Il significato della sessualità (prima parte)

Quando si fa un’immersione in mare non si può ritornare subito in superficie. Il tempo di risalita dipende dalla profondità raggiunta e dal tempo in cui si è rimasti sotto. La volta scorsa noi non siamo rimasti per molto tempo “sotto”, ma siamo scesi molto in basso, non nel mare, ma nel profondo dell’uomo, oltre l’anima, in quel nucleo intimissimo dove il nostro spirito si incontra con lo Spirito. Quindi la risalita in superficie non potrà essere rapida, sarà a tappe. E questa di oggi è la prima tappa.

Una prima “avvertenza” di tipo terminologico. Molte volte penso che uno dei termini il cui significato sia più frainteso, o per meglio dire mal-inteso, sia quello di “spirituale”. In genere con questa parola si intende qualcosa di “etereo”, di completamente non concreto. Dire di una persona che “è spirituale” significa in genere che è una persona che ha sempre i pensieri persi nell’infinità del cielo, che non è per niente concreta.

Il vero significato di questo termine non è questo. Fin dai primi tempi del cristianesimo, per tutti i Padri, che indicano con il termine “pneumatico” (spirituale) l’uomo pienamente realizzato, significa “guidato dalla Spirito Santo”. L’uomo spirituale non è quindi quella persona con la testa rapita nelle altezze dei cieli, ma quella persona che in ogni sua azione è guidata dallo Spirito Santo, e per cui ogni azione è occasione d’incontro con Dio. L’affermazione più spirituale che abbia mai sentito è quella di un’anziana madre di famiglia che diceva: “lavando i piatti incontro Dio”.

Cioè non è quello che pensiamo o quello che facciamo che fa di noi una persona spirituale. È la motivazione per cui agiamo e pensiamo, che fa di noi una persona spirituale. Più la fonte dei nostri pensieri e delle nostre azioni è lo Spirito Santo più noi siamo spirituali.

Le parole dalla Bibbia

Gen. 3,6-10

6 Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. 7 Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

8 Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9 Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». 10 Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».

La sessualità nella società d’oggi

L’altra volta dicevo che tipicamente umano è il cercare il senso, il significato delle cose. C’è da dire che non è una cosa che facciamo molto spesso, perché il più delle volte ci accontentiamo di accettare quello che gli altri hanno dato. È più comodo, e il più delle volte lo facciamo del tutto inconsciamente. Almeno fino a quando non ci sbattiamo il muso, e sentiamo che questo significato “dato” non ci va più bene.

Per quanto riguarda la sessualità, mi pare che nella società d’oggi si possano trovare quattro significati dati:

1 - Uno dei modi per esprimere la relazione, un gesto come un altro. Esco, incontro delle persone, con qualcuna prendo un caffè, con altre faccio quattro chiacchiere, con altre faccio l’amore. Fare l’amore ha lo stesso valore di un caffè o di un po’ di parole. C’è un forte livellamento dei diversi gesti d’amore, delle diverse possibilità di socializzazione tra le persone.

2 - Il souvenir di un incontro: il ricordo di una vacanza, di una gita, di una festa. Questo tramonto in riva al mare è così stupendo che per ricordarmelo meglio faccio l’amore con questa persona che ho conosciuto e che inoltre è così carina e simpatica. Il ricordo di un incontro o di un momento particolare. C’è un momento particolare e allora bisogna “marcarlo” con qualcosa.

3 - La sessualità come campo di competizione tra maschio e femmina, dove si misurano le forze tra i sessi. Una volta era una concezione più diffusa tra i maschi, ma ora è molto presente anche tra le donne: quante più persone “ti sei fatto/a” tanto più sei in gamba, tanto più senti di valere. Il sesso come competizione: o ti vinco io, o mi vinci tu.

