Io, Pierre Rivière avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello..." (il titolo è davvero questo!), Einaudi 1976. Interessante perché ci riporta alla discussione dell'anno scorso sulla devianza e il male, ma anche perché vediamo all'opera in un caso giudiziario del 1835 giudici e psichiatri. Quale pena è giusta per Pierre Rivière? La sentenza dei giudici deve tener conto delle condizioni psichiche dell'imputato? L'imputato è pazzo? Cos'è la pazzia?

Gli psichiatri sostengono che Pierre Rivière vada graziato perché incapace di intendere e di volere.

Gli uomini di legge lo vogliono condannato a morte.

Pierre Rivière vuole la morte e scrive il suo memoriale anche per mostrare di non essere pazzo.

L'avranno vinta i medici, Pierre Rivière sarà graziato e si suiciderà in carcere per espiare un'azione che dal suo personale punto di vista era necessaria e giusta (liberare il padre dalle angherie della moglie).

Nella descrizione fisica di Pierre Rivière presente negli atti processuali si insiste molto su alcuni dettagli (bassa statura, fronte stretta, sguardo obliquo, andatura irregolare). La malvagità dell'anima si rispecchia nella deformità del corpo? Secondo Cesare Lombroso sì. La sua fisiognomica criminale avrà grandissimo successo a fine XIX.