1976

lunedì 28 aprile 2014, 9:44

Buongiorno.

Riprendo il mio cammino, ringraziando gli amici per i loro interventi.

Un percorso di grande arricchimento e di tante esperienze, perché ogni canzone rappresenta una piccola storia a sé, sia dal punto di vista delle caratteristiche che delle eventuali difficoltà di esecuzione, difficoltà riferite, ovviamente, alla mia scarsa preparazione, specie nel suonare canzoni che non conosco.

Sanremo 1976. Questa canzone è proprio una di quelle che mi ero perso e sono lieto di averla scoperta ed imparata, e di averci dedicato un po’ di tempo per metterci anche una linea di fisarmonica, in relazione ai contenuti della base. Una grande estensione di note, dal G3 al G5, con il Sol basso che corrisponde esattamente al primo foro della mia Suzuki SCX56, con la quale l’ho suonata.

Con questa canzone di Peppino di Capri ritorna al festival la bella musica all’italiana, che purtroppo, però, poche altre canzoni, quell’anno, seppero rappresentare.

Su questo festival ci sarebbero da dire tante cose, perché in effetti ci furono molte novità e vari tentativi di far ritornare l’evento ai vecchi splendori, ma il risultato deluse i propositi e le aspettative.

Io, per esempio, delle 18 canzoni finaliste non ne ricordo nemmeno una, e pur se parteciparono molti nomi famosi tra i cantanti, nessuna canzone fu di quelle che lasciano veramente il segno.

Detto questo veniamo all’organizzazione ed alle novità rispetto alle edizioni precedenti.

Intanto c’è da dire che fu l’ultima volta che il festival si tenne al Casinò, perché da quell’anno in poi la sede divenne il Teatro Ariston; poi ci furono novità nella presentazione, affidata quell’anno ad un disk jockey radiofonico, Giancarlo Guardabassi, il quale rimase sempre seduto al suo tavolo, rivolto verso la scena, senza guardare la telecamera; insomma una presentazione da tipico DJ all’americana. Quell’anno, inoltre, dopo gli insuccessi dei due anni precedenti, fu richiamato il patron Salvetti, al quale fu riaffidata l’organizzazione, al posto di quella del Comune di Sanremo. Salvetti cercò di escogitare un sistema che consentisse, attraverso la creazione di una sorta di teste di serie tra i cantanti, di far sì che i migliori non potessero venire eliminati, ed evitare così la non partecipazione delle case discografiche; inoltre chiamò ospiti d’onore d’eccellenza, che divennero, per la prima volta, più importanti dei cantanti in gara e delle canzoni, e dettero inizio a quel tipo di festival che da allora è rimasto in vigore: molto show e poco festival.

Eliminò l’orchestra e le interpretazioni dal vivo, per assecondare le case discografiche che avrebbero dovuto vendere più dischi facendo ascoltare versioni perfettamente registrate in studio. Ma, di tutto questo, nulla riportò allo splendore delle edizioni d’oro …

Fu inoltre l’ultima edizione trasmessa dalla RAI in bianco e nero. Dall’anno successivo, il 1977, i festival saranno trasmessi definitivamente a colori.

Insomma questi anni ‘70 non furono certo gli anni più fortunati del festival.

Buona giornata.

Carlo