Queste parole appartengono a Gabriele Castiglion a cui è dedicato il celebre concorso che quest’anno compie quattordici anni, perché sono proprio quattordici anni che i ragazzi dell’istituto superiore Umberto Masotto hanno la possibilità di vincere dei premi in denaro coltivando le proprie passioni grazie alla generosità del signor Mauro. L’inedito, la sorpresa sempre alle porte della nostra vita e l’unicità della nostra scuola sono stati l’oggetto della gara artistica a cui ciascuno poteva partecipare scrivendo un testo in prosa o poesia, in italiano o in lingua straniera, oppure realizzando un video.
Quest’anno ho avuto l’onore di far parte della giuria prestigiosa di questo concorso, avendo dunque la possibilità di leggere degli elaborati pieni di emozioni e sentimenti profondi.
La giuria, riunitasi in presenza e presieduta dalla professoressa Stefania Brun, ha decretato i vincitori del premio Castiglion:
POESIA 1° classificato Marco SCHIAVOI 5AS 2° classificato Gioia BARZON 2CL 3° classificato Tommaso ZENEROLI 2CL
PROSA 1° classificato Francesco FURLAN 5CL 2° classificato Chiara MIOTELLO 4BL 3° classificato Victoria BUSON 1AL - Serena FORMAGGIO 4CL
POESIA IN LINGUA STRANIERA 1° classificato Chaimae EL HOUSSAIMI 2BL 2° classificato Aurora IMPERATO 1CL
VIDEO: Marco SCHIAVOI e Vittorio STIMAMIGLIO 5AS
Ringrazio tutte le persone che hanno collaborato per realizzare questo concorso ed infine vorrei concludere questa edizione con le parole di Gabriele: ‘‘E’ il tuo diario , in cui succhiare e vomitare parole . Abbi sempre idee e spera sempre! Il tuo diario per ingurgitare e vomitare parole … Spera sempre nelle tue idee , scrivi una parte di te , perchè ciò che è scritto non si perde .’’
E grazie di cuore sempre al signor Mauro che ogni anno ci permette di entusiasmarci esprimendo appieno le nostre passioni.
A cura della direttrice Rayhana El Pharidy
POESIA
1°Classificato
Le tre cime
Angeliche pennellate nel rorido specchio,
tenue fiordaliso mescidato con soffice cotone.
Gradevoli lumi, fumose e dinamiche pesche.
Estesi passi sul latteo pietrusco,
di poco si eleva il pulviscolo brumoso.
La polvere si lega alla brezza briosa,
persino le languide rocce paiono scuotersi.
Placidi cespi popolano i cerei massi,
melodiose campanule ravvivano il luogo.
Madido raggiungo la cima,
scortato da variopinte farfalle,
ignaro di quel che mi aspetta.
Tre dita solenni verso il ceruleo etra,
quasi lo toccano, tanta è la maestosità.
Nessun respiro, nessun rumore,
soltanto tre pinnacoli, il tre è sacro.
Un dramma e una commedia,
brucianti emozioni e polari sentimenti.
Carezzevoli folate lambiscono le mie mani,
ammalianti esibizioni esaltano il mio cuore.
Marco SCHIAVOI 5AS
2°Classificato
SORPRESA È
Sorpresa è gli occhi che escono dalle orbite,
ma lo è anche chiuderli di colpo.
È la bocca schiusa con il fiato sospeso,
ma lo è anche spalancarla per cacciare un urlo.
È le braccia distese aperte,
ma lo è anche le mani a tirarsi i capelli.
È non riuscire a stare fermi,
ma lo è anche piantarsi a terra.
È il cuore a mille,
ma lo è anche averlo incastrato in gola.
È il sorriso che incornicia il volto,
ma lo è anche le rughe della fronte per la delusione.
È vedere le cose procedere verso il meglio,
ma lo è anche dover cambiare tutti i piani.
È vedere la neve a Natale,
ma lo è anche un’intera stagione senza la pioggia.
È vedere dei progressi nel rispetto dei diritti umani,
ma lo è anche scoprire le condizioni in cui le donne vivono in Afghanistan. È vedere con quanto coraggio delle persone combattono per la propria patria, ma lo è anche sapere che qualcuno oggi debba ancora farlo. È quindi un nuovo bene,
ma lo è anche un nuovo male.