4 - Un significato consolatorio, di piacere, di godimento come compensazione di tante scontentezze, uno sfogo allo stress, alla solitudine. È la sessualità intesa come oggetto di consumo, della consolazione personale. La sessualità intesa come uso del mercato: vado e prendo quello di cui ho bisogno. Ho fame, vado al supermercato e prendo qualcosa da mangiare, ho sete e vado al bar a bermi una birra, mi sento solo e vado a fare all’amore con una persona qualunque. Da qui anche tutta l’industria della pornografia, che non è poi così piccola se viene subito dopo il narcotraffico.

Basta accendere la televisione o aprire un giornale per vedere che il sesso e la sessualità non vengono presentati in altra maniera al di fuori di queste appena dette. È importante tenerne conto perché noi siamo immersi in questa mentalità e ne siamo facilmente presi, anche se non lo vogliamo.

Un’altra cosa da aggiungere sul senso della sessualità nella società odierna. Tutte queste visioni riducono la sessualità alla sola genitalità. Siamo così abituati a questa riduzione che ci dimentichiamo che la sessualità è una delle caratteristiche proprie della persona umana. Ognuno di noi nasce, vive e muore come persona sessuata. Non solo ogni nostra cellula, ma anche ogni nostro pensiero, ogni nostra azione è segnata dal nostro avere un sesso.

Il senso cristiano della sessualità

Il peccato originale, che è la distruzione della relazionalità, rinchiude l’uomo nella solitudine e lo conduce ad una paura della morte tale che lo porta ad aggredire l’altro per salvare sé stesso. Impossibilitato ad uscire da sé stesso, proietta nell’ego tutto ciò che ha perduto. Crede di essere in relazione con le cose, ma in realtà non esce da sé stesso e dalle sue fantasie. Avendo perso la relazione con Dio, con gli altri e con sé, non ha più un rapporto neanche col proprio corpo.

Dopo il peccato originale l’uomo considera il suo corpo materia, semplice carne sensibile, preda della passioni che gli impediscono di entrare nel regno dei cieli. Quando l’uomo rompe il rapporto col proprio corpo questo atteggiamento contagia anche la mente, che si rivolge alla carne cercandovi la propria affermazione. Si instaura così una lotta tra la mente e la carne. Invece di cooperare per la realizzazione della persona, lottano per la supremazia dell’uno sull’altro.

Il corpo invece è stato creato per essere il portatore dell’amore personale, verso Dio, verso gli altri e verso sé stessi. Il corpo è, nel piano originario di Dio, la materia vivificata dallo Spirito al servizio dell’amore. Perciò deve diventare (perché così era nei piani di Dio) rivelazione dello Spirito Santo e comunicazione dell’amore. Il cristiano non combatte il corpo, ma la carne. Per salvare il corpo, bisogna sradicare dalla carne l’egoismo.

Il peccato colpisce nel modo più intimo proprio il rapporto maschio-femmina, proprio perché è la struttura della relazione voluta dal Creatore. Dopo il peccato, nell’essere umano il sesso non è più una realtà sottomessa allo spirito, ma lo sottomette. Dato che il peccato ha offuscato il cuore umano e dato che gli organi sessuali sono organi della relazione, la carne, proprio tramite il sesso, soggioga lo spirito illudendolo di essere in relazione.

C’è un momento molto importante nella vita di ogni persona. Fino ad una certa età maschi e femmine sono due mondi completamente estranei e incomunicanti. Poi un giorno ti accorgi che le femmine non sono solo quegli impiastri che pensano solo a giocare con le bambole e che non capiscono un tubo di calcio, che i maschi non sono solo quei trogloditi che pensano solo a fare la lotta e che non sanno far altro che tirare calci ad una palla. Ti accorgi che in quegli esseri c’è anche qualcosa di più, anzi, che a volte sono anche simpatici, che può essere piacevole starci assieme. E infine viene il momento in cui tra tutte quelle facce, tra tutte quelle persone ce n’è una particolare, con cui ti piace di più stare, che vorresti frequentare di più e meglio, con cui vorresti avere un rapporto più profondo. E allora tutto il resto perde d’importanza, non pensi a nient’altro che a quella persona, perdi anche l’appetito. Questo è un momento importantissimo perché significa che scopri che non sono le cose che danno la felicità, non è il cibo che dà la vita. Quello che dà la felicità, che ti fa vivere è il rapporto con l’altro. Ogni cosa, ogni interesse personale è meno importante del rapporto con l’altra persona. Non sono le cose che salvano, ma il rapporto, cioè l’amore.

