IL SERGENTE NELLA NEVE di Mario RIGONI STERN
Le terre attraversate dal fiume Don, scenario di guerra tanto tristemente, quanto poeticamente ricordato da Mario Rigoni Stern nei suoi capolavori, sono nuovamente teatro del tragico conflitto tra Ucraina e Russia in corso oramai da tre mesi.
Attraverso la lettura de IL SERGENTE NELLA NEVE di Mario Rigoni Stern e gli approfondimenti riguardo agli eventi attuali, le classi 2AL - 2BL - 2CL - 2AS -2BS del liceo si sono sfidate in una gara guidata dalla classe 4CL, giuria della competizione.
La classe 2BS si è aggiudicata il primo posto nella classifica finale stilata sulla base delle risposte date alle 24 domande predisposte e ad un elaborato che ciascuna sezione aveva composto e precedentemente consegnato alla giuria. Qui di seguito potete leggere i testi presentati dalle seconde, meritevoli tutti di lode.
Con l’augurio di buona lettura, desideriamo omaggiare il sergente maggiore Mario Rigoni Stern nel centenario della sua nascita con le parole che lui amava dire ai ragazzi che incontrava nelle scuole:
Mettete passione in tutto ciò che fate; ragionate con la vostra testa e imparate a dire di no; siate ribelli per giusta causa, difendete sempre la natura e i più deboli; non siate conformisti e non accodatevi al carro del vincitore; siate forti e siate liberi, altrimenti quando sarete vecchi e deboli rimpiangerete le montagne che non avete salito e le battaglie di civiltà che non avete combattuto.
TRACCIA DELL’ELABORATO
Gli italiani sul Don ieri, i russi in Ucraina oggi, invasori e invasi, vinti e vincitori, vittime e carnefici: un destino di distruzione e morte accomuna gli uomini nella follia della guerra, come scrive M. Rigoni Stern ne Il sergente nella neve: <<Questi i risultati della pace e della libertà: lavorare e costruire per il bene degli uomini, di tutti gli uomini; non uccidere, distruggere e conquistare con la forza delle armi, ma vivere con il lavoro per la fratellanza e l'aiuto reciproco>>.
Cosa significa essere costruttori di pace? Riflettete sull’argomento, facendo riferimento alle conoscenze ed esperienze personali e di studio.
“Vi era un bel sole: tutto era chiaro e trasparente, solo nel cuore degli uomini era buio.“
Come abbiamo visto in questi ultimi tempi, per quanto la guerra e la violenza siano considerate soluzioni deprecabili dalla maggior parte delle persone, una percentuale di esse, però, ritiene ancora che sia la giusta via per risolvere i problemi.
Lo si è visto recentemente in Ucraina, ma anche in Siria e in Afghanistan, dove da più di qualche anno migliaia di persone sono costrette a fuggire per non essere perseguitate.
Ma allora perché dopo tutti questi anni i capi di stato sono convinti che la pace non sia la soluzione definitiva? Perché la pace, ancora oggi, è un concetto così difficile da afferrare?
Perché non siamo ancora in grado di risolvere conflitti per via diplomatica senza l’utilizzo di armi e di uccisioni? Perché togliere la libertà a persone innocenti, che non hanno nulla a che vedere con le questioni da chiarire? Queste problematiche non si trovano solo nelle questioni pubbliche e politiche, ma anche e soprattutto nelle nostre vite private.
La risposta a tutte queste domande si può trovare in ognuno di noi, nella nostra cortesia, nella nostra gentilezza e nei piccoli gesti che compiamo ogni giorno: dall’accettare il nuovo e il diverso, al cercare di portare la pace nelle nostre vite; particolarmente la si trova nell’educazione che gli adulti danno ai propri figli. Se non si parte dall’insegnare alle nuove generazioni come stare al mondo in modo pacifico, non si riuscirà mai a cambiare il modo di risolvere i problemi e trovare la loro soluzione.
Negli anni però c’è stato anche qualcuno che ha provato a portare uno spiraglio di luce in questo mondo di tenebrosa cattiveria, come i giusti e i costruttori di pace.
Tra i tanti passati sotto silenzio, qualche nome noto: il giusto Oskar Schindler, che ha salvato centinaia di ebrei dallo sterminio nazista, o l’italiano Giorgio Perlasca che ha sottratto alla morte oltre cinquemila ebrei ungheresi. Con loro si può nominare anche Nelson Mandela, il primo presidente nero della Repubblica Sudafricana, che ha passato ventisette anni in prigione per aver lottato per l’uguaglianza, per la riconciliazione, riuscendo a rovesciare il sistema di segregazione razziale, l’Apartheid. Altri portatori di pace possono essere semplicemente tutti coloro che oggi ospitano e aiutano profughi ucraini. Questi sono alcuni esempi di uomini che hanno voluto credere nella pace e noi speriamo che in futuro ce ne siano molti altri.