Sorpresa è una novità che ci mette in dubbio su quello che verrà e quello che vorremmo arrivasse.
Gioia BARZON 2CL
3°Classificato
GUARDAVA IL MARE
Ed era lì, su quella panchina, che guardava il mare
I suoi occhi neri erano spenti
Immobili a fissare le onde che stavano per arrivare
E che ad ogni dettaglio dell’acqua stavano attenti.
Continuava a guardare il mare
Su quella spiaggia desolata priva di gente
Non sapevo se mi volessi davvero avvicinare,
Io che ero di passaggio privo di pensieri nella mente.
E mentre guardava il mare,
Andai fuori dal percorso della strada che stavo percorrendo, I suoi capelli neri al vento continuavano ad ondeggiare
Quella chioma che le sue spalle stava toccando.
Mi avvicinai, intanto che guardava il mare
Mi sedetti al suo fianco timidamente
Senza parola scambiare
Con ora mille pensieri per la mente
Smise di guardare il mare,
I suoi occhi la mia figura ora stavano riflettendo,
Iniziammo del più e del meno a parlare
Senza che io capissi cosa in me stava accadendo.
Da allora tutte le sere, insieme guardavamo il mare
Senza che io comprendessi mai perché lo continuava a fare, Forse sperava in qualcosa che stava per arrivare,
Ed ogni volta che ci vedevamo, io qualcosa continuavo a provare.
Da quell'incontro, rimanemmo lì, a guardare assieme il mare, Intanto che una relazione cominciava a nascere,
Da quella sera, tutti i giorni ci cercammo di incontrare,
Ma io non capii mai, cosa i suoi occhi nel mare riuscivano a vedere.
Tommaso ZENEROLI 2CL
PROSA
1° Classificato
Grandi eventi? No, grazie
La giornata stava volgendo al termine. Era stata la solita giornata piena di impegni che ero abituato a vivere nove mesi su dodici. Difficilmente essa riusciva a lasciare nella mia mente qualche ricordo che potesse sopravvivere nel tempo.
Prima che chiudessero i negozi mia madre mi chiese di andare a comprare alcuni prodotti che sarebbero serviti per il pranzo del giorno dopo. Mentre stavo raggiungendo il supermercato la mia mente stava già divagando sugli impegni del giorno dopo con un filo di malinconia.
Una volta entrato raggiunsi il reparto alimentare per comprare alcune verdure. Alla cassa davanti a me vidi un vecchio con dei pomodorini in mano che stava parlando alla commessa. Non potei fare a meno di udire la conversazione. L’anziano signore era incredibilmente felice di aver trovato dei pomodorini così freschi e maturi quel giorno e si congratulò molto con la commessa e la qualità del supermercato. Uscì dal negozio con il sorriso stampato in viso.
La scena mi colpii molto e tornando a casa ci riflettei su. Come poteva un avvenimento così piccolo rendere quell’uomo così felice? Pensai perché a me non succedessero mai cose del genere.
Per la prima volta smisi di pensare al futuro e mi concentrai sulla giornata trascorsa: la mattina a scuola avevo fatto una chiacchierata interessantissima con il mio compagno di banco durante la supplenza, la quale mi aveva stimolato molto. Tornando a casa avevo scoperto di aver preso un ottimo voto nella verifica di scienze. Mi aveva fatto piacere dato l’impegno che avevo messo nello studio. A pranzo mia madre mi aveva fatto una sorpresa avendo cucinato uno dei miei tipi di pasta preferiti. Non la ringraziai nemmeno… I compiti pomeridiani erano stati interrotti da un paio di amici venuti a prendermi inaspettatamente per fare un giro. Seduti su una panchina della pista ciclabile non ho neanche fatto caso allo splendido tramonto che stava avvenendo, alle persone al mio fianco e alla spensieratezza del momento.
Ripercorrendo i giorni antecedenti notai come ognuno di essi aveva racchiusi in sé diversi eventi ai quali non feci caso, che però mi avevano reso la giornata migliore. Ogni giorno racchiudeva in sé nuove, seppur minute, esperienze. Ogni giorno racchiudeva in sé una nuova sorpresa.
