Il concetto della propria e dell'altrui buona fede

Trattando della nostra percezione ci troviamo di fronte ad un principio che riguarda il funzionamento della stessa percezione. Appurato che tutti noi siamo sostanzialmente soggetti sia ai vincoli dell'attaccamento e a ciò che desideriamo, sia al desiderio visto come

repulsione e attrazione nonché alle sue distorsioni .

Appurato che la relazione che intercorre tra corpo senziente e il percepente è sufficientemente descritta dai tre livelli :schema emozionale base,distorsione cognitiva e la relativa opinione,

ci troviamo di fronte ad un dilemma .

Il dilemma che si pone prepotente è allora :Chiunque sia soggetto a delle forze e a delle relazioni che regolano la propria percezione di cui non è consapevole si può avvalere delle buona fede?

La risposta è duplice:

-per coloro i quali non approfondiscono e non conoscono i concetti di cui sopra c' è sempre l'assunzione della buona fede in quanto "non sanno quello che fanno" .Se lo intuiscono ma,sempre per ignoranza dei processi della percezione, non riescono a gestire la propria percezione in modo tale da cambiare il risultato della stessa , c'è anche lì l'assunzione della buona fede della persona.

-Per coloro i quali approfondiscono e conoscono i concetti di cui sopra c'è anche qui l'assunzione della buona fede con il vincolo addizionale che non è consentito usare tali conoscenze a detrimento degli altri esseri umani , ma deve essere applicato in modo tale da portare beneficio a sé stessi e agli altri.

Quindi sostanzialmente trattandosi di processi non coscienti, nella maggioranza dei casi , specialmente quando si è bambini , c'è sempre l'assunzione della buona fede.

Va bene ma se le persone fanno del male sapendo di farlo c'è ancora buona fede?

Ahimè , devo rispondere di sì.

I due stati mentali ove l'essere umano è una volta nella totale ignoranza ( e scambia negli eventi gli effetti con le cause), l' altra nel totale orientamento all'oggetto del desiderio o all'indesiderabilità possono essere soltanto conosciuti nel momento in cui il soggetto é nello stato mentale orientato al pensiero che proviene dal Sé che coincide con il punto di vista del Percepente.

Essendo quest'ultimo stato raggiungibile soltanto dopo anni di tirocinio e studio dello yoga , non è di facile realizzazione ed é sconosciuto ai più.

La potenza del concetto di buona fede risulta percepibile allorquando è necessario conoscere la propria motivazione di base riguardo ad una propria opinione su una altra persona.

Molto spesso ci si accapiglia ritenendo che l'altro ci fa un torto, specialmente quando c'è un oggetto di discussione.

Se invece riusciamo ad assumere la buona fede delle sue percezioni e delle ragioni dell'altro, anche se é il nostro più grande nemico,velocemente scopriamo quali sono quegli schemi emozionali base che sottendono la distorsione che supporta l'opinione su quella specifica persona.

Afferrare questo concetto è basilare perché è l'unica porta che ci può condurre a conoscere le motivazioni profonde del nostro agire e possibilmente variarle sia per il nostro che per il bene altrui.

E' importantissimo comprendere questo concetto perché che ci permette di cambiare in noi ciò che non vogliamo più avvenga o desideriamo che avvenga e in definitiva trovare un armonia sensitiva con gli altri e le loro ragioni.Ciò ci permette naturalmente di essere in pace con noi stessi.