Il mentre caratterizza un'azione nel suo farsi, nel suo dispiegarsi, nel suo contraddistinguersi come un passaggio di stato da una forma della sostanza (o di vita) ad un'altra: è propriamente un intervallo, che trova la sua forza nello stare nel Ma (direbbero nel Giappone della tradizione), ovvero nel frattempo, nel dubbio. L'architettura nel mentre è così un tentativo di catturare una condizione che è incerta, ambigua, e forse proprio per questo estremamente vitale: quella dell'architettura quando ha a che fare con il racconto, cioè con le storie che di essa narriamo; così come, assieme, quella dell'autore nei confronti di una disciplina, quella architettonica appunto. Si è tentato un esercizio di pensiero non tramite sostantivi – il cui compito è puntare a scovare una fatidica "essenza" di fondo delle cose, che si è rivelata essere un bersaglio fantasma –, bensì per mezzo di preposizioni, avverbi, congiunzioni, per stare così nelle relazioni, nelle mezzetinte, nei tra. E lo si è fatto alternando tre "movimenti" differenti, che caratterizzano i tre capitoli del libro: prima prendendo posizione riguardo ad un possibile modo d'intendere la disciplina del progetto; quindi, tentando di esprimersi al confine tra scritto e osservato, tra dicibile e indicibile; in ultimo, studiando e indagando l'operato di qualcuno che è stato, a suo modo, un punto di riferimento costante lungo il tragitto intrapreso.