Silvano Magnelli - Giornate da ricordare

Giornate da ricordare

di Silvano Magnelli

 

Che ci sia una Chiesa viva e vitale, ben piantata nel suo centro di gravità permanente, il Vangelo di Gesù e il Regno da Lui annunciato, lo sappiamo, ma quando poi si incontra una persona preparata, appassionata e vivace come la teologa Serena Noceti, l’informazione si concretizza e si rafforza con le parole convincenti di chi ha una visione non solo strutturalistica e formale , ma anche, e soprattutto, profetica, fraterna e spirituale.

Serena Noceti, teologa fiorentina e vicepresidente dell’Associazione Teologica Italiana (ATI), ha passato due giornate, dal 17 al 18 dicembre scorsi, con un gruppo di amici triestini, preti e laici, per condividere “gioie e dolori, fatiche e speranze” della Chiesa in generale e di quella triestina in particolare.

La sua presenza prima nella parrocchia di Aquilinia, poi in una sala dell’Università e quindi ancora alla messa domenicale ad Aquilinia, è stata accompagnata da molte persone, da un  grande interesse e da una ritrovata gioia di essere appunto Chiesa in un cammino umile verso la Verità  e non un esercito in ritirata asserragliato a difendere il non difendibile, il trapassato remoto,  il potere residuale, e imbevuto di paure più che di parole di vita.

Serena proviene da un’intensa stagione di dialogo e di confronto ecclesiale, teologico e sociale.

Una Chiesa quella fiorentina accalorata e vibrante su tutti i temi della modernità e post modernità, impregnata di sussulti innovativi legati al Concilio Vaticano II.

Una Chiesa che l’anno scorso ha ospitato il Convegno dei cattolici italiani, presente anche  Papa Francesco.

La Chiesa è attraversata da una profonda e crescente crisi, ha detto Serena, perché il modello tridentino basato sulla comunicazione unidirezionale e gerarchizzata, prevalentemente dottrinale e clericale, pur essendo ormai agonizzante, non è sparito, ci condiziona ancora nella formazione dei cristiani e anzi rivendica uno spazio non più riproponibile.

Se non cambia il modello di comunicazione ecclesiale, che dia libertà e riconoscimento al laicato e alla complessa realtà umana più che alle idee astratte, e se non cambiano le relazioni e le strutturazioni di comunione, ci sarà un moltiplicarsi di abbandoni e di allontanamenti.

Una Chiesa, ha insistito Serena, troppo segnata dal maschilismo, un luogo dove la specificità e i doni del femminile non sono ancora sufficientemente valorizzati.

E soprattutto una Chiesa troppo ferma sulle dimensioni del sacro, che con la novità trasformante la vita umana concreta tipica del Vangelo ha poco a che fare, anzi ne è come estranea.

Il Concilio è stato una svolta epocale , ma a distanza di 50 anni, dobbiamo riconoscere che la gravidanza non è finita e che ci vorrà tempo per il parto, anche se è cominciato il travaglio che lo precede.

Centrale e benefica è in questo momento la figura e l’azione di Papa Francesco, intriso di una forte autenticità evangelica, da cui deriva un poderoso cambio di marcia nelle relazioni con l’umanità.

Molte le sollecitazioni di Serena, ma soprattutto bellissimo il clima che si è creato nei tre momenti di incontro con lei, uno dei quali, all’Università, ha visto circa 150 persone in sala, davvero assetate di parole diverse, di pensieri liberi e di relazioni  fraterne, aperte al meglio dell’essere uomini e cristiani in questo tempo e non bloccate da norme o apparati incombenti e lontani da vivere comune.

Una tappa di fratelli in cammino, un cammino che riprenderà in gennaio con la presenza di un’altra teologa, Cristina Simonelli.

Intanto grazie di cuore a Serena Noceti.