La persona umana

Per due anni abbiamo seguito dei testi biblici per cercare di capire cosa dice la Bibbia, ma soprattutto cosa il Signore vuole insegnarci attraverso il libro da Lui ispirato. Quest’anno seguiremo un metodo un po’ diverso: i passi biblici saranno pochi, attingeremo alle catechesi di Giovanni Paolo II, ai Padri della Chiesa, alla dottrina, alla Tradizione. Faremo questo per scoprire il volto di Dio nell’amore, per capire il significato profondamente teologico dell’amore umano.

Innanzi tutto non aspettatevi qualcosa di esaustivo. Il matrimonio è tutta una vita, l’amore, come dice Erich Fromm, è un’arte. Per diventare medici occorrono minimo 6 anni, così come per diventare prete. Se si pensa di imparare ad amare in poche ore vuol dire che non si capisce che l’amore è molto più difficile di una facoltà universitaria o di un seminario teologico. Quello che cercheremo di fare è di iniziare ad inquadrare il problema, a gettare le basi per affrontarlo in maniera cosciente e matura, in maniera cristiana.

Cercheremo di trovare il senso della sessualità. Tipicamente e pienamente umano è infatti cercare il senso delle cose, non dare, ma cercare. Non possiamo essere noi a dare il significato alle realtà umane, perché queste sono create da Dio. Infatti avviene inevitabilmente che i significati dati siano ad un certo punto rigettati proprio perché si tratta di espressioni soggettive. Un significato trovato, invece non cambia mai. Può essere arricchito, approfondito, spiegato meglio, ma non cambia.

Quando si affronta il discorso sulla sessualità, ad esempio nei corsi prematrimoniali, in genere viene prima un medico e dice come è fatto l’uomo e com’è fatta la donna; poi viene uno psicologo e spiega che non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello psicologico, c’è qualche differenza tra maschi e femmine; poi viene il prete e dice tre-quattro parole; infine viene una coppia e dice che per un po’ di tempo tutto è magnifico, poi iniziano alcune difficoltà, ma se ci si ama tutto rimane bello. E il corso prematrimoniale è finito. Ma nessuno, né tra i docenti né tra i fidanzati, è riuscito a mettere insieme la medicina, la psicologia, la sociologia e la vita spirituale.

Invece è necessaria una visione di fondo, perché l’uomo è un essere unitario, non è fatto a compartimenti stagni, ma neanche a settori che comunicano molto poco tra loro. È un essere unitario che ricerca l’unità, in sé stesso e al di fuori di sé.

Proprio per avere questa visione inizieremo questa sera dalla cosa forse più difficile: la visione della persona.

Le parole dalla Bibbia

Gen. 1,26-28a

26 E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.

28 Dio li benedisse ...

Gen. 2,20b-25

... ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. 23 Allora l'uomo disse:

«Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta».

24 Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. 25 Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.

La persona umana

Durante un’intervista hanno chiesto al regista Andrej Tarkovskij cosa fosse per lui l’arte. Egli disse che non avrebbe risposto. Prima bisognava mettersi d’accordo su qual è il senso della vita del-l’uomo sulla terra. Solo dopo aver spiegato questo si può capire cos’è l’arte. Noi in genere siamo abituati alla rovescia. Uno ti domanda cos’è l’arte e tu rispondi; poi domanda cos’è la medicina e tu glielo dici; poi cos’è la religione e fai lo stesso ... e così via. Ogni cosa staccata l’una dall’altra.

Trattare la sessualità senza avere un’idea chiara su cos’è l’uomo può essere molto fuorviante

E allora cos’è la persona? Sono due gli aspetti che dobbiamo affrontare quando parliamo della persona: uno è la persona nel suo modo di esporsi e di relazionarsi all’esterno, e uno all’interno. Cioè il concetto della persona umana nel suo agire all’esterno, nel suo relazionarsi, e quello che è la persona nel suo interno, com’è articolata nella sua interiorità.

