La musica concentrazionaria e degenerata

di

Davide Casali

(Artista klezmer, Direttore artistico del Festival Viktor Ullmann)

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La musica concentrazionaria è quella musica che è stata scritta nei campi di concentramento da compositori ebrei e non ebrei, che vi si dedicarono in condizioni davvero molto difficili.

Esiste poi la musica definita “Degenerata”, musica sempre composta da compositori sia ebrei che non ebrei, compositori definiti, per appunto, “degenerati”, in quanto non aderenti ai canoni di bellezza dettati dal Terzo Reich. Una distonia giudicata irrispettosa e pertanto da condannare come degenerazione.

È molto interessante riscoprire queste due tipologie di musica in quanto moltissimi  compositori anche famosi non ebbero la possibilità di far eseguire le proprie opere in Europa dal 1938 fino a guerra finita e per molti la loro stessa musica venne come dimenticata, abbandonata e non fu mai più eseguita.

Il Festival Viktor Ullmann che si svolge a Trieste e nella Regione Friuli Venezia Giulia vuole colmare questa lacuna, facendo ascoltare al pubblico pagine pochissimo o addirittura mai eseguite.

Il Festival ha la mia direzione artistica, la direzione scientifica del Dott. Alessandro Carrieri e la direzione organizzativa di Luisa Franco.

A partire da Marzo 2015 assisteremo fino a dicembre alla seconda edizione del Festival e ad una serie di concerti in cui “conosceremo” più da vicino questi compositori, in particolar modo quest’anno gli italiani come Leone Sinigaglia, Daniele Massarani, Vittorio Rieti, il nostro triestino Vito Levi, Aldo Finzi e Guido Vitale.

Il nostro impegno è anche quello di non permettere che questi compositori vengano fatti morire due volte: la prima da parte del Terzo Reich con deportazioni, umiliazioni, con l’inserimento nella scia di morte dello sterminio; la seconda da un punto di vista artistico. Caso emblematico di quanto sto scrivendo è l’opera vincitrice alla Scala di Milano intitolata “La serenata al vento” di Aldo Finzi, scritta nel 1937 e poi fatta poi sparire dal cartellone del teatro milanese in quegli stessi anni e mai fatta più eseguire.

Si tratta di un solo esempio, ma purtroppo di episodi simili se ne possono annoverare tantissimi. Ma quella musica sta lì ad aspettarci.

Ci sta davanti un compito impegnativo ma doveroso verso che ci ha preceduto e ha scritto, composto, cantato con la vita, la propria musica in sfida alla morte.

Un dovere che s’impone anche verso noi stessi, verso l’arte tutta, soprattutto verso quell’arte che patrimonio umano soprattutto laddove l’ideologia ne nega l’autenticità, la profondità, la purezza.

La ricerca continua.

Ancora molta musica c’è da trovare, far venire alla luce, per così dire da celebrare con la sue esecuzione e invito tutti a seguire il nostro programma su www.musicalibera.it