Capii che non era necessario ricercare il grande evento per provare nuove emozioni, perché già quotidianamente ne avvertivo diverse sfaccettature. La mia prospettiva cambiò radicalmente.
Forse mi servì un piccolo, grande gesto casuale al supermercato per esserne consapevole, ma di altri grandi eventi non me ne sarebbero serviti più, poiché la vita ci sorprende e tende la mano ogni giorno, ma noi spesso ci giriamo e guardiamo da un’altra parte.
Francesco FURLAN 5CL
2°Classificato
“Amplificazione”
Era il 20 Maggio 1969 e mi mancava l’ultimo esame di radio-navigazione per conseguire la licenza di volo. Era sempre stato il mio unico grande sogno, sogno che mi fu strappato dal petto da un evento inimmaginabile che quel giorno cambiò la direzione della mia vita. Non ho molta memoria di quella notte. Ricordo i fari dell’auto che mi accecavano, il frastuono dei clacson e infine il violento scontro. La mia bocca venne inondata dal sapore metallico del mio stesso sangue, il cuore mi batteva all’impazzata e il cervello faticava a riordinare i pensieri. Rimasi steso sull’asfalto, incapace di urlare, mentre i vetri mi graffiavano via la pelle qualunque movimento facessi. La scarica di adrenalina non mi fece sentire alcun dolore… per i primi cinque secondi.
“Contusione polmonare, trauma cranico, lesione oculare grave”... la diagnosi parlava chiaro: la mia carriera finiva in quell’istante. Tutti i piani di una vita e le aspettative che avevo tenuto avidamente strette fino a quel momento si infransero in un lampo. Mi sorpresi ad arrendermi al pensiero di non diventare mai ciò che desideravo; pensiero che avevo imparato a combattere fino a quel momento, con la grinta e l’ambizione di cui solo un giovane è capace. Fu la prima volta che mi sentii vecchio.
Ti ho incontrato in quella stanza d'ospedale, le sere venivi a cambiarmi la flebo e a farmi le iniezioni di morfina, avevi i capelli corti e mi leggevi le tue poesie per distrarmi. Ti piaceva tanto scrivere: è la prima cosa di cui abbiamo parlato. Non avevo mai compreso gli innamorati, liquidavo i loro drammi e sbalzi d’umore come sciocchi sentimentalismi, mi ero sempre ritenuto un individuo logico e calcolatore, ma questo certo, era prima di conoscerti. Dopo quell’estate non hai più smesso di starmi accanto, prima come infermiera e poi come moglie.
A volte mi capita di riflettere sul fatto che se fossi diventato pilota non ti avrei mai incontrato. Fino a che punto possiamo pianificare la nostra vita? Come possiamo progettare il futuro e al contempo proteggere l’inaspettato?
La nostra mente viaggia di continuo, tra ricordi passati e attese per il futuro; ci dimentichiamo che il presente è l’unica certezza, di come in qualsiasi momento possano verificarsi eventi in grado di stupirci. E quando questo accade tutto si ferma: gli impegni, i pensieri… tutto collassa in un attimo di meraviglia, frammenti di tempo in cui la nostra vita viene amplificata.
Talvolta l’inaspettato può ferire, altre volte ci regala emozioni mai provate, permettendoci di esplorare mondi al di fuori della nostra quotidianità.
Alcune sere ripenso a quel giorno, inchiodando il cielo con lo sguardo, e penso che ormai non mi importa più di poterlo raggiungere con un aereo, mi importa solo di poter raggiungerlo per ritornare da te.