Nel passato si pensava, soprattutto dopo Kant, che la persona abbia tutto dentro sé stessa: la persona è un essere individuale, razionale, con una potenza interna grandissima, che ha tutte le risorse dentro sé stessa. Kant difende una unità interiore molto forte, molto ricca, che ha tutto dentro. Per lui l’uomo è un essere che è tutto in sé stesso, per sé stesso (an sich, für sich), e così via. Avendo tutto dentro di sé, questo comporta un certo individualismo, una incomunicabilità della persona, perché avendo tutto in sé non si ha bisogno dell’altro. Quindi abbaiamo queste persone, una accanto all’altra, che non hanno bisogno l’una dell’altra, ma che semplicemente, secondo questa individualità ben marcata, ben piena, si stanno sviluppando.

Ma cristianamente cosa sarebbe la persona? I Padri della Chiesa hanno fatto questo ragionamento: la Persona per eccellenza è Dio, noi siamo persone perché, proprio come detto in Gen 1, 26-27 siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. È da qui che noi abbiamo il concetto di persona. I greci non avevano questo concetto, avevano un termine, prosópon, che significa maschera. In greco cristiano, persona si chiama hypóstasis, che è il titolo teologico di Dio Padre. I Padri hanno allora cercato le caratteristiche che, nella Sacra Scrittura, appaiono dal comportamento di Dio Padre e da lì sapremo che cos’è la persona.

Secondo i Padri, l’uomo fu creato per mezzo della Parola, quella stessa parola che Giovanni pone all’inizio di tutto (“In principio era il VerboGv 1,1). È cioè un Dio che parla, che dialoga, che comunica. Proprio perché è un Dio che parla, anzi, è il Verbo stesso, alcuni Padri vedono la creazione dell’uomo come la parola che Dio rivolge all’uomo stesso. L’uomo diviene, sta diventando, perché Dio gli rivolge la parola. Quindi quando diciamo “uomo”, non possiamo intendere solo l’uomo, ma l’uomo e Colui che gli rivolge la parola, e parlandogli lo fa diventare. Vedere l’uomo significa vedere due: lui e Dio. L’uomo è nella sua sostanza segnato dal dialogo.

Un altro aspetto che troviamo è la partecipazione di Dio Padre al Figlio. “Partecipazione” è proprio l’opposto a quello che dicevamo prima. La persona è l’essere della partecipazione reciproca, un essere che si relaziona. Ma cosa partecipa l’uomo? Si deve partecipare una cosa che non si esaurisce, che non finisce. Ma l’unica cosa che è inesauribile è l’amore di Dio, che non si stufa, non si stanca come il nostro amore, anzi, Lui manda la pioggia sui buoni e sui cattivi (Mt 5,45), cosa che gli uomini non riescono a fare. L’amore di Dio è l’unica cosa inesauribile, perché Dio è Amore.

Ecco allora la famosa “tricotomia” dei Padri greci, che deriva da Paolo 1Tess 5,23, la struttura antropologica dell’uomo: l’uomo è corpo, anima e spirito. Il corpo è la parte materiale dell’uomo, che in antropologia si può anche chiamare la parte dipendente, perché il corpo, la materia in sé stessa non ha la vita. Dicono i padri che il corpo senza l’anima è morto. Però l’anima senza l’apertura alla sorgente della vita, il principio di vita che è lo Spirito, è morta. Se la persona umana ha dentro sé stessa la persona di Dio, significa che il principio creativo della persona, il principio fondante della persona umana è questa partecipazione che avviene tra lo Spirito e questo essere che sta diventando. È la inabitazione dello Spirito che da “individui” ci rende “persone”. Lo Spirito si rende partecipe in modo così efficace a questo essere, che questo diventa persona. San Paolo scrive “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5). Ed è questo atto che definisce la persona, perché lo Spirito Santo versa nei nostri cuori l’amore del Padre. Ed è questo amore ciò con cui noi ci relazioniamo e quindi diventiamo esseri della partecipazione reciproca.

