Vorrei

di

Antonio Sodaro

(Nonno e papà, già Presidente di Compagnie di Assicurazioni, giornalista pubblicista)

 

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Vorrei…, sì, vorrei che gli auguri me li facessero con una telefonata o con un biglietto piuttosto che con un messaggino algebrico… Vorrei che l’amico stesse a sentirmi ancora un momento invece di saltare sull’autobus gridandomi “mandami una e-mail!”…

Vorrei scendere le scale senza immancabili reclami artrosici, vorrei che mi chiamassero a fare una relazione ad un convegno, vorrei che mi telefonassero gli amici, o cosiddetti amici del presidente di venti anni fa...

…Mi sveglio. Serena, mia moglie, dorme ancora stanca di una bellissima giornata trascorsa con i nipotini, c’è un po’ di luce che filtra fra le tende ed annuncia un’altra giornata.

Corro il rischio di offrirmi da vecchio al nuovo giorno, la diffidenza di assumere dentro la novità, la freschezza di una nuova occasione in cui potrò dire “buon giorno”, anzi “buona giornata” al primo sconosciuto che incontro, in cui, ancora una volta, con umiltà capirò che avere domande più che risposte significa avere voglia di fare ancora un passo avanti e un altro dopo.

...Aprire al mattino e chiudere alla sera le finestre di casa può rappresentare il vertice dell'insignificanza del quotidiano, oppure... oppure la tua capacità di assumere la normalità con un rito che certifica che ci sei e che stai facendo una cosa, tante di queste cose, dicendo al mondo che può fare assegnamento sul fatto che ci sei e c’è qualcuno ovunque che apre e chiude le finestre di una casa.

E chissà che il vecchio non possa far germogliare il nuovo, che la normalità non sia la premessa per generare l’eccezionale.

Arrivare a 300 è bellissimo, dà orgoglio e tanta soddisfazione ma ci si arriva numero dopo numero, senza che il numero 15 o 72 abbiano avuto una celebrazione formale, conservando viceversa la bellezza e la dignità di un puntuale transito settimanale.

...Sono sicuramente più al riparo da rimpianti, considerazioni impegnative chiudendomi nel recinto di una lettura di tre, cinque, dieci pagine e di fronte al pensiero che così non perdo tempo, provoco me stesso fermandomi così, quasi istintivamente e smetto di accumulare pagine e mi fermo in un silenzio che dapprima fa fatica a non riempirsi di cose, orari, scadenze…

Poi, poi mi lascio stare, mi prendo per mano, mi offro un accenno di svolta, una preghiera, un grazie, un riposo sereno sugli anni che la tua carta d’identità dice e il tuo spirito impara a fare giovani…

Adista, l’Espresso, Concilium, Aggiornamenti sociali, La Civiltà Cattolica, il Regno, le riviste bibliche…, vorrei leggere tutto e contemporaneamente, e vorrei finire di leggerne una prima che arrivi la nuova, vorrei avere il coraggio di archiviare almeno quelle del 2012..

Ecco, ho la sensazione che questo numero 300 mi aiuti in qualche modo a sostituire la confusione dei miei vorrei, vorrei… con l’ottimismo di un potrei, potrei…