Данте Алигиери

В продължение на събитията и честванията по повод 700 години от смъртта на най-великия и недостижим италиански поет Данте Алигиери ви представяме на италиански език статия, посветена на живота и творчеството му.

La struttura:

Il poema, molto lungo e complesso nella sua struttura, è diviso in tre cantiche: Inferno, Purgatorio, Paradiso; ciascuna composta di trentatré canti, più uno nell'Inferno che serve come introduzione. Le cantiche sono tra loro unite da un filo conduttore narrativo, il viaggio, dal personaggio, Dante, e da molteplici elementi ricorrenti. Il numero tre, che rappresenta la Trinità di Dio, è uno di questi, infatti tre sono i luoghi, Inferno, Purgatorio e Paradiso, che corrispondono alle cantiche, tre i versi delle strofe (tutto il poema è scritto in terzine), trentatré (multipli di tre i canti in cui è divisa ogni cantica, nove (multipli di tre) le suddivisioni di luoghi nell'Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso.

In quest'epoca si esprimono le doti straordinarie di Dante, che ha inventato un'immensa varietà di ambienti, atmosfere, personaggi, situazioni anche avventurose, per realizzare la sua vena poetica, ma anche per svolgere un compito religioso e morale di uomo di fede che desidera aiutare gli altri uomini a evitare il peccato e a trovare la strada del bene e della salvezza: rappresentando i castighi e i premi assegnati all'uomo dopo la morte, egli spiega e descrive tutti gli aspetti e le sfumature del bene e del male.

Anche il linguaggio poetico usato è ricchissimo e complesso e dimostra il gusto raffinato e l'abilità fuori dal comune (pensiamo solo ai 14233 versi tutti endecasillabi in rima!) di Dante; lo stile cambia anche in relazione all'argomento: nell'Inferno, dove si parla di peccati, nel Paradiso, luogo della grazia, e più prezioso e difficile.

La Divina Commedia è una poesia italiana di Dante Alighieri, iniziata nel 1306 - 1307 e completata nel 1320, un anno prima della sua morte nel 1321. È considerata l'opera più famosa della letteratura italiana e una delle più grandi opere della letteratura mondiale.

Il titolo:

Dante iniziò la composizione della Commedia durante l’esilio, probabilmente intorno al 1307 (oggi è scartata l’ipotesi secondo cui avrebbe scritto i primi sette canti dell’Inferno quando era ancora a Firenze). La cronologia dell’opera è incerta, ma si ritiene che l’Inferno sia stato concluso intorno al 1308, il Purgatorio intorno al 1313, mentre il Paradiso sarebbe stato portato a termine pochi mesi prima della morte, nel 1321.

Il titolo originale è Commedia, o meglio Comedìa, secondo la definizione dello stesso Dante; l’aggettivo Divina fu aggiunto dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante (metà del XIV sec.) e comparve per la prima volta in un’edizione del 1555 curata da Ludovico Dolce. È un poema didattico-allegorico, scritto in endecasillabi e in terza rima. Racconta il viaggio di Dante nei tre regni dell’Oltretomba, guidato dapprima dal poeta Virgilio (che lo conduce attraverso Inferno e Purgatorio) e poi da Beatrice (che lo guida nel Paradiso). L’opera si propone anzitutto di descrivere la condizione delle anime dopo la morte, ma è anche allegoria del percorso di purificazione che ogni uomo deve compiere in questa vita per ottenere la salvezza eterna e scampare alla dannazione.

Lo stile e la lingua:

Il titolo Commedia si rifà alla teoria medievale degli stili e allude al fatto che il poema comincia male, con lo smarrimento angoscioso nella selva, e finisce bene, con l’ascesa all’Empireo e la visione di Dio . La retorica medievale distingueva inoltre tre stili, quello alto e «tragico», quello medio e «comico», quello basso ed «elegiaco» . La Commedia presenta una commistione di tutti e tre gli stili, anche se c’è una certa prevalenza per quello «comico», proprio soprattutto dell’Inferno.