Un piccolo esempio per chiarire. Le camere degli alberghi sono in genere alquanto squallide, perché sono impersonali. Invece quando si entra in una casa si coglie la personalità di chi vi abita. Pensate a come “addobbate” le vostre camere. Questo significa che voi vi “date” alla vostra camera, vi partecipate all’ambiente in cui vivete. L’uomo è un essere a cui Dio si sta dando per mezzo dell’amore. Si sta dando al punto che quando vedi l’uomo dovresti dire: “questo è qualcosa di personale di Dio”. San Basilio il Grande dice che l’uomo è una parola personale di Dio, cioè un discorso di Dio molto personale. L’amore è questa partecipazione che sta creando l’uomo, è questo atto personale in cui Dio si è messo molto dentro

Se abbiamo capito questo, possiamo immaginare qualcosa di più forte dell’amore? Non c’è niente di così forte. Tanto che s. Paolo dice che nulla e nessuno ci potrà separare dall’amore di Cristo (che è l’amore di Dio) (Rm 8,35-39). E l’amore non può essere rotto perché tu mi puoi sputare in faccia, ma io ti amo; puoi uccidermi, ma io ti amo. Come dice s. Paolo (1Cor 13,8) tutto crolla, ma l’amore rimane, soprattutto se noi abbiamo al centro l’amore del Padre, perché lo Spirito Santo lo versa in noi e ce lo rende partecipe. E l’amore è una cosa che ha un dinamismo fortissimo, sia all’interno che all’esterno, che tutto abbraccia e tutto libera.

Infatti quando pensiamo all’amore, pensiamo ad una realtà dinamica, come un abbraccio universale che unisce tutto ciò che esiste. Non esclude niente, include tutto. Però nello stesso tempo l’amore si rende fragile, umile. Abbraccia senza legare, unisce senza costringere. L’amore ama, ma l’amato può farne a meno, ma l’indifferenza non distrugge l’amore. Questo perché l’amore include intrinsecamente la libertà. L’amore è un riconoscimento dell’altro così radicale che lascia l’altro libero anche di rifiutare l’amore. Quindi tra Dio e l’uomo c’è reale nesso, ma anche una reale libertà.

Dunque l’amore abbraccia tutto, tutto ciò che è all’esterno della persona, ma anche tutto ciò che c’è all’interno. Vi ricordate che all’inizio delle due dimensioni, esteriore ed interiore, dell’essere umano. Il principio di unità della persona, di cui parlava anche Kant, è questo amore di Dio Padre che è nella persona umana. È un magnetismo così forte che tira dentro tutto: corpo, anima e spirito. Ecco il principio dell’integrazione personale. Se tu togli, rifiuti questa forza spirituale allora il corpo viene attirato da mille cose in maniera sensoriale, ma siccome non c’è più un centro unitivo divieni vittima di tutto ciò che ti circonda, di ciò che vedi. L’uomo è diviso, frantumato fra tutte le realtà che lo attirano e non ha più un centro che gli dia unità.

Questo è il grosso problema dell’uomo odierno. Non riesce più ad trovare dentro di sé un centro di unità. Il corpo, che ci definisce l’un l’altro, è però limitato e quindi anche ci limita. Ma ha contemporaneamente anche mille stimoli. Quindi all’uomo che ha cancellato questo centro di unità, o che non lo vive coscientemente, ogni stimolo si presenta così attraente che sembra promettergli che se si dedicherà all’oggetto del suo stimolo si sentirà tutto unito. Questo è il desiderio. Il desiderio nasce nella persona umana come una promessa dell’unità personale, dove tutte le cose che tu vivi saranno realizzate se tu cogli quell’oggetto. Torniamo, come vedete, sempre ad Eva e alla mela. Ma di questo parleremo un’altra volta.

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