1952

giovedì 27 marzo 2014, 18:08

Ora è tempo di metterne un’altra, quella che ho appena sfornato.

Ed eccoci all’anno successivo, al 1952, l’anno di Vola Colomba. Il Festival si tenne dal 28 al 30 gennaio, sempre al casinò e sempre presentato da Nunzio Filogamo; ma già arrivarono molte più canzoni rispetto all’anno prima, oltre 300, e ci volle una bella selezione per arrivare alle 20 accettate per la gara. Vennero pure introdotte delle giurie esterne, nelle varie sedi della RAI. La trasmissione fu sempre radiofonica, ma già si pensava all’evento televisivo. Fu anche l’anno di Papaveri e Papere, seconda classificata e prima per il successo che ottenne. Delle 20 canzoni, dieci arrivano alla finale, e poi viene stilata una classifica dal pubblico in sala e dalle varie giurie. L’orchestra era diretta dal mitico maestro Angelini che si vede nella foto. I cantanti passarono da tre a cinque e furono: Nilla Pizzi, Oscar Carboni, Gino Latilla, Achille Togliani e il Duo Fasano; rispetto alla prima edizione entrarono quindi in scena anche Gino Latilla e Oscar Carboni. Nilla Pizzi, la vincitrice, cantò sia Vola Colomba che Papaveri e Papere.

Per me è stato un re-making, in quanto l’avevo già suonata per il Music Lab, in una versione veramente orrenda. Vedete, quando si è relativamente alle prime armi, nel senso che si è dilettanti e che si suona solo per se stessi, capita che andando a riascoltare le cose fatte due o tre anni prima, e che allora ti erano piaciute e ne eri rimasto soddisfatto, ti sembrino delle schifezze oscene … Così come, spero, mi sembrerà questa versione di oggi tra un paio d’anni, perché vorrà dire che sarò migliorato e sarò diventato più esigente … Per questo è importante registrare e riascoltarsi e avere la possibilità di poterlo fare anche a distanza di tempo.

Questa versione è piuttosto strana, per il tipo di armonie che ho scelto, e vorrei provare a spiegarne le ragioni.

Questa canzone è stata quella con la quale, su insistenza del babbo, avevo sette anni, pochi giorni dopo il festival, riuscii a mettere insieme le note della melodia soffiando dentro una Bravi Alpini: “Soffia in su, soffia in giù”, diceva il babbo, e imparai la successione delle note del ritornello di Vola Colomba.

Per cui suonarla oggi è per me come una celebrazione, e ho cercato di darle un tono ieratico, solenne, corale, quasi sacro, perché sessant’anni dopo mi ritrovo a celebrare con voi quello stesso rito!

Insomma mi è piaciuto interpretarla così.

La sostanza è ancora la stessa: base con la Tyros, interventi di Fisa, con la quale sto riprendendo una certa pratica, e l’adorata armonica cromatica che fa da regina e rende bello tutto.

Siamo solo a due; ne mancano altre 61 …!

Viene da piangere a me, figuriamoci a voi …!

Carlo