Quanto alla lingua, Dante si serve del volgare fiorentino già usato nelle precedenti opere, benché ricorra anche a latinismi, francesismi, provenzalismi e prestiti da varie altre lingue . Dante ricorre talvolta a linguaggi strani e incomprensibili, mentre altrove conia degli arditi neologismi (specialmente nel Paradiso). 

Il viaggio allegorico:

La Commedia è il racconto di un viaggio, che ha un significato letterale e un altro allegorico. Il significato letterale è quello del viaggio di un uomo, Dante, che la notte del 7 aprile (o 25 marzo) dell’anno 1300 si smarrisce in una selva, dove incontra alcune belve feroci e viene poi soccorso dall’anima del poeta Virgilio, che lo conduce attraverso i tre regni dell’Oltretomba. Questo viaggio ha la funzione di illustrare al lettore la condizione delle anime post mortem, come Dante stesso chiarisce nell’Epistola XIII a Cangrande della Scala, e si svolge nella settimana santa dell’anno in cui papa Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo della Chiesa cristiana, cioè dall’8 al 14 aprile del 1300 (oppure dal 25 al 31 marzo, a seconda che l’inizio del viaggio coincida con l’anniversario della morte di Cristo, 25 marzo appunto, oppure con il venerdì santo del 1300, cioè l’8 aprile).

Il viaggio ha però anche un significato allegorico, ovvero quello di un percorso di purificazione morale e religiosa che ogni uomo può e deve compiere in questa vita per ottenere la salvezza eterna. In questa luce i vari personaggi del poema possono avere un doppio significato, letterale (o storico) e allegorico: Dante è ad esempio il poeta fiorentino nato nel 1265 e autore della Vita nuova (senso letterale), ma è anche ogni uomo (senso allegorico); Virgilio è il poeta latino autore dell’Eneide, ma anche la ragione naturale degli antichi filosofi in grado di condurre ogni uomo alla felicità terrena; Beatrice è la donna amata da Dante e morta a Firenze nel 1290, ma è anche la teologia rivelata e la grazia divina in grado di condurre ogni uomo alla felicità eterna.

È allora evidente che Virgilio, allegoria della ragione umana, può guidare Dante solo fino al Paradiso Terrestre posto in vetta al monte del Purgatorio, che è a sua volta allegoria della felicità terrena e del possesso delle virtù cardinali (prudenza, fortezza, temperanza e giustizia), mentre sarà Beatrice a guidare Dante fino al Paradiso Celeste, allegoria della felicità eterna e del possesso delle virtù teologali (fede, speranza e carità).

Le opere:

Oltre alla Divina Commedia, il suo capolavoro, Dante compose altre opere sia in prosa sia in versi, tra cui:

Vita Nova (1292–1295): raccolta di prose e di poesie in volgare fiorentino nella quale narra il suo amore spirituale per  Beatrice;

Convivio ( 1304–1307): trattato scientifico-filosofico in volgare, una specie di encichlopedia in cui Dante  invita i lettori a un immaginario banchetto di sapienzza;

De vulgari eloquentia (1303-1304): trattato scrito in latino;

De Monarchia (1312-1313): trattato politico in latino;