Chiara MIOTELLO 4BL
3° Classificato
“NON SO COME AVREI FATTO SENZA DI TE”
Era una ragazzina diversa. A soli 14 anni, superiori iniziate da poco, sentiva già il peso del mondo tutto sulle spalle. I giorni per lei erano diventati monotoni e privi di sorrisi, affetto e felicità, sorrideva di rado e la maggior parte delle volte erano sorrisi forzati. Nella sua testa c’era un agglomerato di mostri che non la lasciavano respirare. Ogni mostro aveva un incarico, uno le ricordava ogni giorno quanto la sua situazione famigliare fosse infelice; un altro le parlava del fatto che non sarebbe mai riuscita in nulla nella vita; un terzo, ogni volta che mangiava o che si guardava allo specchio, le urlava contro delle offese pesanti. Questi mostri le facevano provare per tutto il tempo una sensazione di vuoto incolmabile, fino a trascinarla in un baratro profondo senza uscita, o almeno così pensava. Forse è proprio quando fa più buio che la luce si decide ad arrivare, inaspettatamente. Era gennaio quando su Instagram, il modo dei giovani per relazionarsi con i loro simili anche a distanza, le comparì una richiesta di messaggio da un certo “Christian”. Fece subito un giro sul suo profilo. La cosa che le saltò subito all’occhio fu quanto era bello, occhi azzurri come il cielo in una giornata di sole e il sorriso perfetto della foto profilo che trasmetteva calore e felicità. “Cosa potrebbe volere uno così da te?”, colpì puntualmente uno dei mostri, ma altrettanto puntualmente la sua controfigura dolce e fiduciosa rispondeva con “tu intanto rispondi, non avere paura”. Prese coraggio e accettò la richiesta. Nella chat c’era un semplicissimo “Hey”. Il suo cuore tenero e inesperto aveva perso un battito, ne era certa, ma cosa poteva rispondere a quel saluto così generico? “Heyy”, sì, poteva andar bene anche così. Era appena entrata nel periodo di tempo in cui si attende con ansia una risposta dall’altro lato senza sapere che cosa aspettarsi. “Piacere, Christian”. Ah. Una presentazione cordiale nel 2022? Si aspettava una delle solite stupide domande copiate e incollate, del tipo “potresti darmi un tuo parere sul mio fisico?”, che lei trovava ridicole. “Piacere, Hibiscus, ma mi faccio chiamare Ibis”. Aveva sempre odiato quel nome, era un altro dei motivi per cui si sentiva diversa. “Che nome affascinante che porti, è per caso latino?”, la pronta risposta di Christian. Ibis aveva sgranato gli occhi, non solo non aveva trovato il suo nome tanto strano, neppure una battutina sul fatto che fosse di genere maschile, ma l’aveva definito addirittura affascinante. “Si, lo è, vuol dire Ibisco, il fiore preferito da mia madre, per questo mi hanno chiamata così”. Ibis si sentiva per la prima volta a suo agio nel rispondere perché lui, in tre semplici frasi, sembrava essere così garbato e diverso da tutti. “Dev’essere difficile avere un nome così unico immagino, ma a mio parere è poetico che tua mamma ti ritenga il suo fiore preferito, dovresti esserne felice.” Ibis non l’aveva mai considerato così, l’aveva sempre visto come l’ennesimo esempio di egocentrismo da parte della madre, con la quale non aveva un bel
rapporto. “Sei il primo che riesce a farmi amare un po’ di più il mio nome”. “E’ un piacere per me. Sai, ti ho scritto perché Alex mi ha parlato di te, mi ha detto che sei diversa dalle altre ragazze.” Ibis si sentì pugnalata, era ancora una volta la prova che gli altri la considerassero diversa. “Oh beh, mi fa piacere che la mia reputazione di essere diversa mi preceda come sempre.” “Che c’è di male nell’essere diversi? Nel distinguersi dalle solite ragazze e ragazzi che sono tutta apparenza. Ti ho appena conosciuta e non ti ho mai vista dal vivo, eppure mi interessi di più di tutte le ragazze definite perfette incontrate finora.” Ibis aveva sorriso spontaneamente, non le succedeva da un po’ e una volta che se ne rese conto lo spense subito, non poteva lasciarsi andare così presto con lui. “Sai, preferirei essere più come loro, magari avrei più amici e sarei conosciuta per essere Ibis, non per essere quella diversa.” “Io in questo momento sto conoscendo Ibis, la sto trovando intelligente e sì, anche diversa dalle altre, ma penso che proprio il tuo essere diversa ti stia rendendo unica ai miei occhi.” Ibis si stava sentendo così bene che non riusciva a sentire la voce dei mostri, sentiva solo quella del suo cuore che stava esplodendo di felicità. Il sorriso del cuore passò al suo volto, e stavolta non riusciva a spegnerlo. “Grazie Christian, le tue parole mi stanno facendo stare bene, non mi sentivo così da un po’. Anche tu sembri diverso però, per quello riesci a capirmi e a consolarmi, vero?” In effetti era così, Christian era un ragazzo all’antica molto bello esteriormente ma anche