L’UOMO DELLA PIOGGIA
(2°Parte)
Seguirono alcuni interminabili minuti di silenzio; solamente il vento, che entrava dalla finestra spalancata, faceva sentire il suo leggero sibilo. Ad un tratto si iniziarono ad udire degli scricchiolanti passi sul parquet di legno che fecero intuire ad Elisabeth che, qualcosa o qualcuno, si stava pian piano avvicinando al suo letto. Più il cigolio si faceva vicino più le palpebre della ragazza si comprimevano; cercava di tenere gli occhi sigillati, tentando di evitare una vista che avrebbe potuto esserle fatale. Quando l’ultima asse del pavimento, ai piedi del suo letto, emise uno stridulo suono, ad Elisabeth sembrò che il cuore le stesse uscendo dal petto, sentiva il battito che le pulsava nelle vene e, nonostante avesse i brividi, le sudava la fronte. Nell’attimo successivo la bambina sentì un alito gelido sul suo volto e tentò di chiamare aiuto, la prima volta le parole le morirono in gola, strozzate dall’angoscia e dal panico, al secondo tentativo la giovane gettò fuori, con tutte le forze che le erano rimaste, un potente urlo che dilaniò in un istante il silenzio della notte. Sua madre, che si era rapidamente infilata vestaglia e pantofole, corse da lei, spalancò la porta e una luce calda e abbagliante inondò la stessa stanza che un secondo prima gravava nella più totale oscurità. Quando gli occhi di Elisabeth si furono adattati alla luminosità e la giovane iniziò a guardarsi intorno, il terrore, che prima schiacciava ogni altra qualsivoglia sua emozione, lasciò spazio a uno stupore tale da ammutolirla. Tranne quella sua e di sua madre, nessun’altra presenza si palesava in quella stanza. Solo crescendo Lizzy capì che l’uomo della pioggia era semplicemente frutto della sua fervida immaginazione, un personaggio che la sua innocente e annoiata mente aveva creato, probabilmente per tenere a bada la monotonia. Eppure, ancora oggi, proprio perché prevenire è meglio che curare, la donna, prima di coricarsi, fa il giro di tutta la casa per assicurarsi che ogni finestra sia ben chiusa.