Con la lettura de “Il Sergente nella neve” abbiamo potuto cogliere quanto la guerra possa devastare dei semplici uomini che con le armi non avevano alcuna confidenza.
Per citare le parole dello scrittore: “Vi era un bel sole: tutto era chiaro e trasparente, solo nel cuore degli uomini era buio. Buio come una notte di tempesta su un oceano di pece”.
La guerra toglie la libertà e i ricordi alle persone facendole cadere in un baratro di pensieri negativi. Inoltre i soldati sono costretti a vivere in trincee, in condizioni pietose, patendo la fame; non hanno fatto nulla per meritare di patire queste sofferenze.
La guerra non porta a nessun beneficio: né per gli uomini comuni, né per i grandi politici, né per risolvere i problemi.
Quindi, noi, come Mario Rigoni Stern e come tutti quelli che operano per la pace, ogni giorno speriamo che arrivi un tempo in cui la pace sarà la normalità e non un valore per cui siamo costretti a lottare.
Classe 2AL
COSA SIGNIFICA ESSERE COSTRUTTORI DI PACE?
Pace: /pà·ce/ sostantivo femminile; condizione di normalità, cioè assenza di conflitti. Questa la definizione di pace secondo il dizionario: normalità. Ma davvero la pace è la normalità? Certo, dovrebbe esserlo, ma il fatto che lo sia davvero non è mai scontato. Sono ben 59 le guerre in corso oggi nel mondo e quella tra Russia e Ucraina è solo l’ultima di una lunga lista di cui troppo pochi sono a conoscenza.
Tutti conosciamo la celebre frase “impariamo dai nostri errori” ma probabilmente non ne comprendiamo il vero significato, altrimenti adesso non saremmo alle prese con tutte queste guerre nonostante le conseguenze avute da quelle passate. Alla radice dei contrasti l’unica vera causa scatenante è la diversità, che si manifesta negli aspetti politico-militari, territoriali, socio-economici e religiosi. Infatti si trovano sempre due fazioni contrapposte, ognuna delle quali lotta per imporre i propri ideali cercando di prevalere sull’altra.
Mario Rigoni Stern in prima persona ha vissuto un’esperienza analoga. Ne Il sergente nella neve l’autore ci racconta la sua vita nelle trincee del fronte russo, trincee nelle quali la normalità era divenuta indossare l’elmetto per ogni piccola azione, anche uscire a prendere la neve per farsi il caffè.
L’imperativo in guerra è uccidere il nemico; ma Rigoni Stern ci descrive alcune eccezioni alle leggi del conflitto, dettate dallo stesso senso di umanità che accomuna tutti. Lo dimostrano gli episodi descritti nel testo del soldato russo morente che chiama “mamma” e del cessate il fuoco per permettere il recupero dei cadaveri e dei feriti.
Al contrario i capi di Stato obbediscono alla legge del potere che condiziona la popolazione a sottostare alla decisione del singolo, a prescindere dalle conseguenze e dai costi in termini di vite umane.
Essere costruttori di pace vuol dire anche garantire la libertà e la dignità per gli individui e trasmettere il rispetto reciproco, così come ha cercato di fare lo scrittore e così come cercano di fare oggi le persone che rischiano la loro vita pur di ottenere il riconoscimento dei diritti fondamentali.
Come Mario Rigoni Stern anche noi vogliamo conservare il calore della speranza e credere che tutti capiremo davvero di essere uguali: “Il fiume era gelato, le stelle erano fredde, la neve era vetro che si rompeva sotto le scarpe, la morte fredda e verde aspettava sul fiume, ma io avevo dentro di me un calore che scioglieva tutte queste cose”.
Classe 2BL
“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Nella Costituzione Italiana la parola guerra viene citata più spesso della parola pace, l’ Italia non dichiara guerra né attacca, ma può far ricorso alle armi per difendersi, promuove le associazioni a scopo pacifico.
"Costruttori di pace”: é questo il nome di un’associazione di volontari fondata da Don Albino Bizzotto nel 1987 per incitare alla non violenza valorizzando la diversità tra popoli e persone.
L’Italia,seppur non entrando direttamente nel conflitto tra Russia e Ucraina, ha contribuito al sostegno della popolazione tramite aiuti umanitari e beneficenza.
Anche i popoli degli Stati amici si sono adoperati per dare ospitalità ai rifugiati ucraini, in una guerra che va ormai avanti da tre mesi.
Ma chi ha voluto la guerra?