nell’anima, solitario e diverso da quei soliti ragazzi superficiali. In lui infatti si celava, come per Ibis, una situazione famigliare difficile; orfano di madre aveva vissuto tutta la vita solo con il padre che spesso tornava ubriaco dopo una giornata estenuante di lavoro, e toccava a Christian prendersene cura. “Si, anch’io lo sono, e parecchio direi, ma con te mi sento a mio agio, vorrei conoscerti meglio se a te va bene”. “Mi hai rubato le parole di bocca, mi andrebbe davvero di conoscerti meglio”. Si parlarono per tutto il pomeriggio, per tutto il giorno dopo, per la settimana dopo e persino per il mese. Parlavano, tra chiamate e chat, principalmente delle loro situazioni famigliari, sulle quali si capivano e si davano consigli. Parlavano anche delle loro insicurezze, sul loro futuro, sulla paura di sbagliare, arrivando però a pensare che forse erano proprio nel periodo giusto per sbagliare, in modo di arrivare nel futuro con un bagaglio di errori fatti per non ripeterli e/o essere pronti a reagire. Dopo quelle chiacchierate, qualcosa dentro Ibis si sollevò. Era uno dei tre mostri, l’insicurezza sul futuro. Una sera, arrivato il momento di cenare, Ibis andò a tavola con il sorriso sul volto. I suoi genitori la guardarono stupiti e si sorrisero tra loro, come non facevano da tempo. “Sei felice, Ibis?” le chiese sua madre. Avrebbe potuto risponderle con i suoi soliti modi sgarbati ma ripensò ai consigli di Christian, e quindi rispose con “Scusatemi se in questo periodo sono stata così schiva nei vostri confronti, ma vorrei che tornassimo ad essere una famiglia unita come eravamo un tempo, possiamo provarci?” I genitori la guardarono per un
po’, ma poi la abbracciarono entrambi e la rassicurarono sul fatto che ci avrebbero provato davvero. Qualcos’altro dentro Ibis si sollevò. Il mostro sull’insicurezza famigliare se n’era andato. Anche Christian aveva risolto la situazione con suo padre e grazie ad Ibis, ora stava davvero bene. Con il passare dei loro mesi assieme erano completamente cambiati, più felici, con più amici, e con dei genitori che si impegnavano per loro e che li amavano. Ad Ibis mancava solo un mostro da sconfiggere, il suo dca. Sapeva bene che sarebbe stato difficile, ma con l’aiuto del suo migliore amico era certa che con il tempo ce l’avrebbe fatta. I due ragazzi iniziarono a parlare di un primo incontro e decisero di vedersi l’ultimo giorno di scuola subito dopo le lezioni e di andare a mangiare un pizza insieme. Arrivò finalmente il giorno e Ibis andò tutta felice verso la stazione. “Io sono arrivato, ti aspetto”. “Mi sa che ti ho visto, sono appena arrivata anch’io”. “Ti ho vista anch’io”. I loro cuori iniziarono ad esplodere di gioia quando si guardarono negli occhi per la prima volta e istintivamente si corsero incontro. Si abbracciarono fortissimo e in quell’abbraccio, che sarebbe potuto durare in eterno, si sentirono come a casa. Si diressero verso la pizzeria parlando del più e del meno e ridendo come matti. Si sedettero e la pizza arrivò dopo poco, Ibis ne era terrorizzata, sapeva che avrebbe dovuto far i conti con il mostro, e questo Christian lo sapeva. “Sai, è davvero buonissima, dovresti proprio mangiarla senza pensarci, te la meriti”, disse Christian mangiandone una fetta. Ibis lo guardava sorridendo ma nel frattempo stava ascoltando le parole del mostro. “Ibis, non ascoltare quel mostro, tu sei più forte di lui, ne sono certo, ora ci sono io con te, non sei sola”. Così dicendo si avvicinò a lei e le tagliò la pizza. Prese la prima fetta e gliela avvicinò alla bocca. “Non farlo per me, fallo perché la pizza è buonissima e per dimostrare al mostro che non ha più potere su di te.” Ibis lo guardò negli occhi e diede un morso alla pizza. “E’ buonissima” disse sorridendo. Christian avvicinò il suo piatto e mangiarono insieme in modo da poterla aiutare. Ibis si rese conto che dopo il primo morso il mostro non aveva più parlato e che con Christian aveva riso per tutto il tempo. “Che ne dici di prendere anche la panna cotta? E’ da così tanto tempo che non la mangio”. “Ogni suo desiderio è un ordine, principessa”, rispose Christian. Presero la panna cotta al cioccolato e Ibis, sempre con l’aiuto di Christian, la mangiò molto volentieri e sorridendo. Il terzo mostro dentro di lei certo non se n’era andato, ma ora sapeva che presto lo avrebbe fatto. Passarono un pomeriggio stupendo, ballando insieme nella grande piazza del paese, ridendo come dei bambini. Tornarono insieme alla stazione e, dopo il giustificato pianto di addio, si abbracciarono più forte di prima. “Sono fiero di te, Ibis”. “Tu mi hai salvata, Christian, non so come avrei fatto senza di te”. Lui rispose semplicemente con un sorriso, il sorriso più bello e rassicurante del mondo.