E questa persona tu la vedi veramente bella, sia fuori che dentro. Cosa sta avvenendo quando tu vedi una persona bella? Tu la vedi come la vede Dio, come quella persona è nel suo cuore, nella sua integrità. Tu vedi la persona nella sua massima potenza di sviluppo. Solo l’amore riesce a vedere la persona nella sua totalità e integralità.

Se lui dice a lei “come sei bella”, lei gli risponde: “si, ma tu sei l’unico al mondo che mi vede così, perché tutti mi vedono in altro modo. Io ti chiedo, se già mi vedi così, e io non sono ancora così, ho ancora tante cose che non sono come tu le vedi, allora aiutami a diventare come tu mi vedi”. È questa la sfida dell’amore. Io ho fatto l’esempio di lui che parla a lei, ma il discorso è identico quando lei parla a lui.

La sfida dell’amore, che dura tutta la vita, consiste proprio in questo: “Tu mi vedi come sono davanti a Dio, se mi voglio salvare, devo diventare come tu mi vedi. E solo tu puoi aiutarmi a farlo, solo tu puoi aiutarmi a diventare quella donna nuova (quell’uomo nuovo) come tu mi vedi.”

E questo è il momento dell’opzione, il passaggio dall’innamoramento all’amore, e non è una cosa semplice. Anzi, proprio a causa della visione attuale della sessualità, è un passaggio che normalmente le persone non pensano neanche esista, confondono l’innamoramento con l’amore.

Si deve scegliere per poter amare l’altro e la coppia che si forma. Ci si può innamorare di molte persone, ma ad un certo momento si deve optare, si deve fare la propria decisione: “per questa persona io mi lancio, perché possa realmente diventare come la vedo, come lei (lui) mi chiede di fare. Io faccio di me un sacrificio perché lei (lui) divenga quello che vuole e può essere.” Questo è il passaggio all’amore. Finché ci si dice “tu sei l’unico” come a Sanremo, come in centinaia o migliaia di canzoni o poesie, non abbiamo capito niente. Amare è scegliere. Si sceglie, e inizia la grande fatica dell’amore, una fatica che dura fino al funerale, non termina né si sospende o si attenua col matrimonio. Questa fatica comporta il momento in cui io devo morire a me stesso per fare tutto quello che va bene per lei, non quello che va bene per me, ma quello che va bene per lei. Questo significa che io devo morire ogni giorno ai miei desideri, ai miei capricci egoisti, a tante cose. E incomincia a soffrire la carne, che è la zona dove l’uomo si ribella all’amore, dove l’uomo si rifiuta di amare. Ed è una ribellione, un rifiuto molto forte. Ma se si riesce a vincere questa ribellione ci si sente appagati. Questo appagamento non avviene se tu non lo fai per una relazione. L’appagamento della morte a te stesso si può vivere solo in una relazione con qualcuno, sennò è sensualità, sei un eroe, non un amante. Se lo fai per qualcuno è un regalo, e non sei un eroe ma un amante.