La Vita Nova può essere considerata il "romanzo" autobiografico di Dante, in cui si celebra l'amore per Beatrice, presentata con tutte le caratteristiche proprie dello stilnovismo dantesco. Racconto della vita spirituale e dell' evoluzione poetica del Poeta. La Vita nova è un prosimetro (brano caratterizzato dall'alternanza tra prosa e versi) e risulta strutturata in quarantadue (o trentuno) capitoli in prosa collegati in una storia omogenea, che spiega una serie di testi poetici composti in tempi differenti, tra cui hanno particolare rilevanza la canzone-manifesto Donne ch'avete intelletto d'amore e il celebre sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare. Secondo buona parte degli studiosi, per la forma del prosimetro, Dante si sarebbe ispirato alle razos provenzali (ovvero le "ragioni") che servivano a spiegare le ragioni da cui scaturivano le liriche; e alla De consolatione philosophiae di Severino Boezio. L'opera è consacrata all'amore per Beatrice e fu composta probabilmente tra il 1292 e il 1293. La composizione delle rime si può far risalire, secondo la cronologia che Dante fornisce, tra il 1283 come risulta dal sonetto A ciascun alma presa e dopo il giugno del 1291, anniversario della morte di Beatrice. Per stabilire con una certa sicurezza la data della composizione del libro nel suo insieme organico, ultimamente la critica è propensa ad avvalersi del 1300, data non superabile, che corrisponde alla morte del destinatario Guido Cavalcanti: "Questo mio primo amico a cui io ciò scrivo" (Vita nova, XXX, 3).

De Monarchia venne composta in occasione della discesa in Italia dell'imperatore Enrico VII di Lussemburgo tra il 1310 e il 1313. Si compone di tre libri. Nel primo Dante afferma la necessità di un impero universale e autonomo, e riconosce questo impero come unica forma di governo capace di garantire unità e pace. Nel secondo riconosce la legittimità del diritto dell'impero da parte dei Romani. Nel terzo libro Dante dimostra che l'autorità del monarca è una volontà divina, e quindi dipende da Dio: non è soggetta all'autorità del pontefice; al contempo, però, l'imperatore deve mostrare rispetto nei confronti del pontefice, Vicario di Dio in Terra. La posizione dantesca è per più aspetti originale, poiché si oppone decisivamente alla tradizione politica narrata dalla donazione di Costantino: il De Monarchia è in contrasto tanto con i sostenitori della concezione ierocratica, quanto con i sostenitori dell'autonomia politica e religiosa dei sovrani nazionali rispetto all'imperatore e al papa. 

Contemporaneo al Convivio, il De vulgari eloquentia è un trattato in latino scritto da Dante tra il 1303 e il 1304. Composto da un primo libro intero e da 14 capitoli del secondo libro, era inizialmente destinato a comprendere quattro libri. Pur affrontando il tema della lingua volgare, fu scritto in latino perché gli interlocutori a cui Dante si rivolse appartenevano all'élite culturale del tempo, che forte della tradizione della letteratura classica riteneva il latino senz'altro superiore a qualsiasi volgare, ma anche per conferire alla lingua volgare una maggior dignità: il latino era infatti usato soltanto per scrivere di legge, religione e trattati internazionali, cioè argomenti della massima importanza. Dante si lanciò in un'appassionata difesa del volgare, dicendo che meritava di diventare una lingua illustre in grado di competere se non uguagliare la lingua di Virgilio, sostenendo però che per diventare una lingua in grado di trattare argomenti importanti il volgare doveva essere:

Con tali termini intendeva l'assoluta dignità del volgare anche come lingua letteraria, non più come lingua esclusivamente popolare. Dopo avere ammesso la grande dignità del siciliano illustre, la prima lingua letteraria assunta a dignità nazionale, passa in rassegna tutti gli altri volgari italiani trovando nell'uno alcune, nell'altro altre delle qualità che sommate dovrebbero costituire la lingua italiana. Dante vede nell'italiano la panthera redolens dei bestiari medievali, animale che attrae la sua preda (qui lo scrittore) con il suo irresistibile profumo, che Dante sente in tutti i volgari regionali, e in particolare nel siciliano, senza però riuscire mai a vederla materializzarsi: manca in effetti ancora una lingua italiana utilizzabile in tutti i suoi registri, da tutti gli strati della popolazione della penisola italica. Per farla riapparire era dunque necessario attingere alle opere dei letterati italiani finora apparsi, cercando così di delineare un canone linguistico e letterario comune.

Рубриката подготви: Мартин Митев от 8а клас и Стефан Ферро от 10a клас