Victoria BUSON 1AL
3°Classificato ex equo
LA SFIDA DI VIVERE
La vita è come un giro sulle montagne russe, ci sono sia alti che bassi, e ci fa provare emozioni indescrivibili. In un primo momento siamo tutti molto spaventati di salire su questa giostra perché temiamo la tipica percezione di vuoto allo stomaco, ma in verità, una volta concluso il giro, proviamo una sensazione di adrenalina e subito vogliamo riprovarci nuovamente. Questa è la stessa situazione che viviamo tutti almeno una volta nella nostra esistenza: abbiamo timore di spingerci oltre i nostri limiti ma quando lo facciamo, ci sentiamo completamente diversi ed è proprio in questo modo che la realtà ci sbalordisce.
Se mi guardo indietro vedo solo molta insicurezza e questo mi ha condotto a chiudermi dentro a una corazza, allontanando qualsiasi tipo di sentimento per evitare di creare illusioni inutili. Tale comportamento mi ha portata a pensare che non avrei mai provato certe esperienze, non avrei mai trovato un gruppo di amici con cui essere sincera e non avrei mai sentito quella sensazione di spensieratezza. In verità, è proprio qui che mi sbagliavo ed è stato necessario affrontare una pandemia globale per comprendere la bellezza del mondo e delle persone che mi circondano.
Senza ombra di dubbio, la pandemia è stato un evento inimmaginabile che nessuno si aspettava ed è qui che ho compreso che la vita ci sorprende quando meno ce lo aspettiamo. Infatti, in un primo momento, il virus si è presentato agli occhi di tutta la popolazione mondiale come un fenomeno isolato, lontano e drammatico che interessava solo la Cina, ma nel giro di pochi mesi questo virus è arrivato fino alla nostra penisola, entrando nelle nostre case senza bussare. . Tutto si è fermato, tutto si è spento e tutto si è bloccato, in un certo senso anche le nostre vite hanno interrotto il loro percorso. Tutti noi abbiamo iniziato a vivere un nuovo stile di vita: abbiamo imparato ad indossare le mascherine, coprendo i nostri sorrisi, ci siamo chiusi nelle nostre camere per frequentare lezioni davanti a un computer, abbiamo smesso di vedere i nostri amici e l’unico modo per uscire dalle nostre case era quello di fare una piccola passeggiata intorno casa, oppure andare a fare la spesa.
Un anno impossibile da dimenticare che ha cambiato, per sempre, il mondo intero ed ognuno di noi.
La pandemia mi ha permesso di comprendere quanto è importante ogni aspetto della vita e di non considerare scontato quello che abbiamo. Ho eliminato
definitivamente quel guscio che non mi permetteva di essere realmente me stessa e ho imparato ad amare ogni mia insicurezza e a valorizzare quei tratti del mio carattere che vedevo come un difetto. Nel periodo di lockdown mi sono impegnata a comprendere le mie debolezze ma, anziché dissimulare, le ho trasformate in segni particolari che mi contraddistinguono dalle altre persone. Grazie a questo cambiamento, la mia vita è sorprendentemente migliorata. Ho trovato degli amici veri, con i quali posso essere sempre me stessa, senza veli e finzioni, e che conoscono i miei pregi, ma anche i miei difetti e nonostante ciò non mi chiedono di cambiare. Con loro ho fatto quelle esperienze che non credevo possibili e che mi ero convinta che non avrei mai vissuto, come vedere l’alba in riva al mare, fare un picnic in mezzo alla natura, cantare a squarciagola canzoni che non sapevo neppure di conoscere.