Questo appagamento è anche dolce. La più grande dolcezza che biologicamente l’essere umano è capace di provare è l’orgasmo. L’orgasmo ha un significato spirituale. Possiamo dire che l’orgasmo è un’esca che Dio ha messo nell’uomo affinché lo attirasse a tal punto che lo fa passare persino da quel venerdì alle tre del pomeriggio in cui tu decidi: “tutto in me si ribella a fare questa cosa, ma per lei (lui) la farò lo stesso”. Quando hai deciso questo, sono veramente le tre del pomeriggio del Venerdì Santo e sei morto a te stesso, e hai veramente detto: “scelgo te prima di me”.

Questo si fa solo con l’amore, non lo si fa col volontarismo, perché si diventa matti o nevrotici. Perchè bisogna morire, e la morte non è piacevole. L’orgasmo è quindi questa forza biologica, psicologica e spirituale, così potente che attira l’uomo tanto che lo spinge fino a morire a sé e a fare qualcosa per l’altro. Il significato dell’orgasmo è, cristianamente parlando, la Pasqua: siccome tu sei morto a te, e tu sei morta a te, ecco allora che si vive una grande festa di comunione, di unione, di resurrezione.

Siccome l’orgasmo avviene nell’unità fisiologica, questa unità deve avere il significato dell’unione delle due persone. L’unità delle due persone non avviene se non si cede all’altro. Sei io metto me prima di lei, non arriverò mai ad avere unità con lei. Solo se io scelgo lei e lei sceglie me siamo veramente uniti. Ma questo è realmente difficile perché io devo rinunciare a mille cose mie. Ma se io nel corso della giornata ho fatto questa rinuncia, e lei nel corso della giornata ha fatto questa rinuncia, allora l’orgasmo è simbolo dei tanti eventi d’amore vissuti, incarnati durante il giorno, dove io ho scelto lei prima di me.

L’orgasmo, nell’atto sacramentale del matrimonio dell’amore tra marito e moglie, tra uomo e donna, è il simbolo della Pasqua, è la festa che Dio ti prepara perché tu sei morto a te stesso e hai scelto l’altro. Perché se non ci fosse questa festa, chi andrebbe seriamente a cercare l’altro e a fare sacrifici per l’altro? L’uomo è creato così che solamente per via dell’amore erotico arriva alla comprensione che è amato. Qui sta il fascino dell’amore coniugale: riconoscersi amati amando.

Ma c’è un altro effetto del peccato originale. L’uomo pensa che per salvare occorra custodire, trattenere nelle mani. Se si vuole custodire una cosa preziosa la si nasconde, la si mette in cassaforte. È la parabola dei talenti. Si ha sempre l’idea che per salvare sia necessario trattenere. Invece le cose si salvano solo avvolgendole nell’amore. Se si vuole salvare qualcosa, non si deve chiuderla in cassaforte, ma avvolgerla nell’amore, perché l’amore è l’unica cosa che rimane (1Cor 13,8).

Quindi l’amore è quella forza che ti fa scoprire l’altro, riconoscerlo e accoglierlo. Ma la sua forza non si ferma a questo. Per amare devi vincere anche il tuo egoismo. E l’egoismo è una cosa concreta, che penetra l’essere umano fino in fondo. Per sconfiggerlo non serve un’etica, una scala di valori, un’idea. Serve una forza altrettanto concreta, reale, ma che deve essere indistruttibile e inesauribile. Perché il vero e il bene senza incarnazione, cioè senza vita vissuta, non reggono. E questa forza reale e concreta è innanzi tutto l’amore sessuale, perché è un’unione allo stesso livello. In tutti gli altri generi di unione mancano o l’uguaglianza e la reciprocità, o quell’insieme di differenze che portano ad un reciproco completamento. L’unione sessuale è invece allo stesso livello e con differenze complementari, ed è per questo che ha la stessa potenza concreta dell’egoismo.

Questa sera abbiamo visto la sessualità come uscita da sé stessi e come via per il superamento dell’egoismo, come profezia, morte e risurrezione. Ma c’è un altro significato, quello della sessualità nell’ottica della certezza esistenziale. Ed è quello che vedremo la prossima volta.

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