Per fare una guerra non é necessario il consenso popolare, basta la volontà di una sola persona gerarchicamente potente, che mira a dimostrare la propria supremazia, per scopi economici e personali, ignorando le necessità del popolo.
Basti pensare al concetto di supremazia degli antichi romani, che pensavano che i barbari, loro nemici, non fossero in grado di ragionare attraverso la legge e che fosse possibile ottenere accordi solo con le armi; come possiamo noi che ci sentiamo così evoluti rivolgerci allo straniero come loro del 1 secolo d.C.?
La pace e la guerra non sono affari solamente di Putin e Zelensky, di Russia e Ucraina, non si parla mai di questione solo politica quando ad andarci di mezzo sono in primis persone come noi, specialmente quando c’é la volontà da parte del popolo di ricostruire la pace distrutta dalle idee di un singolo al potere.
É necessario, infatti, l’impegno di tutti per tornare a vivere serenamente: paragonando la situazione di pace a un gigantesco puzzle, in cui il lavoro di ognuno compone un tassello. Lo Stato é la casa di tutti: bombardare il tetto del mio vicino consapevole che lui risponderà al fuoco col fuoco non porterà che distruzione a entrambi; la stessa cosa la pensava Gandhi, politico indiano simbolo di pace e non violenza nel mondo, che portó avanti le sue battaglie basandosi sul principio di non nuocere agli altri. Fin da bambini ci veniva insegnato di darci la mano e fare la pace; é nel cuore delle persone adulte, invece, che nasce l’odio per motivi futili e prende il posto della pace
insegnata loro fin da bambini, altri, contrariamente a loro, hanno combattutto per i propri diritti in modo pacifico, spesso morendo per la conquista di essi.
Tutti noi dobbiamo tenere a mente le lotte fatte per raggiungere la libertà. Un costruttore di pace non é solo colui che partecipa alle manifestazioni, ma colui che sa parlare di pace anche nella vita quotidiana.
Credo che la pace sia giovane e di noi giovani, noi che abbiamo il potere di cambiare le cose e il dovere di batterci per la giustizia anche in un mondo in cui essa non c’é. Non possiamo cambiare il passato, bensì imparare da esso.
Come spiegare ad un bambino come essere portatore di pace?
Possiamo dividerlo in un percorso di tre livelli:
il primo é “capire” il grande concetto della pace, riflettendo su quanto siamo fortunati a vivere in un paese senza la guerra.
Il secondo é “far crescere” la pace dentro di noi: noi tutti facciamo prevalere invidia, critiche e offese scatenando così una “guerra” con noi stessi e con gli altri. Il terzo livello é “portare la pace”, costruita dentro di noi, alle altre persone, migliorare il rapporto tra noi e gli altri attraverso le piccole cose: un gesto o una parola che possano rincuorare in situazioni difficili.
Facendo riferimento alla riflessione di Rigoni Stern, posso dire che tutto si risolve attraverso il dialogo: la guerra non deve essere un'opzione e bisogna sempre tenere a mente la ragione per cui non deve esistere, serve lavorare per costruire un mondo di fratellanza, aiuto reciproco e solidarietà.
Classe 2AS
GUERRA E PACE, IERI E OGGI
I conflitti che oggi attanagliano i territori e le popolazioni russo-ucraine hanno origini antichissime ed il temuto coinvolgimento dei paesi occidentali fa aleggiare lo spettro di una nuova guerra mondiale. Mario Rigoni Stern racconta nel suo libro-memoriale Il sergente nella neve (1953) una delle pagine più buie della storia dell’Italia in guerra: la campagna di Russia (1941-1943).
Il 22 Giugno 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, scattò l’operazione Barbarossa, l’attacco tedesco contro l'Urss, e l’Italia di Mussolini inviò aiuti e corpi di spedizione alla Germania alleata, stanziandoli lungo la riva del Don, al confine orientale con l’attuale Ucraina. Fin dalle prime settimane le operazioni sul territorio dell’Unione Sovietica furono disastrose: i soldati italiani erano completamente sprovvisti di armi e di mezzi logistici adeguati ad affrontare il terribile inverno nella steppa russa.
Dopo un anno, nel 1942, l’ARMIR (armata italiana in Russia), che contava circa 229 mila uomini, aveva già subito molte perdite finché arrivò l’ordine di ripiegare il 19 dicembre del '42: iniziò così la drammatica ritirata dell'ARMIR, una vera catastrofe per gli italiani, costretti a camminare per giorni e notti nella gelida steppa innevata.
I superstiti rientrati in Italia furono solo 114.485. Il totale delle perdite ammontò a 74.800 uomini. Molti di loro morirono di stenti nei campi di prigionia russi.
