Con il termine “apparenza” si suole indicare l’aspetto, il contegno, e il comportamento esteriore, nel senso di contrapposizione alla reale sostanza. Questo sta a significare che non sempre quello che si vede è effettivamente quello che sembra.
Il termine in questione, oltre a denotare la parte esteriore di noi, ha un significato molto più ampio: non si estende, infatti, solo al campo dell’aspetto fisico, ma riguarda anche l’interiorità, la psiche, ovvero, l’insieme delle funzioni cerebrali emotive, affettive e relazionali di una persona. Si tratta di una dimensione estremamente complessa e delicata, al punto che si può ritenere che non si possa mai sapere cosa una persona stia provando davvero nella sua psiche.
E questa assenza di certezze può portare a pregiudizi verso l’altro o, peggio, ad incomprensioni: mi riferisco al fatto che ognuno può cadere nell’errore di credere di sapere tutto su tutti, mentre si tratta, in realtà, solo di supposizioni sbagliate.
La fatidica domanda è: PERCHÉ?
Perché ci si ostina a criticare le persone o a reputarsi migliori?
Queste domande sono dei grandi punti interrogativi cui già in molti hanno provato a dare riposte.
Probabili motivazioni profonde potrebbero essere difficoltà legate a problemi nei rapporti familiari, oppure il senso di vergogna o di inferiorità, tale per cui il soggetto sente il bisogno di sminuire l’altro.
Si tratta, in definitiva, di una questione molto complessa e profonda e che vede il concorso di molteplici cause.
Per sintetizzare, potremmo dire che, in fondo, la miglior difesa è l’attacco.