L’atto di staccare da terra e "sopra-elevare" l’elemento – in questo caso la copertura – che definisce una sorta di perimetro, o area di influenza architettonica, sta a significare la volontà di definire una soglia – atta a suggerire una intensità dello spazio, l’essere dentro e fuori allo stesso tempo – senza frapporre una barriera (basso-alto), com’è nella maggior parte dei casi. Assieme, è il tentativo di qualificare, per noi esseri animali umani, un certo oggetto-spazio come sacer (in questo caso quello di una rovina termale romana), senza segnare a terra, come atto fondativo, nessuna divisione (si potrebbe dire ontologica) tra ciò che c’è internamente e ciò che c’è esternamente: è pensare il tetto (orizzontale, affabile, comunitario, aperto) prima del muro (verticale, introvertito, respingente, chiuso).
Spatium ad Omnes, di Alberto Cervesato, Tommaso Antiga, Elizaveta Proca.