Allo stesso modo, oggi Russia e Ucraina si affrontano in una guerra di logoramento che sta devastando territori e mietendo migliaia di vittime. Ancora una volta, le motivazioni del conflitto sono di natura politica e territoriale: la guerra nel Donbass ebbe inizio nel 2014 con le rivendicazioni delle province ucraine abitate principalmente da russi ribellatisi al governo centrale ucraino. Il governo ucraino autorizzò milizie armatesi spontaneamente a combattere, una delle più famose è il battaglione Azov, formato da militari ultranazionalisti condannati per aver commesso crimini di guerra.
La guerra non è mai è uno strumento con cui costruire la pace, perché acceca gli animi e alimenta l’odio, perché non permette un dialogo e una comunicazione costruttiva tra gli uomini.
Ma costruire la pace non è mai semplice…cosa vuol dire davvero essere costruttori di pace?
La risposta è tutt'altro che semplice ma tutto può iniziare da piccoli gesti, cose semplici che ormai il mondo dà per scontate: mettersi in ascolto, cercare di comprendere l’altro, essere gentili, non sopraffare e umiliare, pensare prima di parlare…sono proprio queste le virtù che costruiranno un mondo migliore, a cui ciascuno deve aspirare.
Serve rispetto e stima nei confronti di chi ci sta davanti, bisogna favorire l'inclusione e far sentire parte del mondo chi viene emarginato e discriminato.
Dobbiamo imparare a prenderci per mano, guardarci negli occhi e contemplare la nostra diversità unica. Quando l’avremo imparato potremo dire: “BASTA GUERRA!”.
Un grande esempio di amore per la pace è aver cura dell’altro e lavorare insieme per il bene comune, come scrive M. Rigoni Stern.
Perciò ci sentiamo di dare un consiglio al mondo: amate e sarete ricambiati, vedrete che non c’è nulla di più bello.
Classe 2BS
LA PACE COME LA DANZA NON CONOSCE CONFINI
L’articolo 11 della Costituzione Italiana esprime che lo Stato ripudia la guerra, tuttavia è ammesso l’utilizzo dell’artiglieria in caso di emergenza, ma soltanto per difesa legittima. Uno strumento scontato che può contrastare la condotta bellica è la pace. Però sappiamo tutti che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. E allora come si può portare la pace? Che cosa significa esserne costruttori? Innanzitutto la parola “pace” si sente spesso pronunciare, ad esempio, durante il telegiornale, ma in questa circostanza assume il significato contrario del termine “guerra”. La pace non è sempre collegata ai conflitti, ma si tratta di qualcosa che riesce a farci andare d’accordo. Come quando è appena successo un litigio e dopo un po’ di tempo scaturisce dai nostri cuori il desiderio di riappacificarsi l’uno con l’altro. Soprattutto a partire dall’adolescenza dobbiamo prestare attenzione alle relazioni amichevoli di cui è formata la nostra vita, perché finché c’è intesa, allora tutto scorre liscio, ma se improvvisamente non c’è più collaborazione, non si va a buon porto. Lo stesso discorso vale internazionalmente, perché, per ottenere la pace, bisogna trovare degli accordi attraverso la diplomazia. Gli istituti d’istruzione rappresentano un luogo perfetto per educare i bambini e i ragazzi, dai più grandi ai più piccini, nel segno della pace, perché se si cementano fin dall’inizio ottimi rapporti, allora nulla può sfuggire. Perciò è importante evitare che i giovani subiscano traumi infantili e vengano influenzati dalla malvagità, come è successo alla vecchia serva dell’Innominato ne “I Promessi Sposi”. La pace non appartiene esclusivamente al mondo degli adulti, ma è anche parte di tutti noi. Infatti non siamo insignificanti, anzi abbiamo un notevole peso all’interno della società moderna. Tutti siamo garanti della pace, che non conosce alcun confine tra i Paesi, come la danza. Ognuno nel suo piccolo può diventare un costruttore di pace, grazie a semplici gesti che provengono dal profondo delle nostre anime. Se ricordassimo a chiunque che l’essere umano è la cosa più preziosa che deteniamo, allora non ci potrebbero essere le guerre odierne. D’altronde il simbolo della pace è quasi uguale a quello della Mercedes-Benz, quindi la pace è attiva ogni giorno in ogni angolo del pianeta come le automobili del famoso marchio corrono dappertutto nel globo terrestre. E se prendessimo in considerazione lo sfondo della bandiera, caratterizzato dai colori dell’arcobaleno, potremmo dire che la pace non è l’invenzione di una sola nazione, ma di tutte. Allora non resta nient’altro da aggiungere, anzi un “Peace and Love” a ogni persona, da quelle comuni ai seguaci e costruttori della pace.
classe 2CL