Oltre a comprendere l’importanza dell’amicizia, ho intuito quanto sia essenziale coltivare le proprie passioni ed osservare ogni aspetto che potrebbe sembrare insignificante. Perciò, appena è stato possibile, ho riacquistato la mia libertà e ho iniziato ad osservare la natura, facendo lunghe passeggiate. Sentire gli uccelli che cinguettano, vedere le foglie degli alberi crescere, percepire il vento che scivola tra i capelli. Sono tutte esperienze che prima della pandemia non prendevo minimamente in considerazione ma ora, ci rivolgo particolare attenzione, e tutto ciò mi fa sentire completamente appagata e felice.
In questi ultimi anni ho imparato una lezione essenziale per vivere al meglio. Non bisogna rimanere incardinati sulla propria posizione, perchè in questo modo si rischia di sbattere la faccia contro un muro. Il modo migliore per affrontare le situazioni sorprendenti, che ci vengono proposte dalla realtà quotidiana, è quello di essere resilienti. Nelle situazioni avverse è tipico sentirci sopraffatti dall’ansia di non riuscire a fare qualcosa e ciò ci intrappola in un tunnel di pensieri negativi, tuttavia occorre avere fiducia e affrontare tutto come se fosse una sfida. C’è una singola soluzione per superare un momento difficile: viverlo. Il dolore che ci attraversa è funzionale alla crescita personale perché ci permette di scovare degli aspetti che prima non conoscevamo e di metterli in risalto. Questo è quello che ho fatto durante i terribili mesi della quarantena: in un tremendo momento inaspettato, ho raccolto tutte le mie forze e le ho utilizzate per accettare me stessa e riscoprire il mondo attorno a me.
Serena FORMAGGIO 4CL
POESIA IN LINGUA STRANIERA
1°Classificato
Soeur du coeur
Au début de notre inattendu rencontre
aucune de nous n’a pu supporter l’autre
tu as mal pensé de moi
j’ai mal pensé de toi
mais avec le temps notre relation a changé et notre amitié a augmenté
on a disputé
on a tout partagé
et ensemble on a rêvé
on a pris confiance
on a eu d’experience
même on a vécu de belles ambiances.
Tout à-coup, le destin nous sépara
et retourner pour te voir
reste qu’un espoir.
Comment vivre sans toi, si tu n’es plus là?
Malgré cette distance et cette absence
crois moi, je ne t’oublierai pas
que tu sois malade
que tu fasses le mauvais choix
tu sais que je suis là
et que je ne te juge pas.
Dans les profondeur de la mer
aujourd’hui,demain,hier
tu es pour toujours ma lumière.
Les mots de ce poème proviennent de tout mon coeur pour te dire:<<Je t’aime très fort!>>
Chaimae EL HOUSSAIMI 2BL
2°Classificato
Soldier to son
I see the crystal raindrops fall
And the beauty of it all
Long before you were born
Joyful the words sound,
Too late, couldn't let you stay ,
even now it seems to lose the head away no time for tears, that' s wasted water at all and it don't make no flowers grow
I hear the crystal raindrops fall
On the window down the hall
And the voice is so clear, it keeps on
Contending the ground that's been won Now you tell me you're leaving
And I can't believe it's the real meaning Of our lives, leave who you love inside
And keep fight until you'll die.
I feel the crystal raindrops fall While I' m trying you to call
Take this letter that I give you You won't understand a word Read the phrases I said
I fought with you, fought on your side But my letter comes with you Hope I'll see you soon
Through the years and after the war Till the loneliness is gone
Aurora IMPERATO 1CL
VIDEO
1°Classificato
IL VOCABOLARIO DELLA SCUOLA
Vittorio STIMAMIGLIO E Marco SCHIAVOI 5AS